mercoledì 5 febbraio 2014

Il Beppe Grillo dei poveri


 
Il presidente dell’Uruguay gode di molto rispetto sul web, tanto da essere portato ad esempio per come dovrebbe essere un uomo politico. Lui è addirittura il capo dello stato di una nazione che ha 3.200.000 abitanti. Anch’io penso che José Mujica, detto Pepe, sia infinitamente meglio di un Giorgio Napolitano, ma se il suo pensiero è tutto lì, racchiuso in quei dieci minuti di discorso, mi viene spontaneo commentare che arriva tardi e che si tratta dell’ennesimo profeta ecologista che punta il dito contro la globalizzazione capitalistico-consumistica. A Trieste direbbero: “Sai che nova!”. Ho infatti una vecchia videocassetta VHS, registrata negli anni Ottanta da una trasmissione televisiva che s’intitolava: “La sfida del Duemila” e che parlava di piogge acide (qualcuno se ne ricorda?), di depuratori con filtro a carbone per le ciminiere, di bronchiti infantili e di buco nell’ozono, tutti temi che sono stati accantonati, quasi come se il copione debba essere rinnovato affinché gli spettatori di un ipotetico teatro non si annoino. 


Oggi, le giovani generazioni devono essere messe in allarme, spaventate e poste in condizione di preoccuparsi per altre minacce: signoraggio, scie chimiche, aumento esponenziale dei tumori, ecc. Sono passati trent’anni – e la meteora dei Verdi ha fatto la sua comparsa per finire anch’essa nel dimenticatoio – e io vorrei sapere se le piogge sono ancora acide o sono state manipolate con le nanotecnologie. Vorrei sapere se gli inceneritori che rilasciano polveri sottili sono migliori o peggiori delle centrali a carbone per la produzione di energia elettrica. Insomma, i vecchi problemi sono stati risolti o sono stati messi sotto il classico tappeto? 

Se i padroni occulti del mondo permettono, per ipotesi, a un Beppe Grillo di interpretare la parte del cattivo, perché nel gioco di specchi in cui siamo calati c’è bisogno anche di quello, posso io avanzare il sospetto che anche il buon vecchio José Pepe Mujica sia stato “sguinzagliato” sulla scena mondiale, in quell’angolo innocuo e sperduto che si chiama Uruguay, da quegli stessi poteri forti che non smetteranno mai d’inquinare, distruggere, impoverire, far ammalare la gente e tutte le altre piacevolezze che conosciamo fin troppo bene? Quando poi il buon Pepe mi viene a dire che l’Uruguay produce ottima carne e squisiti formaggi, esportandoli in tutto il mondo, mi chiedo se nessuno gli ha spiegato cosa comportino quei prodotti. Lui se ne fa un vanto, ma forse non sa quanta sofferenza e ingiustizia racchiudono. Se Napolitano non è il mio presidente, nemmeno il caro nonno uruguagio lo è.

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