Fonte: Indigeni europei
Senza rancore, ma senza
oblio. In tanti dicono: “ricordatevi che anche gli
italiani sono partiti con la valigia di cartone”, ma fate un
paragone tra i nostri emigrati regolari di 40 anni fa e quelli che
arrivano oggi in barcone sulle nostre spiagge. Nel 1970/1980 in
Germania, Belgio e Svizzera in molti locali era "Vietato
l'ingresso ai cani e agli italiani", mentre in Svizzera c'erano
oltre 30.000 bimbi italiani che dovevano vivere nascosti e sepolti
vivi per anni, poiché non potevano risiedere con il permesso di
lavoro dei loro genitori. La polizia li ricercava attivamente
definendoli «Versteckte Kinder», mentre i genitori, terrorizzati
dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non
ridere, non giocare, non piangere. Per non parlare dello
"Schwarzenbach" contro "l'inforestierimento"; lo
statuto di operaio stagionale in vigore in Svizzera e Francia che
prevedeva la possibile espulsione immediata senza giustificazioni.
In
Belgio se l'italiano si rifiutava di scendere in miniera, non era
rispedito a casa ma immediatamente messo in galera. Noi eravamo
arrivati con il permesso di soggiorno regolamentato dagli Stati
ospitanti; chiedevamo un lavoro e non avanzavamo pretese, non
volevamo imporre i nostri usi e costumi, culturali o religiosi o
alimentari. Pativamo e soffrivamo molto, ma non per questo occupavamo
case, bloccavamo strade e manifestavamo urlando, dando fuoco ai
cassonetti e arrivando perfino a divellere i semafori. La differenza
appare notevole. Cosa ne pensate?
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