Se
Gesù bussasse alla tua porta, potresti aprirgli ma lui non si ricorderebbe più
cosa voleva dirti. Oppure si metterebbe a balbettare frasi sconclusionate.
Infatti, l’unica domanda che è venuta dal pubblico, da un signore alle mie
spalle, è stata una richiesta di chiarimento sull’uso del termine “balbettare”,
fatto durante la conferenza dall’oratore. Altre domande non sono venute,
nonostante gli inviti del presentatore, con conseguente imbarazzo suo e del
relatore medesimo.
Forse
la cosa era sbagliata fin dall’inizio: mettere un prete a parlare in una
biblioteca fa scattare il meccanismo inconscio di quando eravamo bambini
chierichetti e dovevamo stare in silenzio quando il parroco parlava. Certo, Don
Pierluigi Di Piazza non può venir meno alla sua carica ecclesiastica, solo per
mettere a loro agio gli uditori. E questo passa il convento.
Io,
per esempio, fremevo dalla voglia d’intervenire, ma come al solito me ne sono
ben guardato. Non mi va di passare per provocatore, nonostante tutta la mitezza
e la disponibilità di Don Di Piazza. Che non è un prete come gli altri, ma ha
una marcia in più, una fama di sant’uomo che ama mettere in pratica lo spirito
evangelico, piuttosto che dedicarsi alla mera dottrina. A Zugliano, infatti, nel
centro di accoglienza da lui fondato e intitolato a Padre Ernesto Balducci, ci sono al momento cinquanta rifugiati, tutti casi autentici di
donne, con prole minorenne, che sono scappate dai paesi d’origine e hanno
lasciato mariti e figli a combattere e a morire.
Ha
citato, come inciso della conferenza per la quale era lì, il caso di una donna
siriana e due suoi figli, che seguono spasmodicamente su internet la situazione
nel loro paese, giunto ormai a 80.000 morti. E già su questo ci sarebbe molto
da dire, a dispetto della timidezza degli ascoltatori.
Ma
veniamo alla conferenza, dedicata al 65esimo compleanno della Dichiarazione
Universale dei diritti dell’uomo, stipulata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre
1948. Don Pierluigi ha preso in esame alcuni articoli, facendo pertinenti
riflessioni. Ha iniziato col dire che nella sua vita ha “tre stelle polari”,
“tre bussole”, sue testuali parole. La prima è il Vangelo, e fin qui ci siamo.
La seconda è la Costituzione della Repubblica italiana, promulgata il 27 dicembre
1947, e la terza è proprio la Dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Uno
non se lo aspetterebbe, che un prete fosse così appassionatamente laico, ma qui
sta forse il suo successo come sacerdote alternativo, almeno in Friuli Venezia
Giulia, ma non solo. Infatti, ha annunciato la sua intenzione di andare in
Sicilia, dietro invito, nei prossimi giorni. Il 23 maggio è l’anniversario
della strage di Capaci e il 25 verrà nominato beato Don Puglisi. Qualche
suo confratello – immagino – ha richiesto la sua testimonianza.
Che
sappia parlare in pubblico con ragionamenti comprensibili è innegabile. Una
laurea in teologia deve pur servire a qualcosa, ma nel complesso dei suoi
interventi ho avuto la sensazione che rimescolasse i dubbi e i problemi che
chiunque si pone, ma che non fornisse risposte. Il che porta gli ascoltatori
più esigenti a rimanere delusi.
A
meno che non sia un metodo voluto di proposito, quello di non dare risposte ma
di lasciare che gli ascoltatori le trovino da soli, la sensazione è di
smarrimento. Anzi, come diceva lui, è come ascoltare un balbettio
incomprensibile.
Su
richiesta dell’unico intervenuto, Don Di Piazza ha precisato la questione con
un esempio.
La morte assurda di tre persone uccise da un ragazzo di colore con
forse qualche disturbo psichico. Ovviamente, è rimasto grandemente dispiaciuto
per la morte di quei tre innocenti, ma le reazioni che sono venute dopo, da
parte di certi settori della società, che spingono furiosamente per la chiusura
delle frontiere e per disfare tutto il lavoro della sua vita pastorale, basato
sull’accoglienza, lo rende ancora più dispiaciuto e preoccupato. Significa –
non l’ha detto, ma lo dico io – il totale fallimento del cristianesimo nella
società italiana, laddove ci si aspetterebbe che i principi di fratellanza
abbiano preso piede diffusamente dopo quasi duemila anni di Chiesa cattolica.
Forse
sarebbe il caso di chiedersi, Don Pierluigi, se per caso c’è qualcosa che non
va nella tua organizzazione religiosa, che con le tue opere meritorie
contribuisci ad ammantare di un prestigio che non merita, diventando funzionale
alla perpetuazione della truffa.
Tutto
questo, e molto altro, avrei voluto dirgli, ma come si fa? Come posso fare la
figura del demonio di fronte a trenta persone? Già sono abbastanza malfamato di
mio!
E
comunque – qui lo posso dire – parlare sempre e solo dei diritti dell’uomo,
tralasciando le femministe che potrebbero voler sentir parlare dei diritti
delle donne, significa perpetuare il micidiale specismo, base filosofica della
Chiesa e di tutto il resto della società, inficiando in partenza ogni velleità
umanitaria. Se si tagliano fuori gli animali, come i padri della Chiesa hanno
fatto nei secoli nelle loro elaborazioni dottrinali, significa lottare contro i
mulini a vento. Se non te ne accorgi, ti posso anche scusare, ma se lo sai
diventi ipocrita e a giudicare dall’andazzo degli ultimi diciotto secoli, mi sa
che è più vera quest’ultima ipotesi.
Questo
è il primo step,
ma subito dopo viene la Massoneria, parola che in tutta la conferenza non è
stata mai pronunciata e su cui avrei voluto sollecitare qualche considerazione.
Sarà perché ho appena finito di leggere il libro di Biglino su Chiesa cattolica
romana e Massoneria, ma ho tutti i motivi per credere che sia la Costituzione,
che la Dichiarazione, siano parto delle menti massoniche, le quali hanno sempre
avuto come primo punto della loro agenda quello dell’unificazione del mondo
sotto un unico potere. Il loro.
Se
Don Di Piazza mi cita Padre Balducci, morto il 25 aprile del 1992, che parlava
di “uomo planetario” e propugnava una “dilatazione della nostra identità” e poi
mi cita Hans Kung, che parla di “etica mondiale”, a me viene in mente il
Nuovo Ordine Mondiale. Non posso farci niente.
Mi
rendo conto che Balducci aveva portato il concetto di accoglienza alle sue
estreme conseguenze, ma chiedermi di rinunciare alle mie radici storiche, alla
cultura dei nostri padri, solo per non offendere i nuovi arrivati nella loro
suscettibilità, mi sembra sbagliato. Dovremmo togliere il crocifisso dalle scuole
per non infastidire i bambini musulmani? Dovremmo rinunciare a Babbo Natale per
non turbare gli scolari induisti? Già succede, infatti, e Oriana Fallaci si sta
rotolando nella tomba.
E
se il mio vicino di casa haitiano vuole fare riti Vudù in cortile, con tanto di
decapitazione di galletto nero, glielo devo lasciar fare o devo chiamare i
carabinieri? Mi risponda Don Di Piazza!
O
se una madre nigeriana si presenta nel mio ambulatorio medico e mi chiede di
praticare
un’infibulazione alla sua bambina, devo sottostare alle sue
richieste, pensando magari che è meglio farla in ambiente sterilizzato che non
a casa, o devo chiamare la gendarmeria?
Credo
che con il dogma dell’accoglienza sia Padre Balducci, che Don Di Piazza
finiscano in un cul-de-sac etico. Il che mi fa venire il sospetto che, se Padre
Balducci eseguiva gli ordini dei gesuiti, l’obiettivo finale sia un
“meticciamento” etnico propedeutico al NWO, con un’umanità - o quel che ne
resterà dopo la terza guerra mondiale - omologata e omogenea, con le nazioni e
i tanto vituperati localismi confinati solo nelle pagine dei libri di storia.
Anzi
no, nemmeno in quelli, come ci ha insegnato Winston Smith che, nel corso
della sua rieducazione, fu mandato a lavorare al ministero del revisionismo
storico, in cui lo strumento più usato erano le forbici. Migliaia di meticolose
sforbiciate e censure, così da rendere malleabile e asservita la realtà. E meno
male che Don Di Piazza parlava di “memoria storica”.
Io
volevo dirgli che il Vangelo è un romanzo, con personaggi inventati dalla
fantasia di Ario Calpurnio Pisone e di suo padre Lucio, durante il loro otium palestinese, e che Costituzione e
Dichiarazione sono emanazioni della massoneria mondiale: v’immaginate che
scandalo avrei generato in quella saletta al primo piano della biblioteca?
Prima
che cominciasse la conferenza, lo avevo sentito dire che Berlusconi, quando era
in carica, aveva votato a favore dell’IMU e poi si è presentato alle elezioni
promettendo la sua cancellazione. E’ vero, ma anche la Chiesa sta facendo – e
da molto più tempo di Berlusconi – la stessa manovra. In riunioni segrete vota
a favore delle guerre e della sopraffazione dell’uomo sull’uomo, per tacere di
quella dell’uomo sulle bestie, e poi pubblicamente si presenta con un manto
d’agnello a chiedere la fine delle guerre e della sopraffazione.
Se
denunciamo la Massoneria per questo truffaldino modo di gestire le masse, le
facciamo un torto, in confronto a quello che i gesuiti e gli altri ordini
religiosi stanno facendo all’umanità da molto più tempo.
Predicano
bene, ma razzolano male: è un dato di fatto imprescindibile. Quindi, non ha
molto senso che un bravissimo cristiano di nome Pierluigi Di Piazza venga a
esprimere il suo rammaricato, balbettante (in senso metaforico) pensiero, se facciamo finta di
dimenticare il contesto storico nel quale la sua organizzazione ha operato e
opera.
Non
ha senso citare l’articolo 2 della Dichiarazione, che afferma essere un diritto
fondamentale quello che ogni uomo abbia un tenore di vita sufficiente per quanto
concerne cibo, vestiario, abitazione, con particolare riguardo all’infanzia, se
poi le politiche economiche mondiali fanno esattamente il contrario, con la
probabile complicità della Chiesa. Da una parte la Massoneria internazionale
affama interi popoli del Terzo Mondo e dall’altra pubblica la Dichiarazione dei
diritti dell’uomo. Sa d’ipocrisia: chissà da chi avranno imparato?
Non
ha senso citare l’articolo 4 della Dichiarazione, che vieta la riduzione degli esseri
umani in schiavitù, tralasciando le cifre enormi di animali da macello ridotti
proprio in quello stato per il piacere della gola, oppure dimenticare che i
balcanici che portano in Italia le ragazze con l’inganno, lusingandole con la
promessa di un lavoro e avviandole alla prostituzione, sono di religione
cristiana, ortodossa o cattolica indifferentemente.
Non
ha molto senso citare l’articolo 5 della Dichiarazione che vieta la tortura dei prigionieri
e
dimenticare che la Santa Inquisizione lo ha fatto per secoli, o che i soldati
americani lo hanno fatto ad Abu Graib. Di che religione sono i soldati
americani? Oppure dimenticare che padre Agostino Gemelli è stato un grande
vivisettore torturatore di animali prigionieri.
Né
ha senso venirmi a parlare di pace e nonviolenza se è vero, come probabilmente
lo è, che il Vaticano è azionista nelle industrie armiere. Prima la Chiesa si
tolga dal commercio di armi e poi Don Di Piazza venga pure a parlarci delle sue
convinzioni filosofiche.
Non
ha senso citare gli articoli 13, 14 e 15, che garantiscono il diritto a migrare e a scappare
dalle persecuzioni in cerca d’asilo politico, se con questo stratagemma si
permette l’ingresso di cani e porci in Europa, che magari rispondono a un
preciso piano massonico per destabilizzare la società ospitante. Se si volesse veramente
fermare la tratta di uomini dal nord Africa, i pescherecci e i gommoni con cui
attraversano il mare verrebbero affondati o confiscati, ma questo non si fa
perché i padroni del mondo hanno deciso di far scoppiare la guerra civile in
Italia. E fra i padroni del mondo ci sono, in primis, i gesuiti, di cui Papa Francesco è
capo.
Né
ha senso citare l’articolo 16, che garantisce la formazione della famiglia se il divorzio
è stato osteggiato dalla Chiesa attraverso la Democrazia Cristiana e le coppie
di fatto non trovano ancora, grazie all’ingerenza del Vaticano nella vita
sociale italiana, un riconoscimento.
Non
ha senso citare l’articolo 21, che garantisce la partecipazione alla vita politica della
gente se non si dice che le elezioni, di qualunque genere, sono una presa in
giro, dal momento che le decisioni che contano sono prese a livelli talmente
alti da risultare invisibili. Del resto, Don Di Piazza ha fatto notare che la
metà degli aventi diritto al voto non va a votare. Ci sarà una ragione! Forse è
una ragione molto simile a quella che ha fatto sì che alla fine della
conferenza, nessuno prendesse la parola, tranne quel signore della domanda
insignificante.
E
mi fermo qui, benché Don Pierluigi abbia citato anche gli articoli 23, 26 e
29, che parlano rispettivamente
di diritto al lavoro, diritto all’istruzione e di doveri del singolo verso la
società.
Come ha fatto notare l’organizzatore, ci vorrebbe una conferenza per
ciascun articolo e sia Don Di Piazza che il sottoscritto, per motivi di tempo e
di spazio, non abbiamo potuto far altro che sintetizzare.
In
finale, il bravo sacerdote ha concluso dicendo che “dobbiamo camminare con
pazienza attiva, coltivando un grande ideale con fedeltà e perseveranza. Se
ciascuno di noi metterà in pratica i diritti dell’uomo, se non altro darà un
senso alla sua vita”.
Ci
mancava solo che dicesse: “Scambiatevi un segno della pace”, ed
eravamo a posto!
Insomma,
morale della favola: state buoni, che per la rivoluzione c’è ancora tempo.
La
farete quando ve lo dirà la Massoneria.
O i gesuiti, che è la stessa cosa.
Si va beh, ma se Gesù, da non confondersi con il Cristo, bussa alla porta?
RispondiEliminaTranquillo Andretta, non succederà!
EliminaTu sei un'anima preziosa a Dio, che già è in te, ma non puoi sostituirti a Lui. Nessuno può sapere ciò che accadrà.
EliminaDio ha dotato anche te di una intelligenza perché sia dono per tutti i suoi figli. Anche tu fai parte del popolo di Dio...
Con affetto.