Fonte: ANSA
Facebook censura
le foto dell'Olocausto 'per le immagini di nudo' dei deportati.
È il Giorno della Memoria quando un utente di Facebook riceve una
notifica e si vede cancellare un post che propone il video,
realizzato da un utente per illustrare
gli orrori del campo di sterminio nazista di Auschwitz, sullo sfondo
le note della famosa canzone di Francesco Guccini. Nel messaggio di segnalazione da parte
del social network, si legge: 'Questo post è stato rimosso perché
viola i nostri standard della nostra community sulle immagini di
nudo' e per il momento il social ha risposto con un ''no comment''
alla richiesta di spiegazioni. Le immagini dell'Olocausto, che sono
quelle che da anni fanno il giro del mondo, illustrano le atrocità
della Shoah proponendo i nudi di adulti e bambini, con i loro corpi
consumati dalla fame e dagli stenti.
Ma cancellarli - denuncia l'utente
censurato - significa non consentire di denunciare e, appunto,
ricordare, quanto accaduto nei campi di sterminio nazisti. Fotografie
che da decenni fanno il giro del mondo e custodiscono il ricordo. Facebook ha poi
ripristinato il post, spiegando di averlo 'accidentalmente
rimosso'. 'Si
è trattato di un errore e ce ne scusiamo': queste le parole del
messaggio comparso sulla pagina dell'utente che aveva denunciato lo
stop del social network. Nel testo di legge: 'Un membro del nostro
team ha accidentalmente rimosso un contenuto che hai pubblicato su
Facebook. Si è trattato di un errore e ce ne scusiamo sentitamente.
Abbiamo ripristinato il contenuto che adesso dovrebbe essere
visibile'.
Nel settembre 2016,
Facebook fu costretto a ripristinare la foto, prima cancellata, della
bambina vietnamita in fuga, nuda e bruciata dal napal dopo un
bombardamento del 1972 sul suo villaggio. Una foto che contribuì ad
accelerare il ritiro dei militari americani in Vietnam. In quel caso
ad innescare la vicenda, che in poche ore si è trasformata in uno
scontro diplomatico tra la Norvegia e il colosso statunitense e in
un'insurrezione sul social network, è stato lo scrittore norvegese
Tom Egeland, che aveva pubblicato sul suo profilo la foto vincitrice
all'epoca del premio Pulitzer, e che si è visto prima annullare
l'immagine e poi sospendere da Facebook.
[N.d.R. Questa invece è la foto che mi è stata censurata, con la quale intendevo denunciare l'infibulazione delle bambine africane, e che mi è costata una settimana di sospensione da Facebook. Non è stata ripristinata e nessuno si è scusato con me e da ciò si deduce che gli strappi alle regole si possono fare se servono a dimostrare quanto sono stati cattivi tedeschi e americani, ma se si denunciano i musulmani per le loro pratiche criminali si diventa islamofobi.]
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