Fonte:
Italiano sveglia!
L’ITALIA
TRA POCO SARA’ ALLA FAME: OLTRE 2 MILIONI DI FAMIGLIE ITALIANE
SENZA NESSUN REDDITO O LAVORO, IN AUMENTO LA POVERTA’ ASSOLUTA!
PEGGIO DI NOI SOLO LA GRECIA! E’ LA FINE?
Secondo
l’ultimo Rapporto relativo al 2015 dell’Istat, in Italia 2,2
milioni di famiglie vivono senza redditi da lavoro.
Le famiglie “jobless” sono passate dal 9,4% del
2004 al 14,2% dell’anno
scorso; nel Mezzogiorno raggiungono il 24,5%,
quasi un nucleo su quattro. La quota scende all’8,2% al Nord e
all’11,5% al Centro. Questi dati riguardano soprattutto le famiglie
giovani,
meno per quelle adulte:
per le prime l’incidenza è raddoppiata dal 6,7% al 13%,
per le seconde è passata dal 12,7% al 15,1%.
Aumentano inoltre i nuclei in cui a lavorare è solo
la donna.
Le
parole del presidente Alleva –
Dopo una recessione “lunga e profonda, senza più termini di
paragone nella storia in cui l’Istat è stato testimone in questi
90 anni”, l’Italia sperimenta “un primo, importante, momento di
crescita persistente anche se a bassa intensità”. Così il
presidente dell’Istat Giorgio
Alleva alla
presentazione del Rapporto
annuale dell’istituto.
“Rispetto ai precedenti episodi di espansione ciclica la ripresa
produttiva appare caratterizzata da
una maggiore fragilità”
– ha poi aggiunto.
Forti
disparità tra Nord e Sud –
Nel 2015 la povertà
in Italia non
è diminuita e al
Sud la
situazione è molto
peggiore rispetto al Nord.
Nel Mezzogiorno la quota di persone gravemente deprivate risulta
oltre tre volte più elevata che al Nord. Inoltre, il disagio
economico si mantiene su livelli alti per le famiglie con a capo una
persona in cerca di occupazione o con occupazione part-time.
Spesa
sociale inefficiente: peggio solo la Grecia –
Il sistema di protezione sociale italiano è tra i
meno efficaci a
livello europeo. La spesa pensionistica comprime il resto dei
trasferimenti sociali, aumentando così il rischio povertà. Solo
in Grecia il sistema di aiuti è meno efficiente che
in Italia.
Disuguaglianza
nella distribuzione del reddito –
La disuguaglianza nella distribuzione del reddito è
aumentata tra
il 1990 e il 2010; si tratta peraltro dell’incremento più alto tra
i paesi per i quali sono disponibili i dati. Il reddito familiare è
un fattore determinante: nel nosto Paese, il vantaggio degli
individui con status di partenza “alto”
(ossia che a 14 anni vivevano in casa di proprietà e che avevano
almeno un genitore con istruzione universitaria), rispetto a quelli
provenienti da famiglie di status “basso”
(cioè con genitori con istruzione di livello basso e con casa in
affitto) è
molto forte. La
stessa preoccupante situazione è presente anche nel Regno Unito e in
Spagna.
Le
differenze di genere,
di età,
di titolo
di studio e
la stabilità
dell’occupazione sono le fonti
principali della disuguaglianza nella
distribuzione dei redditi lordi da lavoro sul mercato.
Allarme
povertà tra i minori, meglio gli anziani –
L’incidenza di povertà relativa per i minori, che tra il 1997 e il
2011 aveva oscillato su valori attorno al 12%, è salita
al 19% nel 2014.
Al contrario, tra gli anziani –
che nel 1997 presentavano un’incidenza di povertà superiore del 5%
a quella dei minori – si è osservato un
progressivo miglioramento (da 16,1% a 9,8%,
ovvero inferiore di 10 punti percentuali rispetto a quella dei più
giovani). Per l’Istat tale positivo cambiamento è dovuto
all’ingresso progressivo tra gli over 64 di generazioni con titoli
di studio più elevati e
una storia
contributiva migliore.
Aumenta
la spesa pensionistica –
La spesa pensionistica ha avuto un rallentamento negli anni, ma è
aumentata fino a raggiungere il 17,2%
del Pil. Secondo l’Istat, gli interventi normativi varati a partire
dagli anni Novanta non sono riusciti a interrompere tale crescita
in misura consistente, pur di fatto rallentandola. Inoltre, nel 2014
i nuovi
pensionati di vecchiaia si
concentrano nella classe
di reddito più elevata:
essi dunque ricevono prestazioni più
alte di
quelli del 2003, in conseguenza di carriere lavorative e contributive
più lunghe e regolari.
Cresce
la spesa sanitaria pubblica, diminuiscono i ricoveri –
La spesa sanitaria pubblica è passata da circa 75
miliardi del
2001 a 111 del
2014, con una crescita media annua del 5,5% nel
periodo 2001-2008 e
una sostanziale stabilità tra il 2009 e 2014. La spesa
ospedaliera è
quella che ha più risentito della contrazione osservata nell’ultimo
periodo: cresciuta dal 2001 al 2008, è poi diminuita dal 2009 al
2014 di quasi l’1% l’anno.
Anche il numero dei ricoveri è diminuito: per il periodo 2009-2014
il calo medio annuo è stato del 4%.
Quindi, sottolinea l’Istat, alla diminuzione dei ricoveri non
corrisponde una proporzionale riduzione della spesa ospedaliera: ciò
conferma la difficoltà che
incontra il sistema a fronteggiare i problemi legati
ai vincoli di finanza
pubblica.
Minorenni
sempre più poveri e vulnerabili –
I bambini e in generale i minorenni sono sempre
più vulnerabili:
hanno infatti pagato il prezzo più elevato della crisi economica in
Italia. L’incidenza di povertà relativa per i minori ha raggiunto
infatti il 19% nel
2014. Spesso tale vulnerabilità è legata alle difficoltà dei
genitori a sostenere il peso economico della prima fase del ciclo di
vita familiare, a seguito di opportunità
di lavoro scarse e precarie.
Inoltre, rileva l’Istat, per i bambini il rischio di essere poveri
è spesso associato anche alla ripartizione
geografica di
residenza e al titolo di studio della persona di riferimento in
famiglia. In particolare, i minori
del Mezzogiorno e
quelli che vivono in famiglie con a capo una persona con al massimo
la licenza elementare presentano un rischio di povertà
relativa quattro
volte superiore rispetto
a quello dei residenti
nel Nord e
a coloro che vivono con una persona di riferimento diplomata.
Lei che va alla caritas a prendere derrate alimentari, ci pensi bene: lei sottrae ai veri poveri quel che necessitano.
RispondiEliminaCome osi offendere lei che non sa con chi parla?abbia la cortesia di essere meno insolente mangiapianeta.e poi tutte le macchine che girano in strada?io non ho visto una diminuizione di macchine e di telefonini e di spettatori di calcio.mi si perdoni ma vada a fare la morale a babbo natale
RispondiEliminaAltra tecnica dei troll: lavorano a coppie e uno contraddice l'altro, così da far sembrare che il sito sia frequentato da deficienti.
RispondiEliminaCredo che durerete poco qui, anche se cambiate nick name. Ho una certa abilità a riconoscere le zecche. Per stavolta lascio i vostri rigurgiti, ma sarà l'ultima.
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RispondiEliminaSei una persona inutile.
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