Fonte: La Stampa
La Svezia invierà a 4,7 milioni di
famiglie un opuscolo di istruzioni in caso di guerra, catastrofe
nucleare o conflitto armato. Erano quasi 60 anni che non succedeva.
Da quell’ultima edizione del 1961 di «Om kriget kommer», se
arriva la guerra, considerata ormai inutile dagli svedesi e percepita
come un «catalogo per l’Armageddon» che non aveva più senso in
tempo di pace. Nel 1991 cessò anche la diffusione delle versioni
pubblicate per uso interno dal governo. «Om kriget kommer» era il
simbolo della Guerra Fredda, e se il muro era caduto allora anche la
guida poteva finire nel cestino.
Ma ora qualcosa è cambiato. Le
preoccupazioni del governo socialdemocratico dopo l’escalation di
provocazioni militari russe ai suoi confini, le ingerenze di Mosca
nelle elezioni Usa e il dibattito sull’adesione o meno alla Nato,
con cui per ora la Svezia ha solo un accordo di collaborazione, hanno
spinto la Swedish Civil Contingencies Agency (Msb), l’agenzia
statale per le emergenze civili, a spiegare agli svedesi come
partecipare alla «difesa totale» del Paese in caso di guerra,
nonché suggerimenti alla popolazione su come assicurarsi beni di
prima necessità (cibo, acqua e riscaldamento); gli altri temi
trattati sono come reagire ad attentati terroristici, a
cyber-attacchi o a una crisi provocata dai cambiamenti climatici. «Tutta la società deve essere
preparata alla guerra, non solo i militari - ha spiegato Christina
Andersson dell’Msb all’Aftonbladet.
Dalla fine della Guerra Fredda
Stoccolma ha intrapreso un processo di demilitarizzazione del Paese,
con tagli alle spese militari e alla Difesa e il progressivo
smantellamento delle basi e dei presidi dell’esercito sul
territorio nazionale. La tendenza ha subito un’inversione dal
2014, con l’annessione russa della Crimea: le spese militari sono
tornate ad aumentare, è stata reintrodotta la leva e sono state
piazzate truppe permanenti sull’isola di Gotland nel Mar Baltico.
Negli ultimi 8 mesi è partito un censimento dei bunker presenti nel
Paese e sul loro stato di conservazione. Non solo: l’anno scorso si
è tenuta la più grande esercitazione militare degli ultimi 23 anni.
E ora l’opuscolo, dal titolo
provvisorio - ed evocativo - «Se arriva la guerra», che raggiungerà
le case degli svedesi a partire da giugno. «Quel che era impensabile
cinque anni fa non è più impensabile – spiega Martin Kragh,
Istituto svedese per gli affari internazionali – anche se è ancora
improbabile». La brochure si concentra in particolare su tre temi: i
rifornimenti di cibo ed energia in caso di uno o più attacchi ai
porti centrali o altre infrastrutture critiche, le azioni in caso di
ferite, traumi, trasporto di malati o le azioni da mettere in atto in
caso di lesioni di massa, il coordinamento di funzioni socialmente
importanti in caso guerra o attacchi chimici. Tra tutte spicca
l’attenzione riservata ai cyber attacchi, alla disinformazione e
alla manipolazione di massa, una chiara allusione al timore di
inferenze «terze», accresciuto dalle elezioni del prossimo
settembre. Il premier Löfven ha annunciato la creazione di una nuova
autorità incentrata sulla «difesa psicologica» per contrastare la
disinformazione: «Una versione moderna della difesa totale deve
essere in grado di proteggere il Paese da tentativi esterni di
influenzare la società democratica».
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