lunedì 19 giugno 2023

Un dilemma morale


Rainews: La volpe stava per sbranarlo. Piccolo "Bambi" salvato da un volontario.Curato nel Centro di recupero per animali selvatici del reggiano, il cucciolo di capriolo verrà poi riportato nel suo ambiente naturale.

Nicola Bressi: Diseducazione ambientale.Un pessimo titolo e un pessimo servizio pubblico. Il titolo dovrebbe invece essere: "umano ignorante toglie il cibo di bocca agli animali". Sempre la solita storia: ci sentiamo orgogliosi di preferire quelli che ci piacciono di più.

Luisa Cerutti: Sono d'accordo sul fatto che l'uomo non dovrebbe interferire, ma in questo caso se in pericolo fosse stato un cucciolo di volpe la reazione (sbagliata) sarebbe stata la stessa.

Lorenzo: Un conto è condividere il concetto, un altro è trovarsi lì in quel momento. Avrei fatto lo stesso pur conscio di interferire con dinamiche naturali. La volpe non morirà di fame per una preda persa.

4 commenti:

  1. Il cucciolo preso dal suo ambiente, portato in un centro di recupero, non può in nessun caso essere reintrodotto in natura. Il suo delicato processo di "imprinting" è stato alterato irrimediabilmente, quindi crescerà curato e pasciuto, in un recinto che sarà il simulacro della sua vita in natura. L'unica cosa positiva, forse, è che non correrà nessun pericolo derivante da predatori ed affini. I cuccioli di ungulati, quali cervi e caprioli, appena nati e per il periodo di svezzamento, sono inodore proprio per sfuggire al fiuto finissimo dei predatori, rimangono fermi ed immobili nel rifugio scelto dalla madre, e non si muovono neanche se li calpesti. Si attivano solo in presenza della madre.

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    1. Citazione:

      "non può in nessun caso essere reintrodotto in natura"



      Io non ne farei una verità di dogma.

      Il famoso caso della leonessa Elsa sta lì a dimostrare che si può, invece.

      E in Francia c'è un altro caso eclatante riguardante le oche e che ebbe per protagonista un ragazzo 14enne.

      Il film lo hanno dato in tivù di recente.

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  2. No no, niente dogma. Quando lavoravo in un centro per la cura ed il recupero di fauna selvatica, per i cuccioli di cervo e capriolo il veterinario e la biologa adottavano questo standard operativo. Personalmente ho allattato al biberon un cucciolo di cervo per settimane. Poi, una volta cresciuto, l'ho svezzato secondo le indicazioni dei professionisti sopra nominati. Dopo alcuni anni sono tornato a fargli visita nel suo bel recinto spazioso e ben tenuto, all'interno di un bosco del centro recupero, ed il bastardo di cervo maschio adulto, ha pure cercato di aggredirmi. Forse mi riteneva responsabile della sua misera esistenza nel recinto. Vai a saperlo.

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    1. Semplicemente, secondo me non ti ha riconosciuto.

      In specie più intelligenti dei cervi, in questi casi, l'animale riconosce chi ha fatto da genitore sostitutivo.

      Come si può sapere se la vita in recinto sia migliore o peggiore di quella allo stato libero?

      Ne parlavo con un utente di Twitter, un dottore forestale, che la pensava in modo rigido e secondo le indicazioni ortodosse degli zoologi.

      Io gli ho risposto che nella mia zona è pieno di altane e che un cervo, o un capriolo, non fanno mai in tempo a godersi una serena vecchiaia.

      E questo, grazie ai suoi amici cacciatori di selezione.

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