Fonte: Qui finanza
"La prossima
recessione di Eurolandia potrebbe essere fatale per l’euro. Ecco
perché mai come ora è necessario un piano B". Lo scrive in un
editoriale David McWilliams, giornalista del quotidiano britannico
Independent, che critica fortemente la gestione della crisi greca da
parte delle autorità europee e tedesche in particolare. Va tenuto
nel giusto conto che la storicamente euroscettica ed eurocritica Gran
Bretagna non ha aderito alla moneta unica, è entrata nell'Unione
Europea con scarso entusiasmo e a breve, presumibilmente già nel
2016, indirà in referendum popolare per uscirne; da quelle parti, si
sa, dover rendere conto ai tedeschi piace poco. Tutte questioni che
ovviamente hanno il loro peso anche nella narrazione mediatica
sull'Eurozona. Non per nulla, secondo McWilliams, qualora l’uscita
della Gran Bretagna dall’Ue dovesse rivelarsi positiva in termini
di crescita economia, ciò dimostrerebbe che l’approccio norvegese,
britannico e svizzero, ovvero di libero scambio, all’interno di
mercato globale è "molto più piacevole che essere alle
dipendenze della Germania".
IL PROBLEMA GERMANIA - "Nessuno gestirebbe la crisi così male come stanno facendo i burocrati di Bruxelles, neppure il primo negozio all’angolo", si legge nell’editoriale, in cui parte del problema viene ricondotto alla centralità del ruolo della Germania che, mai come ora, detta regole nell’Eurozona in maniera incondizionata. "Se in passato la Francia era abbastanza forte per fare resistenza ai tedeschi, oggi non succede più. Parigi è debole e il suo presidente non ha né la credibilità di Mitterand o Chirac, né la faccia tosta di Sarkozy. Gli inglesi, d’altro canto, sono fuori dal club. La Gran Bretagna potrebbe lasciare l'Unione europea in balia dei tedeschi". Un esempio chiaro del comando senza freni del governo tedesco, spiega l’autore, è dato dalla Grecia "messa nelle condizioni in cui il paese non è più uno stato sovrano. E di questo dovremmo tutti essere spaventati", continua Mc Williams, sottolineando che la sopravvivenza dell’euro non è più data per scontata. "Italia, Spagna e Portogallo rischiano di fare la stessa fine della Grecia. Si tratta di paesi dotati di enormi debiti, crescita insufficiente e disoccupazione alta. Di fatto, non possono competere con i tedeschi, non ne hanno la forza industriale e, di conseguenza, le loro condizioni di vita sono a rischio" . Da qui la necessità impellente di mettere a punto un piano B, che possa evitare il peggio.
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