mercoledì 5 giugno 2019

Ma quale paura del diverso!


Sento i buonisti parlare di “paura del diverso”, in relazione alle motivazioni che ci spingono a rifiutare l’accoglienza dei migranti. Come se i negri ci facessero paura! Se sono disarmati e calmi, perché dovrebbero farci paura? Viceversa, in stato di alterazione, anche un caucasico ci farebbe paura. Gli ubriachi o i drogati fanno questo effetto e di ragioni per temerli ce ne sono a josa. In alcuni individui, l’intossicazione da alcol fa venire a galla l’aggressività nascosta e la cronaca nera riporta molti esempi in proposito. Idem con le droghe sintetiche. Dire che rifiutiamo di accogliere i migranti per la paura del diverso è, quindi, una valutazione semplicistica. La realtà è più complessa. I “diversi”, includendo in tale categoria anche i disabili o, come si diceva una volta, gli andicappati, non suscitano in noi paura, bensì disprezzo. Sia chiaro, a livello inconscio, non razionale, giacché molti dei nostri comportamenti sono dettati da pulsioni che non sapremmo spiegare razionalmente. 


Questo porta alla decisione presa da certi ristoranti di vietare l’ingresso ai portatori di handicap, ai cani e anche ai bambini. Disprezziamo la loro “diversità”, ma senza averne paura. Ci dà fastidio, nell’ordine, il loro aspetto ripugnante e i gesti scoordinati, nel caso degli spastici. L’abbaiare improvviso e la possibilità che facciano i loro bisogni nel ristorante, nel caso dei cani. E infine le urla che i bambini lasciati senza freno emettono in segno di gioco o contentezza, e mangiare con bambini urlanti non è il massimo per una buona digestione. E’ il disprezzo, dunque, che spiega certi comportamenti poco socievoli. 

I due genitori egiziani che ora sono in prigione e che cercavano di far morire una loro figlia, agivano così sulla base del disprezzo verso la bambina, affetta da disabilità. Non c’era mediazione tra parte razionale e inconscio e si può dire che la coppia fosse animata solo da pulsioni animalesche, ma per fortuna tutti e cinque i loro figli gli sono stati tolti. Quei due non erano idonei a procreare, e non voglio indagare il perché, né spingermi a generalizzare. 

I sette dodicenni finiti nell’occhio della magistratura per bullismo, non si sarebbero comportati così con una loro coetanea se questa non avesse avuto anche lei qualche disabilità. L’inconscio ha portato quei sette ragazzini a disprezzare la compagna di classe, perché le riconoscevano una “diversità” inaccettabile. Un malfunzionamento. E in questo almeno c’è una coerenza di tipo evoluzionistico darwiniano, anche se i valori della nostra società occidentale vanno per fortuna in tutt’altra direzione.

Non dimentichiamo che, al di là dell’evoluzionistica lotta per l’esistenza, ci sono culture come quella dell’India e della Cina, dove la nascita di una figlia femmina era considerata una disgrazia, perché inabile alle fatiche dei campi e costosa in fatto di dote matrimoniale. Non è sempre così perché per esempio in Africa sono le donne che fanno i lavori faticosi, compreso quello dei campi, ma non posso escludere che in passato l’infanticidio delle bambine, che venivano seppellite sotto la sabbia del deserto, non si praticasse anche nel nord Africa. I due sciagurati genitori egiziani erano per caso memori di tale ancestrale passato? Vai a saperlo! 

In definitiva, poiché in Europa abbiamo sviluppato una certa sacralità della vita umana, tranne in caso di guerra, è nostro dovere rifiutare le contaminazioni con culture africane, considerando che basta un niente per mandare a puttane secoli di civilizzazione. Quindi, se non vogliamo migranti, non è per la paura del diverso, ma semmai per la paura di perdere le buone cose morali che a fatica i nostri avi hanno ottenuto, sia nel campo dell’etica (non si uccidono le bambine), sia in quello dell’economia (non si pagano i raccoglitori di pomodori a un’euro l’ora). Altro che “paura del diverso”! 

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