mercoledì 4 maggio 2016

Un altro attacco imperialistico all'Europa



Il 7 maggio, a Roma, si terrà una manifestazione nazionale contro il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il Trattato di libero scambio tra Ue e Usa, i cui negoziati sono in corso dal luglio 2013. La manifestazione è promossa dal Campagna Stop TTIP Italia e si terrà a due settimane di distanza dal recente vertice dei G5, che ha visto il presidente Usa, Barack Obama, fare pressing sui leader europei per arrivare alla firma entro la fine dell’anno, prima della conclusione del suo secondo mandato. 

 
Da parte italiana, la reazione è stata tiepida: «Siamo favorevoli al trattato e spingiamo perché si concluda nel rispetto di alcune specificità», ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Da parte francese, invece, la reazione è stata più netta, con il premier Manuel Valls che si è dichiarato «preoccupato dalla piega presa dalle trattative – e aggiunge: – non possiamo accettare negoziati che mettano in discussione i nostri servizi pubblici, un certo numero di nostri prodotti, la nostra agricoltura, la nostra cultura». In questi giorni è stato pubblicato nei   17 Paesi europei interessati e negli Usa il rapporto Contadini europei in svendita – I rischi del TTIP per l’agricoltura europea, redatto da Friends of the Earth Europe (pubblicato in Italia in collaborazione con l’associazione Fairwatch). Il dossier segnala “che il TTIP porterà a un’ulteriore intensificazione delle coltivazioni e della concentrazione nelle mani delle corporation dell’agricoltura sulle due sponde dell’Atlantico. Anche la sicurezza dei consumatori e la protezione ambientale ne verranno danneggiate perché sia il governo sia le organizzazioni dei produttori Usa stanno apertamente chiedendo all’Europa di indebolire i sistemi di protezione in ambiti quali l’approvazione di cibo Ogm, le regole sulla sicurezza dei pesticidi, il bando sugli ormoni e i lavaggi anti-patogeni nella produzione di carni di pollo”.

 
Secondo il rapporto, il contributo dell’agricoltura al Pil europeo potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di lavoro, mentre quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%.  L’impatto negativo non sarebbe attenuato dall’eventualità che la Commissione Ue riuscisse a portare a casa un buon accordo sulle Indicazioni Geografiche protette, perché questo andrebbe a beneficio solo di un “piccolo gruppo di produttori di questo settore in pochissimi Stati membri. C’è il pericolo che tutti gli altri attori del settore agroalimentare vengano svenduti nel tentativo della Commissione di portare a casa un testo ad ogni costo”.
Prendendo in considerazione i dati relativi al 2010, il rapporto osserva che l’86% delle esportazioni di Indicazioni Geografiche è stato coperto da soli tre Paesi – Francia, Italia e Regno Unito – “con un pugno di prodotti che fanno il grosso di questo affare: champagne, cognac, scotch whisky, Grana Padano e Parmigiano Reggiano”. Andando più nel dettaglio, si afferma che Il 90% dei prodotti a Indicazione Geografica protetta esportati fuori dall’Europa sono vini e alcolici, mentre per i produttori di Indicazioni Geografiche agroalimentari sono molto più importanti il mercato interno ed europeo. Il tema delle Indicazioni Geografiche, di cui l’Italia detiene il maggior numero e a cui sono poco interessati i paesi del Nord Europa, è stato assunto dal governo italiano come punto irrinunciabile della trattativa, insieme alla lotta contro l’Italian sounding, cioè l’utilizzo di immagini e nomi evocativi del nostro paese e dei nostri prodotti per alimenti made in Usa.


Nel rapporto dei Friends of the Earth Europe, invece, questo tema viene considerato quasi come un cavallo di Troia, di cui la Commissione Ue vuole servirsi per far passare il TTIP. Infatti, anche nell’analisi del settore lattiero caseario il rapporto afferma che la Commissione europea sostiene che il TTIP aumenterà le esportazioni di questo settore ma osserva che la maggior parte dei guadagni riguarderanno il formaggio, affermando che la Commissione “sembra voler mettere una grande enfasi nella conquista di protezione per una lista di prodotti ad Indicazione Geografica registrata, una gran parte dei quali dovrebbero essere proprio formaggi. Le organizzazioni di categoria hanno espresso la preoccupazione che gli interessi di altri comparti del lattiero-caseario saranno sacrificati dalla Commissione al fine di trovare un accordo”.
Intanto, il 29 aprile si è concluso il 13esimo round di negoziati sul TTIP, senza affrontare la questione delle Indicazioni Geografiche e gli altri temi spinosi, come risulta dalla trascrizione della conferenza stampa finale. La possibilità che il Trattato possa essere firmato prima della fine dell’anno sembra essere sfumata.

4 commenti:

  1. @Gentili & attenti LETTORI,

    intanto un doveroso ringraziamento al DURIA per aver postato questo "inquietante" articolo, se passa il TTIP molte aziende agricole & agroalimentari chiuderanno;

    ma NON solo la ns. salute e quella delle ns. famiglie sarà MENO tutelata in quanto le leggi USA sono più permissive di quelle UE, ad es. in USA è permesso l' uso di ormoni negli allevamenti zootecnici NON è obbligatorio scrivere in etichetta prodotti con OGMtransgenici etc. etc. !!!!

    RIFLETTETE GENTE, RIFLETTETE ATTENTAMENTE e fate GIRARE questo MESSAGGIO di CONOSCENZA a TUTTI/E

    SDEI

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    1. Se non ho capito male, l'articolo si chiude con una nota di speranza: entro il 2016 non sarà firmato alcun trattato.



      Io comunque, già ora m'incavolo quando al supermercato prendo in mano cipolle della Nuova Zelanda e uvetta sultanina del Cile.

      Come si può fermare questa maledetta globalizzazione?

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    2. Quando un processo è innescato (di queste proporzioni, poi, e con il dio denaro di mezzo), non vedo alcuna speranza di ritorno.

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    3. Per ora la Francia resiste e non è la prima volta che tiene testa agli USA.

      Per forza! Hanno l'atomica!

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