Fonte: Azione di popolo
Il lavoro come mezzo
di controllo sociale. In un mondo dominato dalle merci, dove per
sopravvivere si è costretti a procurarsi il denaro, il meccanismo
d'asservimento dei lavoratori si basa su d'un semplice ricatto: o
vendi la tua forza lavoro al capitale o muori di fame. La maggior
parte degli individui non è libera di scegliere il lavoro che più
gli piace e così, non avendo capitale sufficiente per avviare
l'attività che ha sempre sognato, è costretta a subordinarsi. Un
normale contratto di lavoro consiste nella cessione di 8 ore al
giorno della propria unica esistenza, che vengono messe a completa
disposizione delle esigenze di profitto di altri esseri umani. Ma i
ruoli che il capitale ha ideato per i suoi subordinati, non sono
pensati per essere belli, per aumentare la qualità della vita o per
rendere felice un essere umano, no! Essi sono solamente il riflesso
delle necessità del profitto.
Se un imprenditore ha
bisogno di mettere in piedi una catena di montaggio, ecco che nasce
il ruolo dell'operaio. Se invece ha bisogno di produrre o smaltire
scartoffie burocratiche, arriva l'impiegato. Se ha bisogno di
realizzare schemi meccanici o elettrici si sviluppa la figura del
disegnatore ecc ecc. Eppure nessun uomo sano di mente baratterebbe il
proprio tempo esistenziale in cambio d'una attività che lo
costringerà a svolgere gesta che troppo spesso sono ripetitive,
noiose e logoranti rinchiuso all'interno di uno stabile, giorno dopo
giorno, indipendentemente dalla sua volontà, per 40 anni.
Quest'idea di lavoro è
del tutto simile a quella di una carcerazione temporanea, con
l'ulteriore aggravio di dover svolgere azioni indesiderabili. Da qui
la necessità dell'azione coercitiva dell'induzione coatta al lavoro
attuata attraverso il sistema economico. Senza un potente ricatto
infatti, nessun individuo sarebbe disposto a cedere la propria unica
esistenza per un lavoro che non gli aggrada, requisito fondamentale
in un mondo retto dal capitale.
L'attività lavorativa
oggi è totalizzante e ruba energie psicofisiche ai lavoratori, che
di ritorno a casa dopo una lunga giornata d'inutile asservimento non
hanno più forza e volontà per dedicarsi alle proprie vere passioni.
Non è solo una questione psicofisica, anche volendo i lavoratori non
avrebbero effettivamente tempo a disposizione per fare nulla. Per un
subordinato esiste solo il tempo per lavorare, per alimentarsi e per
riposare. Chi lavora non ha il tempo necessario per veder crescere i
propri figli, non ha tempo per praticare assiduamente uno sport
all'aria aperta, non ha tempo per studiare, per dipingere o per
suonare uno strumento. Il tutto deve essere svolto sporadicamente
sfruttando rari momenti di lucidità mentale, in ancor più rari
momenti di libertà.
La vita viene ridotta
ad un ruolo, non si è più esseri umani completi, vitali, liberi ma
operai, impiegati, progettisti, ingranaggi d'una macchina che sfugge
dal proprio controllo. Lavorando il tempo passa e l'esistenza perde
di significato. Il doppio ruolo di lavoratore-consumatore che il
capitale ha pensato per gli esseri umani, annulla il senso
dell'esistenza. Il lavoro ostacola gli individui nel vivere la vita,
e ad un certo punto gli esseri umani non vedono alternativa
all'illudersi dell'esistenza di un paradiso ultraterreno, o
all'ubriacarsi e al drogarsi per evadere da un'esistenza inutile e
priva di senso da schiavi del capitale. Ma com'è possibile che le
masse non si ribellino innanzi all'asservimento dell'uomo sull'uomo
e all'annullamento del senso della propria unica esistenza?
All'interno di una
società capitalistica, il lavoro diventa un potente mezzo per il
controllo sociale. Individui che non hanno tempo per pensare, per
studiare, la cui creatività è annullata dalla quotidiana attività
lavorativa e che per sopravvivere dipendono completamente dalla loro
subordinazione, difficilmente riusciranno a ribellarsi. Non avendo
tempo e lucidità per studiare, non si interesseranno alle conoscenze
necessarie per comprendere la realtà. Annullando la loro creatività,
pur comprendendo le criticità, non riusciranno a concepire
un'alternativa. Le strade praticabili per l'esistenza dall'infinito
spettro del possibile saranno così ridotte esclusivamente all'unica
via della subordinazione. La paura di perdere anche quel poco
concessogli dal proprio sfruttamento farà il resto, condannando
perennemente i lavoratori ad una vita da schiavi.
Paradossalmente se un
individuo è allenato a credere che non ci sia alternativa, andrà
volontariamente in cerca del proprio schiavista invece di
combatterlo. In questo modo il modello d'asservimento diventa stabile
e pur in presenza d'alternative non si modificherà, condannando
anche le future generazione d'esseri umani alla subordinazione ed
allo sfruttamento anziché alla libertà. Ed è proprio quello
che sta succedendo oggi. Le persone non hanno la minima idea che la
società può cambiare, che l'asservimento può essere eliminato, che
esistono dei modelli alternativi per impostare la società in grado
di assicurare a tutti ricchezza, benessere e libertà.
La tipica domanda è
allora che cosa possiamo fare? Bisogna ridurre la dimensione
economica, cominciando a lavorare per vivere non a vivere per
lavorare. Gli esseri umani hanno bisogno di tempo per vivere la vita,
all'interno di una società che assicuri a tutti pane, libertà,
amore e scienza. Ma per far questo è di fondamentale importanza
prendere coscienza della propria condizione di sfruttamento e della
possibilità dell'esistenza di alternative. Bisogna escogitare delle
nuove idee di società. Bisogna diffondere un'attitudine
rivoluzionaria. Ed infine, bisogna unirsi per lottare contro chi fa
di tutto per far sì che l'attuale società continui ad essere basata
sull'asservimento dell'uomo dell'uomo, e contro chi si oppone ad ogni
cambiamento necessario per il raggiungimento del vero benessere
dell'intera umanità.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaPerfetto nella sua semplicità. Un articolo che avrei voluto scrivere io.
RispondiEliminaLa vera rivoluzione consiste proprio nel rifiutare il lavoro come primo ed unico scopo della vita ed, al contempo, trovare il sistema per riuscire nell'immediato a pagare le bollette e sopravvivere con qualche espediente. Anche in tal caso associarsi potrebbe essere un punto di partenza per riflettere e ragionare assieme. Una sorta di comune per pochi "eletti". Per persone che amano davvero la vita e la libertà. Una piccola utopia. Un sogno. Ma non impossibile.
Da approfondire e riparlarne.
Ciao Roberto.
Condivido al 100 per 100.
EliminaCiao.
:-)