Fonte: Io amo l'Italia
Siamo a un passo dalla guerra civile. Lo Stato e la
Chiesa, i due poteri secolare e spirituale, si rendono conto che gli
italiani non solo non si fidano più di nessuna autorità, ma si
sentono traditi e umiliati per il fatto che viene anteposto
l’interesse dei clandestini a quello degli italiani? Non si
era mai visto che i sindacati di Polizia condannino ripetutamente il
ministro dell’Interno e dicano di vergognarsi perché vengono
obbligati a usare il manganello contro gente perbene.
Tutto ciò in
un contesto in cui i cittadini, per tutelare legittimamente il valore
delle proprie case e per salvaguardare un sistema di vita improntato
alla civiltà e alla sicurezza, ormai non si fanno più scrupoli a
insorgere contro le decisioni calate dall’alto di ospitare i
clandestini sul proprio territorio. Non era mai successo che il
ministro dell’Interno licenzi in tronco un prefetto, in realtà
colpevole di aver obbedito agli ordini e brutalmente usato come
vittima sacrificale per placare gli animi dei sindaci, contrari ad
ospitare i clandestini e a dover corrispondere loro quote dei loro
bilanci sempre più erosi dalla voracità di uno Stato ladrone. E che
dire del prefetto di Roma (foto) che considera razzisti gli italiani perché
difendono i propri diritti e promette che, a prescindere
dall’atteggiamento degli italiani, i clandestini verranno comunque
insediati?
Quanto al parroco che vieta l’ingresso in chiesa ai
razzisti italiani nel nome di Gesù e chiamando in causa Papa
Francesco, è la testimonianza dell’orientamento prevalente in seno
a questa nuova Chiesa che esalta la povertà quasi fosse la
condizione per la santità, incurante del fatto che gli italiani sono
condannati ad essere poveri dalla dittatura finanziaria, eurocratica
e partitocratica. È incredibile
l’ostinazione con cui lo Stato si mette contro i propri cittadini
pur di favorire l’invasione di clandestini. Renzi ed Alfano la
considerano come un fenomeno naturale pari alla migrazione degli
uccelli, ritengono che sia assolutamente pacifico che se in Libia si
scannano l’Italia debba spalancare le porte a tutti coloro che
accampano una ragione anziché un’altra per mettere piede nel Paese
del Bengodi. In una famiglia, se i genitori dovessero occuparsi e
destinare le loro risorse non ai propri figli ma a degli estranei,
finirebbero in galera. Eppure questo Stato anziché occuparsi e
destinare le risorse degli italiani agli italiani stessi, elargisce a
piene mani denari, servizi e diritti a stranieri di cui oltretutto
non sappiamo nulla, dal momento che si presentano sprovvisti di
documenti e declinano le generalità a piacimento.
Così come è
sconvolgente l’atteggiamento di una Chiesa che si limita ad attuare
solo la prima parte dell'esortazione di Gesù “ama il prossimo
tuo”, trascurando del tutto la seconda parte “così come ami te
stesso”, che significa occuparsi legittimamente del proprio bene e
salvaguardare il proprio interesse. Ci vorrebbe un concilio per
chiarire una volta per tutte il concetto di “prossimo”. Perché
mai secondo questo Papa il prossimo è obbligatoriamente chi sbarca a
Lampedusa accampando motivazioni arbitrarie e comunque tutte da
verificare, quando per tutti gli italiani il prossimo è giustamente
il figlio che non avrà mai un posto di lavoro stabile, il padre
disoccupato, il nonno che non potendo sopravvivere con una pensione
inferiore ai 500 euro è costretto ad allungare le mani nel
cassonetto dell’immondizia per cercare degli avanzi commestibili?
Possibile che questo Stato e questa Chiesa non si rendono conto che
gli italiani non ce la fanno più?
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