giovedì 6 agosto 2015

La reincarnazione spiegata in chiave alienologica


Per introdurre l'argomento della reincarnazione intesa come inganno alieno, sarebbe necessario capire cos'è l'anima, cioè quella parte incorporea di noi stessi che a detta di filosofi, pensatori, mistici e religioni storiche, quali l'induismo e il buddismo, passa da un corpo all'altro nel momento della morte fisica del nostro cosiddetto involucro corporeo. Ho usato il condizionale “sarebbe” perché sul significato di anima sono stati versati fiumi d'inchiostro, se n'è dibattuto per lungo tempo e al momento attuale, per quanto è di mia conoscenza, si annoverano diverse versioni e interpretazioni, anche contrastanti. Per il cristianesimo è quella cosa che sopravvive dopo la morte e che finisce da qualche parte per godere le beatitudini eterne. Il cristianesimo infatti nega la reincarnazione, ma lo fa solo da poco, a dimostrazione di quanto controversa sia stata questa tematica che ha tenuto impegnati i teologi per secoli. I Testimoni di Geova, che pure fanno parte del cristianesimo, dicono che l'uomo e gli altri animali SONO anime e non HANNO l'anima. Steiner dice che solo l'uomo ha l'anima individuale, mentre gli animali hanno l'anima di gruppo, ma per me questa è una variazione sul tema della visione antropocentrica che vuole a tutti i costi l'uomo diverso in qualche maniera dagli animali. Considerando anche le religioni orientali, chi crede nella reincarnazione immagina che ci sia un “quid” nel nostro corpo che sia in grado di entrare nel corpo di qualcun altro, in maniera ascendente in quello di un essere superiore, umano o angelico, o in modo discendente, in quello di un animale. Anche qui appare chiaro l'antropocentrismo delle due principali religioni indiane ed estremo-orientali in genere. L'uomo sta in cima a una scala alla cui base ci sono gli animali.



Lasciamo in sospeso la questione, cioè se l'anima esista o meno e se sia in grado di cambiare contenitore a piacimento, ovvero in seguito al più traumatico degli eventi che possano capitare ai vivi, la morte, e analizziamo due casi realmente accaduti. Il primo riguarda un uomo di trent'anni, olandese, verificatosi nel 1941. Il secondo un bambino indiano di tre anni e mezzo, “morto” nel 1954. Pieter Van Der Hurk, imbianchino, era a 15 metri d'altezza su una scala e stava dipingendo il muro sotto il tetto di una casa quando scivolò e cadde.

Rimase in coma all'ospedale per quattro giorni, dopo di che rinvenne e raccontò di aver visto la classica luce in fondo al tunnel e di aver incontrato nove personaggi di un altro mondo, ma con sembianze umane, che lo avevano giudicato, dicendogli ciò che la maggior parte di coloro che hanno esperienze di pre-morte si sentono dire: “Il tuo tempo non è ancora giunto”. La cosa straordinaria è che il semianalfabeta Pieter, una volta rimessosi dalle ferite, sapeva dipingere, suonare perfettamente il piano e aveva doti di chiaroveggenza, tanto che, trasferitosi negli USA, cominciò a collaborare con la polizia nella risoluzione di difficili casi di omicidio. Vi sono anche persone che, di ritorno dall'esperienza NDE (Near dead experience), parlano anche lingue straniere mai conosciute prima, ma questo non fu il suo caso. La sua storia è stata raccontata da Norma Lee Browning in “Io ho molte vite”.


Il bimbo indiano di tre anni e mezzo si chiamava Jasbir e “morì” di vaiolo nel maggio del 1954. Anzi, poiché era notte e suo padre non riusciva a seppellirlo con il buio, i parenti consigliarono di seppellirlo il giorno dopo ma, inaspettatamente, il bambino si svegliò dalla morte apparente, per sua fortuna, e dopo qualche settimana di lento miglioramento manifestò una personalità che prima non aveva. Disse di essere originario di un paese vicino e di appartenere a una famiglia bramina, cioè a una casta superiore. Disse, per quel poco che la favella di un bimbo così piccolo glielo permetteva, di essere stato un giovane 22enne morto in seguito alla caduta da un carro, determinata dall'aver mangiato cibi avvelenati. Sebbene ci siano pochi Km tra il villaggio nel quale Jasbir era nato e quello dove il ragazzo ventiduenne era deceduto, nessuno della famiglia del bambino aveva mai sentito parlare del 22enne Sobha Ram né, viceversa, nessuno della famiglia di quest'ultimo aveva sentito parlare di Jasbir e della sua famiglia. Questo depone a favore dell'autenticità del caso, poiché non ci poterono essere state interferenze o suggestioni da parte di qualche adulto nei confronti dell'infante. 

Fu solo nel 1957, quando Jasbir aveva quasi sette anni – e dopo molte sue insistenze – che la famiglia di Sobha Ram andò in visita a quella di Jasbir, il quale li riconobbe tutti, il padre, i fratelli più grandi e perfino la giovane vedova di Sobha Ram. Il contatto fra le due famiglie fu possibile grazie alle notizie che anche in zone rurali prive o quasi di vie di comunicazione avviene di bocca in bocca, specie in un contesto sociale in cui storicamente la reincarnazione è un concetto ampiamente accettato e condiviso. La storia di Jasbir, che diceva di essere stato un ragazzo di 22 anni, si trova in “Reincarnazione – 20 casi a sostegno”, di Ian Stevenson.
Se adottiamo per un momento la posizione della Chiesa cattolica e neghiamo che l'anima possa reincarnarsi in un corpo diverso dopo la morte dell'individuo, ci si deve chiedere chi o cosa fa sì che i sopravvissuti a casi di pre-morte siano dotati di poteri sovrumani, come nel caso dell'imbianchino, o affermino di essere stati altre persone in una vita precedente, come nel caso del bimbo indiano. 

Gli esoteristi hanno coniato il termine di “Cronaca dell'Akasha” per indicare un ipotetico registro universale in cui ogni avvenimento, piccolo o grande, ogni pensiero di tutti gli esseri pensanti, ogni azione di quanti siano in grado di compierne e ogni fatto accaduto in passato, nel momento presente e nel futuro, sono registrati indelebilmente. Il libro dell'Akasha, quindi, come una specie di immenso, cosmico, incommensurabile disco in vinile su cui viene incisa la musica degli universi, da poter riascoltare più e più volte. Noi comuni mortali non possiamo ascoltare tale musica, ma vi sono persone che, in virtù del fatto di essere quasi morte e di aver toccato con mano quel meraviglioso libro-disco, se ne tornano per un po' tra noi dotate di capacità extrasensoriali. Alcuni, servendosi di droghe particolari, come gli sciamani, possono attingere a tale fonte di informazioni più di una volta, perfino a comando. Altri, con la meditazione o con altre tecniche, possono fare la stessa cosa, ma solo dopo molti anni di duro allenamento.


La presenza del libro dell'Akasha, benché non dimostrabile scientificamente, spiegherebbe tante cose. Sia l'imbianchino che il bimbo potrebbero aver toccato tale mostruosa macchina ed esserne rimasti contaminati. Di sicuro, non lo hanno fatto apposta, ma qualcosa gli è rimasto attaccato addosso, la capacità di suonare il piano e di dipingere in un caso e la personalità di gente deceduta nell'altro. Nessuno dei due, né l'ingenuo Pieter, né tanto meno il bimbetto Jasbir potevano ingannare familiari e astanti in genere e quindi c'è da chiedersi come un tale fenomeno di contaminazione per osmosi abbia potuto verificarsi. 


Con il piccolo Jasbir ci troviamo di fronte alla necessità di ipotizzare che nel disco-libro dell'Akasha non finiscono solo i pensieri e gli accadimenti di ogni creatura vivente, ma anche le loro anime, per lo meno quella di Sobha Ram morto in seguito alla caduta accidentale da un carro. Ma se la personalità del giovane sfortunato ragazzo, fra l'altro avvelenato da un suo creditore, è stata registrata nell'Akasha, perché non possiamo immaginare che anche tutti i miliardi di esseri umani vissuti e morti su questo pianeta non siano finiti registrati nello stesso incalcolabile registro? E perché non possiamo immaginare che anche le tracce della vita di tutte le creature mai vissute e morte sul pianeta Terra non finiscano registrate anch'esse, compresi i dinosauri, le formiche e le amebe?


Se un bimbo di tre anni, durante una fase acuta della malattia, ha potuto attingere a quelle informazioni, significa che quelle informazioni c'erano, da qualche parte, sotto forma di traccia magnetica o di altro genere. Significa, in definitiva, che non tutto scompare con la morte fisica, come dicono gli atei, ma che una qualche traccia resta, e anche piuttosto dettagliata, ed è fruibile a chi è in grado di farlo. Non sarà questa la famosa anima di cui si parla da secoli?


Immaginiamo ora che una razza aliena intelligente, magari la stessa che si spaccia per la Madonna durante le apparizioni mariane, sia in grado di giostrare a piacimento le nostre anime e di avere accesso al libro dell'Akasha. Tale razza, nota come Lux, potrebbe aver inserito nel moribondo Pieter le doti di altri defunti, insieme alla capacità di vedere il futuro, che magari è contemporaneo al presente e al passato, solo per il gusto di creare un testimone della veridicità dell'anima. Idem con il moribondo Jasbir: preso un pezzo di registrazione della vita di Sobha Ram, potrebbe averlo inserito nella mente del bambino, per il solo scopo di convalidare, qualora in un paese come l'India ce ne fosse bisogno, la tesi della reincarnazione. Gli alieni giocano con noi da sempre, da quando venivano chiamati demoni, gnomi, fate o trolls, alcuni dei quali si presentano regolarmente anche nel mio blog in questo periodo. Non hanno una logica come la nostra, lineare e basata su causa ed effetto, ma seguono vie tortuose prive, ai nostri occhi, di senso. Sono quelli che in lingua inglese si chiamano “tricksters”. Quelli che hanno interferito nella vita di Pieter e di Jasbir forse una logica l'avevano: confermare nel pensiero collettivo dell'umanità l'esistenza dell'anima e della reincarnazione, approfittando del comprensibile bisogno umano di sopravvivere alla morte fisica del corpo. Un gregge dominato con la paura e la menzogna è più facile da sfruttare.


5 commenti:

  1. Se serve alla tua tesi, aggiungo il fatto che anche Socrate (e ovviamente non solo) parlava di una "grande anima" alla quale l'uomo prescindere dalla sua etá e situazione sociale poteva attingere. Certe cose le si sa senza che nessuno ce le abbia mai insegnate, diceva. Suggestivo.
    Potresti dirci che cosa hai attinto tu, o cosa immgini o di essere stato tu "prima".
    Poi però...impegnati a costruire quello che sarai (disse il saggio)

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    1. Personalmente, non mi azzardo ad immaginare cosa sono stato prima, in una mia vita precedente.


      Ci pensano già gli altri a farlo. Per esempio, una donna ex utente di questo blog, che mi accusava di essere troppo rigido nelle mie idee animaliste, mi ha accusato di essere stato in passato un inquisitore della Santa Inquisizione.

      Illazioni, ovviamente.

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  2. @Gentili & attenti LETTORI,

    questo dell' ANIMA e/o SPIRITO è un MONDO affascinante oltre che misterioso e anche molto coinvolgente, il fatto stesso che uno "scientista/materialista" come Roberto ne abbia scritto diversi POST ne è una valida testimonianza;

    personalmente e l' ho scritto più volte alla REICARNAZIONE ci credo da quando ho incomminciato ad AVERE dei reali riscontri, un caso può ESSERE una coincidenza anche 2 casi ma da 3 in su è una certezza !!!

    MANDI
    SDEI

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  3. Akasha interessante il registro delle malefatte...serve al karma o al darma? Anch'io una volta credevo alla reincarnazione, finché non mi sono fatta due conti. In un dato momento eravamo 1 miliardo di u-mani...non contiamo gli Altri Animali che ci mangiavamo e che si mangiano, altrimenti non c'è contenitore che con-tenga. Ora siamo quasi 7 miliardi. C'è una differenza di 6 miliardi di "anime". Da dove sono uscite? Ricordate che 1 diviso 1 fa 2. E' 1 distribuito a 1 che fa 1.
    Monia

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  4. @Monia,

    lineare il Tuo ragionamento numerico anche se un pò confuso sei sicura che "1 : 1 = 2"(!?), detto questo le ANIME provengono dal COSMO o se preferisci da altre GALASSIE & PIANETI e SONO miliardi & miliardi !!!

    MANDI
    SDEI

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