Testo di Emanuela Pippi Ferraro
Lei non credo la conosciate. Lei è Luana. Luana Zaratti. Lei qualche anno fa, appena ventiseienne, faceva il controllore sui mezzi dell'Atac, a Roma. E a lei, mentre stava per multarlo perché non aveva il titolo di viaggio, un egiziano irregolare tirò una testata in pieno viso. Il colpo fu fortissimo, e le lesioni che riportò Luana furono gravi al punto da lasciarla in un letto come un vegetale per tanto tempo. Danno cerebrale. L'egiziano ebbe solo 14 mesi di carcere, nonostante avesse precedenti, che neppure ha mai scontato perché dopo un giorno è uscito e si è reso irrintracciabile, forse è ritornato in Egitto ma non si sa. Quello che invece si sa è che non ha mai pagato per questo che è un crimine, un crimine grave. Tanto dolore, fatica, e forza ci sono voluti affinché lei si rimettesse in piedi piano piano. L'INAIL non le ha neanche riconosciuto l'infortunio professionale, sebbene i danni siano permanenti e lo racconta il suo fisico piegato, e vive con una piccola pensione di invalidità che non arriva a mille euro. Chi l'ha ridotta così è un violento, un uomo pericoloso, un assassino, ed è libero.
La vita di Luana, la Luana di prima, non ci sta più, il suo lavoro di prima non ci sta, il suo corpo di prima non ci sta, i sogni di prima manco ci stanno, ed è lei ad essere prigioniera. Ecco. Non commento oltre. Ma mi chiedo solo quanta solidarietà e da chi l'ha avuta questa ragazza che, a soli 26 anni, si è vista strappare la vita senza più possibilità di poterla ricucire?
La vita di Luana, la Luana di prima, non ci sta più, il suo lavoro di prima non ci sta, il suo corpo di prima non ci sta, i sogni di prima manco ci stanno, ed è lei ad essere prigioniera. Ecco. Non commento oltre. Ma mi chiedo solo quanta solidarietà e da chi l'ha avuta questa ragazza che, a soli 26 anni, si è vista strappare la vita senza più possibilità di poterla ricucire?
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