venerdì 20 maggio 2016

Le meste considerazioni di un uomo saggio


Testo di Dario Dabizzi

Oggi è giorno di riflessioni. Io ho le idee chiare sul mio futuro. Comprendo di essere in rotta di collisione con il sistema, con tutta questa gente che "invade" il mio spazio esistenziale. E' un ragionamento distorto, contorto, castrante e me ne rendo conto. Ma io non mi ci trovo nella vita reale con questa società che cambia e diventa multirazziale, multiculturale, eterogenea e inglobante. Tutta questa tecnologia infarcita dell'inutile, l'adattamento a un modello esistenziale sempre meno umano, di basso livello mi destabilizza. D'altronde non mi ci vedo più nemmeno nel vecchio mondo. Ciò che salverei è solo un po' di vintage tra vestiti e canzoni che mi ricordano la giovinezza. 

 
Dicevo che ho le idee chiare. Vivo razionalmente il presente cercando la via di fuga. Sono come gli elefanti. Sapete cosa fanno i vecchi del gruppo? Si isolano e vanno a passare l'ultima vita, ciò che resta del giorno, nascondendosi nelle foreste. Una morte dignitosa, rispettosa, un non voler lasciare il dolore negli occhi degli elefanti più giovani. Gli elefanti percepiscono, d'istinto forse, ma più probabilmente per mirabile intelligenza, il senso della vita. Intendiamoci non ho pensieri di morte, né voglia di fare l'elogio della morte, ma avverto che sono entrato in un'altra fase della vita dove non conta più la competizione sociale, l'affermazione di ciò che si è. Ora prevale l'assaporare, il gustare le cose belle della vita, buttando via il marciume moralistico, retorico e vano tipico della giovinezza. 

Si cerca il bello della lentezza, il particolare che prima non avevi tempo di osservare, mentre assume prepotente importanza sublime la meditazione cercando chi siamo. Già, chi sono io? Chi sei tu? Farò di tutto per lasciarmi alle spalle il passato, anche se terrò fede ai sentimenti e al senso dell'onore che mi appartiene, farò ogni cosa per trovare la felicità. Se un Dio esiste, comunque si chiami e in qualunque modo si manifesti non può aver pensato per noi come vita ideale bollette, smog e devastazioni morali. Credo di aver perso la strada, di essere fuori rotta rispetto allo spirito che pervade l'universo. E anche se si tratta di una mera illusione voglio vivere così. Diverrò un eremita probabilmente, affascinato terribilmente dalla romantica visione di me sotto i cieli stellati di montagna la notte, di me ad ascoltare l'acqua fresca del ruscello sotto un freddo sole invernale, a respirare il vento correndo a perdifiato. Scriverò, dipingerò, modellerò la materia. Sarò un uomo libero, un giorno.

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