E’ il periodo degli involi. Dopo il merlotto di pochi giorni fa è ora la volta del colombotto. Me ne sono trovato uno in stalla. Abitare in campagna, per un naturalista, significa che ogni giorno c’è una sorpresa, sia d’estate che d’inverno. D’estate perché c’è, all’aperto, un tripudio di vita che si diffonde e prende possesso del territorio, d’inverno perché molte bestioline vengono in casa a cercare riparo e tepore. Che i piccioni stessero nidificando sotto il tetto del fienile lo sapevo e avevo notato che il mio vicino del lato nord, siccome abbiamo il fienile in comune, metà ciascuno, aveva messo strisce di carta stagnola per tenere lontano i volatili, come i contadini usano fare anche nei campi. A me, a cui gli animali non danno fastidio, non sarebbe mai venuto in mente di mettere dei dissuasori, non nei confronti dei piccioni, ma semmai sono costretto a farlo nei confronti dei roditori, che di recente, rosicchiando i fili della centralina elettronica dell’auto, mi hanno fatto un danno di 480 euro. Il piccolo piccione l’ho messo in sicurezza, portandolo nel terreno recintato dietro la casa, prima che Pablo se ne accorgesse. Non saprei come un bulldog francese possa reagire di fronte a un uccello inetto al volo. Dietro, raramente i gatti del vicino del lato sud si aggirano, per cui, se del merlotto non posso garantire che non gli sia successo niente di male, sul colombotto posso dire che con buona probabilità si è salvato dalle loro grinfie ed è stato intercettato dai genitori, che continuano a nutrirlo anche dopo l’involo.
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