domenica 18 giugno 2023

Sono un dispensatore incolpevole di morte


"Sparano alla divisa. E dentro c’è un uomo!”, dicevano i radicali durante gli Anni di Piombo. Io dico: “Sposto un mattone. E sotto c’è uno scorpione!”. Gli scorpioni non hanno fortuna a casa mia. Dopo quello che l’anno scorso ho inavvertitamente schiacciato passando dal cucinotto al soggiorno, ora ne ho ucciso un altro spostando un mattone con il piede, il mattone che funge da ferma-porta nell’area tra il portico e la tettoia. Dovevo uscire in macchina e Pupetta, anziana e con difficoltà di deambulazione, mi veniva dietro perché voleva farsi un giro. Così, non potendola portare con me, le ho chiuso la porta in faccia, per sua sicurezza. Facendo retromarcia potrei metterla sotto, data la lentezza con cui si muove. E data anche la scarsa visibilità quando sono seduto al posto di guida. Per chiudere la porta ho dovuto spostare con il piede il mattone che la tiene ferma, ma proprio lì era andato a ripararsi uno scorpione, che nell’operazione è rimasto ucciso. Vivere in una casa di campagna, con tanto di stalla e orto, è un privilegio per me. E’ la mia dimensione, forse perché ho avuto un’infanzia contadina e questo potrebbe essere un caso di “imprinting”. Lo scorpione è un bellissimo animale, decisamente alieno e, direi, paleontologico, che narra dei tempi di quando l’uomo ancora non esisteva sulla Terra. Che altro potevo fare se non fotografarlo e metterlo insieme agli altri cadaverini? Dopo il film “Il collezionista di ossa”, qualche sceneggiatore potrebbe fare un film su di me dal titolo: “Il collezionista di artropodi morti”.

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