Testo di Cristina Giusti
Il 13 Maggio è un giorno che rimarrà nella memoria dei
volontari, dei sostenitori, degli equipaggi di Sea Shepherd e di tutte le
persone cui sta a cuore la sorte dei mari del mondo.
In questo
giorno dello scorso anno, il Capitano
Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd Conservation Society, è stato fermato e
arrestato all’aeroporto di Francoforte in Germania.
Il Capitano si stava recando in Costa
Azzurra per ritirare un premio.
La polizia tedesca ha eseguito un mandato di arresto, spiccato dal Costa Rica, in risposta ad una presunta violazione del traffico navale da parte di una nave di Sea Shepherd, avvenuta durante le riprese del film-documentario "Sharkwater" nel 2002.
Lo specifico episodio di “violazione del traffico navale” ebbe luogo in alto mare, in acque guatemalteche, quando Sea Shepherd individuò un’attività illegale di shark-finning (asportazione di pinne di squalo), messa in atto da un’imbarcazione del Costa Rica chiamata Varadero.
Le accuse del’equipaggio della Varadero erano totalmente infondate ed inconsistenti e facilmente contestabili sulla base delle stesse riprese effettuate per il film/documentario.
Le accuse vennero esaminate da un tribunale costaricano di Puntarenas ed il caso fu archiviato.
Paul Watson si era già recato in altre parti d’Europa da quando il governo del Costa Rica aveva emesso il mandato d’arresto nell’ Ottobre del 2011. Nessuno dei paesi da lui toccati aveva considerato l’ipotesi di arrestare il Capitano come invece ha deciso di fare la Germania, nello scoperto intento di salvaguardare i propri rapporti commerciali con il Giappone.
Sì, perché dietro le quinte di questo arresto c’è “il grande burattinaio”, nemico giurato del Capitano e della sua organizzazione: il Giappone.
La polizia tedesca ha eseguito un mandato di arresto, spiccato dal Costa Rica, in risposta ad una presunta violazione del traffico navale da parte di una nave di Sea Shepherd, avvenuta durante le riprese del film-documentario "Sharkwater" nel 2002.
Lo specifico episodio di “violazione del traffico navale” ebbe luogo in alto mare, in acque guatemalteche, quando Sea Shepherd individuò un’attività illegale di shark-finning (asportazione di pinne di squalo), messa in atto da un’imbarcazione del Costa Rica chiamata Varadero.
Le accuse del’equipaggio della Varadero erano totalmente infondate ed inconsistenti e facilmente contestabili sulla base delle stesse riprese effettuate per il film/documentario.
Le accuse vennero esaminate da un tribunale costaricano di Puntarenas ed il caso fu archiviato.
Paul Watson si era già recato in altre parti d’Europa da quando il governo del Costa Rica aveva emesso il mandato d’arresto nell’ Ottobre del 2011. Nessuno dei paesi da lui toccati aveva considerato l’ipotesi di arrestare il Capitano come invece ha deciso di fare la Germania, nello scoperto intento di salvaguardare i propri rapporti commerciali con il Giappone.
Sì, perché dietro le quinte di questo arresto c’è “il grande burattinaio”, nemico giurato del Capitano e della sua organizzazione: il Giappone.
Lo stesso Capitano racconta:
“Il Giappone aveva in precedenza cercato di farmi arrestare dall’Interpol per l’incidente di Bethune, ma l’Interpol aveva rifiutato la richiesta del mio inserimento nella “Red List”, concedendo al Giappone solo la “Blue List”, il che significa che i paesi avrebbero potuto riferire i miei movimenti al Giappone, ma non avrebbero potuto arrestarmi.
Nel mese di Dicembre 2011, la
Presidentessa del Costa Rica ha incontrato il Primo Ministro del Giappone.
Nel Novembre 2011 mi ero recato all’Hamburg Film Festival in Germania senza essere arrestato.
In Marzo ho viaggiato in Spagna ed in Francia senza incidenti. Eppure, nel Maggio del 2012, sono stato arrestato in Germania sulla base di un mandato di cattura con richiesta di estradizione del Costa Rica.
E quello che ho saputo è stato che il Costa Rica, come il Giappone, aveva richiesto un allarme internazionale (Red Notice) all’Interpol e l’Interpol, alla fine aveva respinto la richiesta.
Nel Novembre 2011 mi ero recato all’Hamburg Film Festival in Germania senza essere arrestato.
In Marzo ho viaggiato in Spagna ed in Francia senza incidenti. Eppure, nel Maggio del 2012, sono stato arrestato in Germania sulla base di un mandato di cattura con richiesta di estradizione del Costa Rica.
E quello che ho saputo è stato che il Costa Rica, come il Giappone, aveva richiesto un allarme internazionale (Red Notice) all’Interpol e l’Interpol, alla fine aveva respinto la richiesta.
La Germania, invece, un paese senza un
trattato di estradizione con il Costa Rica o il Giappone, ha deciso di fermarmi
sulla base di quello che è stato definito un accordo bilaterale con il Costa
Rica.
Questo, naturalmente, ha attirato l’attenzione del Giappone che ha iniziato le trattative direttamente con la Germania per la richiesta della mia estradizione. Questa richiesta del Giappone è stata approvata dalla Germania il 23 Luglio 2012. Sono stato informato di questo da fonti attendibili il 22 Luglio.
Per quanto riguarda il Costa Rica, con le prove su pellicola e con due dozzine di testimoni,
ero fiducioso del fatto che avrei potuto vincere la causa contro le presunte accuse dei bracconieri delle pinne di squalo.
La mia unica preoccupazione era quella che il Costa Rica avrebbe poi potuto consegnarmi al Giappone.
Per quanto riguarda il Giappone, infatti, sono assolutamente certo che, una volta sotto la custodia giapponese, non sarei stato mai più rilasciato. In realtà non si è mai trattato del Costa Rica. Ma si è sempre trattato del Giappone.
Questo, naturalmente, ha attirato l’attenzione del Giappone che ha iniziato le trattative direttamente con la Germania per la richiesta della mia estradizione. Questa richiesta del Giappone è stata approvata dalla Germania il 23 Luglio 2012. Sono stato informato di questo da fonti attendibili il 22 Luglio.
Per quanto riguarda il Costa Rica, con le prove su pellicola e con due dozzine di testimoni,
ero fiducioso del fatto che avrei potuto vincere la causa contro le presunte accuse dei bracconieri delle pinne di squalo.
La mia unica preoccupazione era quella che il Costa Rica avrebbe poi potuto consegnarmi al Giappone.
Per quanto riguarda il Giappone, infatti, sono assolutamente certo che, una volta sotto la custodia giapponese, non sarei stato mai più rilasciato. In realtà non si è mai trattato del Costa Rica. Ma si è sempre trattato del Giappone.
Abbiamo
affrontato le baleniere giapponesi per otto stagioni e li abbiamo umiliati in
mare, ma soprattutto abbiamo frustrato il loro affarismo illegale basato sulle
uccisioni delle balene nel Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud.
Non è
questione di giustizia, si tratta di vendetta. Si tratta di un piccolo gruppo
di appassionati volontari che si oppongono ad una superpotenza economica e ad
un’operazione multi-milionaria di caccia illegale alle balene in un santuario
dei cetacei. Si tratta di dire la verità in faccia al potere economico e
politico.
Il Costa Rica e la Germania sono state
semplicemente pedine nella ricerca giapponese di mettere a tacere Sea Shepherd,
nel tentativo di fermare la nostra annuale opposizione alle loro attività
illegali di caccia.
So che i bracconieri assassini di balene del Giappone continueranno a sfruttare tutte le possibilità per trovare il modo di fermarmi. Li ho, comunque, elusi ancora una volta e continuerò a cercare di tenermi un passo avanti a loro, non importa quali siano i rischi e i costi che dovrò affrontare.
So che i bracconieri assassini di balene del Giappone continueranno a sfruttare tutte le possibilità per trovare il modo di fermarmi. Li ho, comunque, elusi ancora una volta e continuerò a cercare di tenermi un passo avanti a loro, non importa quali siano i rischi e i costi che dovrò affrontare.
Sono in grado di servire meglio i miei
clienti in mare che nella cella di una prigione giapponese e ho intenzione di
fare proprio questo. A Dicembre, le nostre navi salperanno ancora per la nona
campagna in opposizione alle baleniere fuorilegge giapponesi nel Santuario dei
Cetacei in Oceano del Sud.
La Campagna si chiamerà "Operazione Zero Tolerance" e noi rischieremo le nostre navi e le nostre stesse vite ancora una volta, nel necessario sforzo di fermare questi banditi pelagici dal loro spietato massacro dei giganti gentili dei mari.”
Infatti il
Capitano, dopo otto giorni di carcere e 70 giorni di arresti domiciliari, ha
lasciato la Germania, appena in tempo per sfuggire all’estradizione.
Ha tutelato i
propri diritti legali ed umani nel momento in cui le istituzioni non lo stavano
facendo.
Nel frattempo l’Interpol concedeva a Giappone e Costa Rica le due Red Notice, gli allarmi internazionali secondo i quali Paul Watson è attualmente “wanted”, ricercato.
Dopo 4 mesi e 15.000 chilometri percorsi, Paul Watson è tornato a bordo della Steve Irwin ad inizio del Dicembre scorso e ha partecipato alla nona campagna antartica Operazione Zero Tolerance, condotta da Sea Shepherd Australia, il più grande successo raggiunto dall’organizzazione nei nove anni di opposizione alla flotta baleniera giapponese, riconosciuto dallo stesso ICR come il peggior danno economico subìto .
Nel frattempo l’Interpol concedeva a Giappone e Costa Rica le due Red Notice, gli allarmi internazionali secondo i quali Paul Watson è attualmente “wanted”, ricercato.
Dopo 4 mesi e 15.000 chilometri percorsi, Paul Watson è tornato a bordo della Steve Irwin ad inizio del Dicembre scorso e ha partecipato alla nona campagna antartica Operazione Zero Tolerance, condotta da Sea Shepherd Australia, il più grande successo raggiunto dall’organizzazione nei nove anni di opposizione alla flotta baleniera giapponese, riconosciuto dallo stesso ICR come il peggior danno economico subìto .
In questo momento il Capitano è senza
passaporto, costretto a rimanere a bordo di una nave in acque internazionali.
Il mondo preme sulle istituzioni politiche, petizioni, manifestazioni e gran
parte della stampa hanno condannato e continuano a condannare la persecuzione
cui Paul Watson è sottoposto.
Si è parlato di violazione dei diritti umani e di vergogna per il modo in cui continua ad essere trattato uno dei massimi esponenti dell’ambientalismo contemporaneo.
Un uomo che ha dedicato e continua a dedicare, tra mille difficoltà, la sua vita alla vita del Pianeta e al futuro dell’umanità.
Ci auguriamo che il 13 Maggio rimanga, molto presto, solo una data da ricordare per un episodio del “passato”, ma fino a quando ci ricorderà che il Capitano Watson è ancora costretto a vivere lontano dalla società, privo di diritti civili e politici e, soprattutto, deprivato di una giustizia sostanziale, dovremo continuare a gridare il nostro sdegno più profondo, senza dimenticare né affievolire la nostra opposizione a decisioni politico/economiche unilaterali che danneggiano tutti noi: perché tutti noi abbiamo un debito di gratitudine verso Paul Watson e tutti noi “siamo Paul Watson”.
Cristina Giusti
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