Fonte: Vito Mancuso
Senza etica e senza spiritualità non c’è sopravvivenza». Parola di Vito Mancuso, teologo e giornalista, fra gli ospiti del Festival della Parola, a Chiavari fino a domenica. Oggi alle 18.30 in piazza N.S. dell’Orto, intervistato da Luca Ubaldeschi, direttore di Il Secolo XIX, Mancuso apre la sezione “Il dialogo fondamento di nuova umanità” curata da Goffredo Feretto e Helena Molinari.
Mancuso, la “retta parola” è, per il buddhismo, uno dei raggi del sentiero verso la liberazione. In che modo parlare bene ci rende persone migliori?
«Oggigiorno, noi esseri umani abbiamo pochi punti fermi. Sono venuti meno quelli della religione e delle ideologie politiche. La scienza ci pone soprattutto delle domande, mentre la tecnologia ci offre scenari inquietanti di controllo. Inoltre, continua l’inquinamento progressivo del Pianeta. Uno dei punti fermi è, quindi, la parola, intesa nel senso di “termine”. Le parole non mentono. Possono mentire le frasi, i discorsi composti da frasi, i libri fatti di discorsi, non le parole».
Quale tipo di sicurezza possiamo trovare nel verbo?
«Quella di cui hanno bisogno i viventi per sentirsi veri. Confucio parla di “rettificare i nomi”, ovvero fare in modo che le parole tocchino in modo diretto le sostanze. Questo è un lavoro spirituale che non riguarda soltanto la religione, bensì ogni essere umano».
Soprattutto, verrebbe da dire, è ancora più importante in un momento storico in cui si sente continuamente urlare.
«Il linguaggio esprime l’interiorità. Dall’intonazione del linguaggio si capisce qual è l’energia interiore che ci muove. È come un esame del sangue o, meglio, è un esame della psiche. Viviamo in una crisi morale evidente e il linguaggio ne risente, a cominciare da quello dei politici».
Cosa cambia, rispetto al passato?
«Ricordo il linguaggio televisivo di “Tribuna Politica”, quando ero piccolo. Era attento, rispettoso, forbito, pieno di cultura. Il linguaggio di oggi è invece banale e volgare, è stata sdoganata completamente la volgarità, anche sugli stessi giornali».
Cosa possiamo fare per proteggerci da questa violenza, verbale e non solo?
«Prima di tutto, dobbiamo capire che la volgarità è sporcizia, che le parolacce sporcano, che avere un linguaggio volgare vuol dire, a poco a poco, diventare violenti, arroganti. Noi siamo il nostro linguaggio. Anche la difficoltà nello scrivere, nel porre la punteggiatura, significa incapacità di ascoltare l’altro. Come proteggerci, dunque? Non credo nell’atarassia. Penso, piuttosto, che ci si possa difendere da una passione coltivandone una più grande. Quindi, appassionandosi alla bellezza, coltivando il bello, il bene, l’armonia».
Ha usato il verbo “coltivare” per indicare l’impegno necessario a far crescere qualcosa. Come mai oggi pretendiamo tutto pronto? Perché parliamo sempre di diritti e quasi mai di doveri?
«Noi siamo lusingati, in ogni momento, dalla pubblicità. Viviamo in un immenso spot che parla la lingua dei diritti, della facilità di acquisto, del possedere. È un basso continuo suadente, inarrestabile. Così viene meno l’etica del dovere: non c’è più il “tu”, non c’è più il “noi”, resta solo una grande narrazione del “lavoro-produco-pago-pretendo”. Per questo motivo, c’è un lungo lavoro da fare sul piano estetico. Bisogna far capire che è affascinante unirsi agli altri per godere della natura, della cultura… O si fa questo o falliamo come esseri umani. Non saremo più “Homo Sapiens Sapiens”, ma “Homo Faber” e, soprattutto “Homo Consumens”. Ecco perché etica e spiritualità sono il nostro kit di sopravvivenza».
Non esiste più il “noi”, diceva. In che senso?
«Il “Noi” esiste, eccome, ed è il noi del gruppo: noi contro quelli, noi italiani…Viceversa, non esiste più quel “noi” in grado di un abbraccio globale, capace di abbracciare il bene di tutti. Ciò presupporrebbe una rinuncia all’ “io”, al mio “io”, in funzione di una sinfonia. Lo racconta molto bene Federico Fellini in “Prova d’orchestra”. Se manca la capacità di ascolto, non c’è più una musica comune».
Quello che manca, in Italia, è l’attenzione all’altro?
«L’Italia è un Paese che riflette poco perché legge poco: in media sei italiani su dieci non hanno alcun contatto con un libro. Di conseguenza, c’è poca attenzione al bene comune, perché tutto parte sempre dalla cultura».
Beh ci sarebbe da sorprendersi Se fosse vero I'll contrario con tutto l'immondezzaio che Gira per internet senza nessun controllo , ormai LA morale e I'll decoro sono andati a farsi benedire ,fosse per me internet ci sarebbe da chiuderlo subito Andrei a prendere casa per casa I vari personaggi che hanno dato scandalo e poi giu di manganello e I vari bloggers che se ne ritornino a fare gli imbratta carte a tempo pieno oppure gli uber ( scalcagnati) pardon per LA forzatura , digitate" il piano massonico per LA distruzione Della chiesa cattolica" c'e' da sbizzarrisi nella scelta dei video , e' da secoli che cercano di far cadere LA famiglia e assieme a lei LA Chiesa Cattolica l'ultimo baluardo rimasto , salvini vi prende in culo I 5stelle pieni Di finocchi pure le destre prone a israele come LA sora lella meloni con lo sguardo alla Igor di Frankenstein
RispondiEliminaPiano massonico.
EliminaCon l'attuale Papa, la Chiesa cattolica non è più baluardo di niente.
Anzi, Bergoglio sta esasperando gli animi dei fedeli fino al punto di creare una frattura insanabile.
Mi meraviglio, ancora una volta, che lei non se ne accorga, come ce ne siamo accorti tutti noi "complottisti".
Ma mi scusi ma e' bergoglio a mandare come Taxi LA Guardia costiera italiana a prendere I clandestini da piu di 10 anni ? Non mi pare, e' bergoglio che paga 35 euro a cranio gli immigrati ? Non mi pare ,voi scaricate tutte le malefatte sulla chiesa mentre le colpe sono dello stato e dei ministri bugiardi come salvini , salvini che starnazzA sui clandestini che non vuole ricorda quelle fanciulle che negano al principio di dare I'll deretano per poi dopo una piccola aggiunta pecuniaria accettare la proposta
RispondiEliminaIl Papa è complice dello stesso piano massonico di sostituzione etnica voluto dal governo ombra mondiale.
EliminaE' talmente evidente che ancora non mi spiego come lei non riesca ad accorgersene.
Il noi è meraviglioso finchè non serve per abolire l'io di qualcuno, come pare succeda oggi agli italiani che devono ospitare un gran numero di stranieri, riconoscere tanti diritti meno che i propri, così il noi diventa una chiara fregatura nobilmente mascherata. Un gioco antico che già tra amici funzionava a meraviglia quando qualcuno fregando gli altri e le regole stabilite approfittava per se e creando inimicizia infatti se il noi fallisce qualche motivo c'è. Il noi oggi è usato per fottere i buoni? Oggi come oggi proprio a causa della Chiesa e dei vari buonisti parrebbe di si.
RispondiEliminaCome darle torto mapi
EliminaSaluti
Dan