mercoledì 18 maggio 2016

Le industrie del farmaco fanno la voce grossa



UDINE. Coperture vaccinali in picchiata in seguito a una campagna di “disinformazione” che ha fatto breccia fra i genitori, sempre più restii a proteggere i loro bambini da malattie potenzialmente pericolose. A volte su consiglio degli stessi pediatri. Una china pericolosa, secondo l’Ordine dei medici di Udine, che intende reagire con decisione sanzionando la disobbedienza dei camici bianchi. «Abbiamo intenzione di adottare procedimenti disciplinari nei confronti dei medici che sconsigliano le vaccinazioni o dimostrano un atteggiamento scettico e titubante, sia nei confronti dell’antinfluenzale, che dei vaccini pediatrici», annuncia il presidente Maurizio Rocco, raccogliendo gli indirizzi della Federazione nazionale. «È necessario porre fine a un problema culturale generato dalla divulgazione di stupidaggini senza basi scientifiche attraverso una propaganda straordinaria avviata da persone che, si è appreso, non avevano alcun titolo per affermarle – tuona il segretario nazionale Luigi Conte –. È tempo di applicare provvedimenti disciplinari per sanzionare i medici che contravvengono al codice deontologico, sottraendo pazienti a terapie convalidate».

 
La necessità di invertire la rotta in Friuli Venezia Giulia scaturisce dai dati: «Le coperture vaccinali garantite ai bambini a 24 mesi di età hanno subito un decremento progressivo negli ultimi due o tre anni – tira le somme Tolinda Gallo del Dipartimento di prevenzione dell’Aas 4 Friuli Centrale – a fronte della copertura vaccinale ideale del 95% – che fino al 2005 non solo era garantita, ma in molti casi superata – per le vaccinazioni sulle quali esiste l’obbligo di legge, le percentuali regionali dello scorso anno non arrivano al 91%. Relativamente al 2015 infatti, per la difterite la media regionale delle vaccinazioni è del 90,3% con punte massime del 91,6% nell’Aas 5 Bassa friulana e minime nella Aas 4 Medio Friuli dell’88,8%. Va poco meglio per l’antitetanica, che si attesta su una media del 90,8%, salendo al 91,9% nella Aas 5 e precipitando all’89,2% nella Aas 4. Dati sovrapponibili quelli sui vaccini per l’Epatite B che, a fronte di una media dell’89,7%, registra un picco del 91,2% nella Aas 5 e un minimo dell’88% nell’Aas 4. E ancora, l’antipolio non va oltre il 90,4% su base regionale per scendere all’88,4% e salire nell’Aas5 al 91,7%. Dati ancora inferiori per la copertura contro la pertosse, che in regione non oltrepassa il 90,2%, l’Haemophilus influenzae B (un batterio che causa infezioni spesso severe, soprattutto tra i bambini di età inferiore ai 5 anni) incassa appena l’89,6% su base regionale, va ancora peggio per il meningococco C (84%), lo pneumococco (81%) e perfino il morbillo (82%), quindi la parotite (81,8%), la rosolia (81,9%) e la varicella, che registra coperture massime del 77,3% nella Aas 3 Alto Friuli e minime del 56,2% nella Aas 1 di Trieste e in quella dell’Isontino.


«Sono dati che preoccupano – spiega Gallo – anche se i primi mesi del 2016 hanno manifestato segni di una timida ripresa che va sostenuta, poiché le conseguenze della diminuzione della copertura vaccinale si traducono in termini concreti: nel 2014 in regione si sono verificati 25 casi di morbillo e, nel 2010, un neonato ammalato di pertosse è morto». Da qui l’impegno dell’Ordine dei medici a sorvegliare un fenomeno che, sottolinea Conte, «a forza di bugie e disinformazione, non solo rischia di avere conseguenze sul singolo, ma anche di provocare ricadute sull’intera collettività». Proprio per affrontare queste problematiche e prevenire la formazione di «sacche di persone suscettibili con conseguenze gravi a causa della perdita dei vantaggi “dell’immunità di gregge”, per cui esiste il rischio di casi sporadici anche per malattie come la polio e la difterite», l’Ordine dei medici di Udine ha organizzato un convegno nella sede di via Diaz, sabato a partire dalle 9, intitolato “Vaccinazioni: up to date in Fvg” che riunirà i massimi esperti del settore. L’obiettivo è contenere i rischi per la salute collettiva dovuti all’esitazione vaccinale e alla crescita della rinuncia ad adottare misure di prevenzione.

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