lunedì 9 maggio 2016

Anche i giudici al servizio del nuovo ordine mondiale



Genova - C’è un limite alla pena che si può infliggere anche agli animali in nome della religione? A leggere una sentenza della Corte d’Appello di Genova parrebbe di no, prevale sempre la fede. Perciò sono stati assolti due rom che avevano massacrato un capretto, macellandolo con rito islamico senza autorizzazioni. La procedura sarebbe consentita dalla legge rispettando certi paletti; ma le sevizie inferte erano state così brutali che in primo grado li avevano condannati, finché altri magistrati non hanno ritenuto «prevalente» la spiritualità degli umani sul dolore delle bestie. 

 
Non solo: i medesimi giudici, nel decretare l’assoluzione, hanno ribadito che la legge non tutela l’animale in sé, ma semmai il sentimento di pietà degli uomini nei suoi confronti. E quindi se quest’ultimo non viene intaccato, si ha in buona sostanza carta bianca. Il capretto era stato sgozzato in mezzo alla strada, appeso a testa in giù e lasciato morire dissanguato. E aldilà della pena scattata dopo il primo processo, una sanzione da quattro e seimila euro per due nomadi accampati con le proprie famiglie in Valbisagno, eloquente era stato il reato che i giudici avevano deciso di contestare a F. C. e M.C., ovvero il «maltrattamento» che ha come dirimente quella di «sottoporlo a sevizie per crudeltà e senza necessità». A distanza d’un paio d’anni il verdetto è stato ribaltato e da poco la sentenza è passata in giudicato: magari non avrà lo stesso peso d’una Cassazione, ma rappresenta a suo modo un precedente.


«L’ipotesi di crudeltà verso gli animali - scrive quindi il giudice Mauro Amisano - presuppone concettualmente l’assenza di qualsiasi giustificabile motivo, poiché la crudeltà è di per sé caratterizzata dalla mancanza di un motivo adeguato e da una spinta abietta e futile». Però: «Una pratica come il sacrificio rituale musulmano, che è di per sé crudele se parametrata alla sofferenza inflitta, non può essere considerata illecita poiché esplicitamente ammessa per il rispetto dell’altrui libertà religiosa, e quindi non lesiva del comune sentimento di pietà». Soprattutto: «Il limite allo svolgimento di queste pratiche è quello della necessità, nel senso che la macellazione senza stordimento preventivo della vittima è consentita solo ed esclusivamente nel contesto d’un rito religioso, com’è avvenuto nella fattispecie». Il problema è che c’è modo e modo di farlo. 
 
E le guardie zoofile che sulle prime avevano denunciato i due rom, insistevano proprio sull’eccesso di sevizie, avendo assistito a loro dire a una scena raccapricciante. Non solo: è notizia degli ultimi mesi un esposto in grande stile presentato dalla Lav (Lega antivivisezione) alla Procura di Varese su situazioni analoghe registrate in macellerie caserecce messe su a Busto Arsizio, mentre la Regione Liguria ha approvato un mese fa la mozione d’una consigliera leghista che vorrebbe obbligare all’anestesia degli animali prima del rito islamico. Come dire che se ne parla parecchio, e ora un altro tassello pesante lo mettono le toghe genovesi: «Non vi è prova che l’animale sia stato sottoposto a sofferenze aggiuntive (...) in realtà, trattandosi di un sacrificio religioso si può presupporre che fosse volontà degli imputati non discostarsi dalla consueta prassi operativa».

6 commenti:

  1. QUESTI GIUDICI DOVREBBERO IMPARARE DALLA LEGISLAZIONE NAZISTA A PROTEZIONE DEGLI ANIMALI. IN QUESTO CASO HEIL HITLER

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    1. Ne consegue che il fenomeno sociale definito spesso "rigurgito nazista", in realtà è positivo.

      Stiamo diventando tutti gnostici: Lucifero è il portatore di luce e Giuda era una brava persona.

      Non lo dico in senso ironico, ma cercando di interpretare il pensiero gnostico che ribaltava i ruoli definiti dalla dottrina cattolica.


      Idem con Hitler, chiamato spesso "Il male assoluto".

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  2. Se ne deve concludere che la "religione" consente di violare qualsiasi Legge. Molto bene a sapersi.

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    1. Non qualsiasi legge, ma solo quelle che hanno per vittime gli animali.

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  3. La legge dice che chiunque cagioni lesioni o uccida un animale senza necessità è punibile (cito a memoria).
    Dunque, dal momento che non sussiste la benchè minima necessità di mangiare carne (ma questo lo sappiamo solo noi che non ne consumiamo, i legislatori probabilmente si affidano a "luminari" quali Calabrese per legiferare su questi argomenti), significa che uccidere animali per mangiarli non rappresenta una necessità ma uno sfizio di gola. E quindi, non essendoci necessità alcuna, uccidere animali per mangiarli quando invece si potrebbe benissimo evitare rappresenterebbe un reato punibile. Ma mi pare che a tal riguardo esistano delle eccezioni alla regola proprio sul tema alimentazione, che di fatto non rendono perseguibile chi uccide animali per mangiarli (nonostante la non necessità del fatto). E non c'è da stupirsi, per niente, visti i miliardi di euro che girano attorno alla zootecnia. Figuriamoci se la legge avrebbe potuto essere obiettiva sull'argomento e non al servigio del business.
    Niente di nuovo sotto il sole.

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    1. Allo stesso modo in cui a ebrei e musulmani per motivi religiosi è stato permesso nel 1980 di uccidere gli animali senza stordimento, come la legge italiana invece imporrebbe.
      Sempre messi a 90 gradi, noi ma sprattutto gli animali.

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