Non c’è da stupirsi:
come insegna Fantozzi, agli italiani non piacciono i congiuntivi e
quindi li può sbagliare anche un candidato Premier, se non
addirittura un ministro della pubblica istruzione. Che Di Maio abbia
partecipato a una riunione della Trilaterale, che sia andato a
Washington (a prendere ordini?) e, prima ancora, che provenga da quel
gruppo politico fondato da Casaleggio, legato ad Enrico Sassoon, con
un Beppe Grillo che pare sia stato presente alla riunione sul Britannia nel ‘92, mi fa venire in mente che i padroni occulti del
mondo non si preoccupano del fatto che le loro marionette non parlino
un italiano impeccabile, ché tanto sanno che gli elettori italiani
saranno così grulli, anche il prossimo 4 marzo, da votare gli
incantatori sgrammaticati che sapranno ingannarli meglio. Gli
Illuminati conoscono i loro polli da molto tempo.
Ma mi fa venire in
mente anche un’altra cosa: una favola di Fedro. Gli italiani sono
in fibrillazione e vogliono un nuovo governo, come le ranocchie della
favola volevano un nuovo re. Zeus mandò loro dapprima una trave,
innocua e inutile, che passava il tempo galleggiando sull’acqua
dello stagno, ma poi, dietro la petulante insistenza delle rane che
volevano qualcuno “più migliore” di una semplice trave, mandò
loro una biscia d’acqua, che ne fece strage. La morale è che è
meglio un Premier che va a puttane, Berlusconi, piuttosto di uno che
manda il Paese a puttane (Renzi). Qui sarebbe il caso di dire: “Venga
Franza, venga Spagna purché se magna”, che è uno dei capisaldi
della filosofia popolare italiana, ma declinandolo in versione
moderna, dovremmo dire: “Venga Di Maio, venga Salvini, ché tanto
non ci sarà più da mangiare per nessuno”. La nostra condanna è
già scritta: L’Italia fallirà, le prossime elezioni saranno
l’ennesima spesa inutile e contribuiranno a farci fallire come una
qualsiasi azienda in bancarotta. Ma
Chomsky, quando parlava della rana bollita, aveva in mente la favola
di Fedro?
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