Fonte: Libreidee
L’aristocrazia
nera, ovvero: storia
occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra,
il culto, la cultura e l’economia.
E’ il teama dell’ultima indagine di Riccardo Tristano Tuis,
saggista e musicista. Punto di partenza: quali sono le origini della
cosiddetta aristocrazia nera? Che cosa si nasconde dietro ai simboli,
l’araldica e le gesta di certi casati nobiliari? Che rapporto hanno
con il potere?
«Nel corso dei secoli – scrive Tuis – i simboli e le religioni
si sono trasformati in diábolos, strumenti d’inganno per separare
anziché essere impiegati nella loro funzione naturale di unità
(symbolon)», all’insegna del “divide et impera”, che «è
stata da sempre la regina delle strategie finalizzata al mantenimento
del potere
dell’aristocrazia nera sul territorio».
Poche famiglie, da sempre,
controllano la nostra vita. «Le radici della sanguinaria storia
dell’aristocrazia nera, che nel tempo prende le sembianze delle
famiglie di banchieri europei legate alla Chiesa e ad alcune
specifiche casate reali eurasiatiche, vanno cercate al di fuori
dell’Europa, in
popoli noti come Kazari, Sarmati e Sadducei che a un certo punto
conversero all’interno di un gruppo noto come Ashkenaziti,
mascherandosi come ebrei ortodossi o paladini della Cristianità,
raggiungendo le più alte cariche in tutta Europa». Queste famiglie –
scrive Uno Editori – iniziarono a spartirsi gli Stati europei,
dando così vita a faide interne come quella dei guelfi e dei
ghibellini e a uno scontro diretto con tutti i loro oppositori, fino
a giungere all’attuale costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale con
il suo occulto controllo globale attraverso una rete di organi
sovranazionali, congregazioni religiose, corporazioni economiche e di
comunicazione di massa».
L’autore mostra inoltre alcuni dei più
intimi segreti di questa oscura élite, smascherando l’intricata
rete che lega le religioni con i movimenti spirituali e le società
segrete con la politica
e i servizi segreti. L’opera presenta come chiave di lettura il
cosiddetto “criptosimbolismo” – ossia lo studio del simbolo nei
suoi diversi livelli di significato e la sua applicazione occulta
nella società – e di come sia stato praticato da una élite
originariamente proveniente dai “Popoli del mare” che
colonizzarono le aree in cui si fondarono la civiltà fenicia, del
Mar Nero, della Valle dell’Indo, nonché quelle sumera, cinese,
egizia e mesoamericana, per poi diversificarsi nei ceppi
sarmato-sadduceo che diedero i natali all’élite sacerdotale del
Tempio della Palestina e dei cavalieri nomadi degli Urali, da cui
ebbero a loro volta origine le casate europee.
«Questa élite ha
rappresentato la casta sacerdotale, guerriera e mercantile del
tessuto sociale ove si infiltrava e ha sempre detenuto il potere
religioso, militare e finanziario e dunque politico fin dai tempi
della Sumeria e dell’antico Egitto», continua l’editore. «Solo
negli ultimi secoli il suo potere
si è esteso al punto che, per proteggersi, si è dovuta celare sotto
falsi nomi e mansioni, senza così esporsi all’attenzione delle
masse, tranne nel caso dei reali inglesi che sono pubblicamente a
capo dello Stato e della Chiesa anglicana, caso che si ripresenta
anche in Norvegia e Andorra».
L’aristocrazia nera, infatti, «fa
di tutto per mantenere nascoste le sue oscure origini e le sue trame
per manipolare la storia:
troppo spesso i tiranni o dittatori che muoiono ghigliottinati,
fucilati o per mano della folla sono in realtà solo dei burattini,
teleguidati dai veri governanti che si nascondono dietro di loro».
Attraverso il Sacro Romano Impero, sostiene Tuis, questa élite
occulta conquistò l’Europa
e alcune aree limitrofe, poi con le Repubbliche marinare si espanse
nel Mediterraneo ed esplorò nuove aree di colonizzazione, infine con
l’Impero britannico raggiunse tutti e cinque i continenti che,
attualmente, sono per la maggior parte posti sotto il protettorato
militare degli Stati Uniti d’America.
«Se gli Stati Uniti
sono divenuti il braccio armato dell’aristocrazia nera, restano al
momento ancora Roma e Londra le due capitali del loro potere».
Spiegazione: «Roma è la caput mundi del culto in tutte le sue
diversificazioni, mentre Londra è la stanza dei bottoni in cui si
controlla il mondo attraverso l’ingegneria sociale, l’alta
finanza e il
signoraggio bancario».
Quella dei grandi banchieri internazionali,
che stampano moneta privata e la vendono agli Stati, «è la secolare
truffa che ha permesso ad alcune specifiche famiglie di acquisire i
mercati, i monopoli, le Repubbliche e monarchie infiltrandosi nelle
casate europee al punto da sostituirsi a buona parte di esse».
L’autore mostra come le famiglie di banchieri europei, legate alla
Chiesa e ad alcune specifiche casate reali, non siano realmente
europee ma provengano invece da alcune popolazioni asiatiche. «Tutti
i presidenti degli Stati Uniti d’America provengono dalla schiatta
dei Plantageneti, nello specifico da Re Giovanni d’Inghilterra». E
la casata dei Plantageneti «è in realtà una ramificazione guelfa
di quella che è stata la potente e stratificata casata europea,
l’aristocrazia nera per eccellenza: i Welfen».
[N.d.R. Articolo segnalato da Sergio Boschian, che ringrazio]
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