Fonte: Mag 24
Dietrofront. E avanti
march. Lasciate di soppiatto i vostri amati comizi, cari deputati, e
mettetevi silenziosamente sull’ attenti: dovete presentarvi di
nuovo all’ adunata di Montecitorio. Domani mattina, ore 10.30,
alzabandiera, e poi tutti in marcia verso il Niger. La missione
militare non può attendere. Un-due-un-due. Avanti march con passo
felpato. Il tutto deve avvenire senza rumore. Meglio se nessuno se ne
accorge. Però muovetevi. Le
Camere sono sciolte? Tornino a solidificarsi. Gli impegni elettorali
incombono? Dimenticateli. Le liste elettorali vi preoccupano?
Pazienza. La Francia ordina, noi ubbidiamo. In silenzio, ma
ubbidiamo: 470 militari, 130 mezzi terrestri, 2 aerei, spesa
prevista 49,5 milioni di euro nel solo 2018. È tutto pronto, manca
solo il vostro signorsì. O, forse sarebbe meglio dire, oui monsieur
Emmanuel Macron. Sussurratelo in fretta. Vorrete mica dargli un
dispiacere?
Ma no, non si può dare un dispiacere
a quel bell’uomo, simbolo della nuova Europa, Inno alla gioia ed
élite compiacenti. Del resto, pochi giorni fa ci siamo inchinati ai
suoi piedi: a villa Madama il nostro premier Paolo Gentiloni sembrava
lo studentello di fronte al professore, probabilmente gli fanno
ancora male le ginocchia per il troppo tempo passato in adulazione.
Macron gli ha fatto una carezza e lui si è sciolto, accettando di
firmare al buio un accordo che con probabilità si rivelerà l’
ennesima sòla per l’ Italia.
Del resto Gentiloni non è quello che
da ministro degli Esteri ha firmato un accordo che regalava alla
Francia un pezzo d’Italia? E questo pezzo d’ Italia non erano
proprio le acque più pescose della Sardegna e della Liguria? E da
presidente del Consiglio non è stato forse lui ad accettare il
blocco della nostra Fincantieri nell’ acquisizione dei cantieri
navali francesi Stx? E non è stato lui poi a firmare quel miserevole
compromesso finale con la Francia che si degna generosamente di
prestarci ciò che abbiamo comprato, tenendoci di fatto per le palle?
Come evitare dunque il sospetto che anche la missione in Niger sia un
inchino in direzione Tour Eiffel?
Sinceramente non so se i nostri
soldati andranno soltanto a difendere l’ uranio francese, come ha
detto fin da subito l’ ex sottosegretario alla Difesa Guido
Crosetto e come ha ribadito ieri l’ onorevole Daniele Capezzone.
Non so se si tratta, come aggiunge quest’ ultimo, di un ulteriore
passo verso il «lento ma inesorabile assoggettamento italiano a
Parigi». Di certo attorno alla missione restano tante ombre. La
versione ufficiale dice che servirà per contrastare il «fenomeno
dei traffici illegali e delle minacce della sicurezza», ma il capo
di Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano ha riferito che non
sarà una «missione combat». E dunque?
Che significa? Come si fa a
contrastare chi gestisce «traffici illegali» e «minacce della
sicurezza» senza combattere? Cercheremo forse di convincerli? Faremo
pacati ragionamenti in mezzo al deserto? Offriremo loro mazzi di
fiori? Merende con i biscotti? Scusi, jihadista, se le offro un tè
lei evita di spararmi in mezzo alla fronte? Scusi, trafficante di
uomini, so che ci tiene al carico di schiavi, ma non è che potrebbe
lasciarmelo? E se ce lo giocassimo a briscola? O preferisce il
burraco?
Qualcuno dice che non andremo a
combattere ma solo ad addestrare i contingenti locali. Anche qui,
però, c’ è qualcosa che non torna. Per addestrare i contingenti
locali si mandano piccole pattuglie di super professionisti. Noi
stiamo mandando invece quasi 500 uomini con 130 mezzi terrestri e due
aerei: un po’ troppa roba per una missione di addestramento. Ma se,
al contrario, come molti sostengono, ci sarà assegnato il
pattugliamento del confine tra Niger e Libia attorno all’ avamposto
di Madama, allora quel contingente appare limitato.
Si tratta infatti di
oltre 600 chilometri, molto pericolosi. E gli esperti si chiedono:
perché allora non mandiamo gli elicotteri? E un paio di aerei cargo?
E i radar controfuoco e gli ospedali da campo? Alla fine tutti gli
analisti sollevano dubbi sulla natura di questa misteriosa missione,
la cui unica ragione plausibile al momento sembra quella – dicono –
di consentire ai francesi di ritirare un po’ di soldati. E di
risparmiare qualche soldo. Del resto la Francia quando c’ è da
difendere i suoi interessi lo sa fare bene, guerra in Libia docet. E
noi come rispondiamo? Facendo loro un regalo dopo l’ altro. W
monsieur Macron, W la France. Liberté, egalité e subalternité.
Lo ripeto: non so che cosa ci sia di
vero in tutto ciò che è stato detto e scritto. Ma una cosa certa c’è: stiamo mandando i nostri ragazzi in una missione pericolosa i cui
contorni sono tutt’ora molto confusi. Non vi pare che occorrerebbe
almeno un po’ di chiarezza? Invece ecco quello che accade: un
governo che dovrebbe restare in carica solo per gli affari ordinari
non esita a prendere impegni internazionali gravosi e un Parlamento
che è già sciolto viene chiamato in tutta fretta per avvallarli.
E tutto ciò avviene di nascosto, in
silenzio, nella distrazione generale di una campagna elettorale
incentrata su Spelacchio, senza dibattito, senza discussioni, senza
nessuno che non dico scenda in piazza e sventoli una bandiera della
pace, per carità, forse sarebbe troppo, ma che almeno osi alzare un
sopracciglio per chiedere: a’ Gentilo’, ma in Niger, alla fine,
che c’ andiamo a fare? Ce lo puoi dire? O la tua lingua ti si è
seccata a forza di leccare le terga di Macron?
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