Fonte:
Il Fatto Alimentare
Il
7 maggio, a Roma, si terrà una manifestazione nazionale contro il
TTIP
(Transatlantic Trade and Investment Partnership), il Trattato di
libero scambio tra Ue e Usa, i cui negoziati sono in corso dal luglio
2013. La manifestazione è promossa dal Campagna Stop TTIP Italia e
si terrà a due settimane di distanza dal recente vertice dei G5, che
ha visto il presidente Usa, Barack Obama, fare pressing sui leader
europei per arrivare alla firma entro la fine dell’anno, prima
della conclusione del suo secondo mandato.
Da parte italiana, la
reazione è stata tiepida: «Siamo
favorevoli al trattato e spingiamo perché si concluda nel rispetto
di alcune specificità»,
ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Da parte
francese, invece, la reazione è stata più netta, con il premier
Manuel Valls che si è dichiarato «preoccupato
dalla piega presa dalle trattative – e aggiunge: – non possiamo
accettare negoziati che mettano in discussione i nostri servizi
pubblici, un certo numero di nostri prodotti, la nostra agricoltura,
la nostra cultura». In
questi giorni è stato pubblicato nei 17 Paesi europei
interessati e negli Usa il rapporto Contadini
europei in svendita – I rischi del TTIP per l’agricoltura
europea,
redatto da Friends of the Earth Europe (pubblicato in Italia in
collaborazione con l’associazione Fairwatch). Il dossier segnala “che il TTIP porterà a un’ulteriore intensificazione delle
coltivazioni e della concentrazione nelle mani delle corporation
dell’agricoltura sulle due sponde dell’Atlantico. Anche la
sicurezza dei consumatori e la protezione ambientale ne verranno
danneggiate perché sia il governo sia le organizzazioni dei
produttori Usa stanno apertamente chiedendo all’Europa di
indebolire i sistemi di protezione in ambiti quali l’approvazione
di cibo Ogm, le regole sulla sicurezza dei pesticidi, il bando sugli
ormoni e i lavaggi anti-patogeni nella produzione di carni di pollo”.
Secondo
il rapporto, il contributo dell’agricoltura al Pil europeo
potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di
lavoro, mentre quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%.
L’impatto negativo non sarebbe attenuato dall’eventualità che la
Commissione Ue riuscisse a portare a casa un buon accordo sulle
Indicazioni Geografiche protette, perché questo andrebbe a beneficio
solo di un “piccolo
gruppo di produttori di questo settore in pochissimi Stati membri.
C’è il pericolo che tutti gli altri attori del settore
agroalimentare vengano svenduti nel tentativo della Commissione di
portare a casa un testo ad ogni costo”.
Prendendo
in considerazione i dati relativi al 2010,
il rapporto osserva che l’86% delle esportazioni di Indicazioni
Geografiche è stato coperto da soli tre Paesi – Francia, Italia e
Regno Unito – “con
un pugno di prodotti che fanno il grosso di questo affare: champagne,
cognac, scotch whisky, Grana Padano e Parmigiano Reggiano”. Andando
più nel dettaglio, si afferma che Il 90% dei prodotti a Indicazione
Geografica protetta esportati fuori dall’Europa sono vini e
alcolici, mentre per i produttori di Indicazioni Geografiche
agroalimentari sono molto più importanti il mercato interno ed
europeo. Il tema delle Indicazioni Geografiche, di cui l’Italia
detiene il maggior numero e a cui sono poco interessati i paesi del
Nord Europa, è stato assunto dal governo italiano come punto
irrinunciabile della trattativa, insieme alla lotta contro l’Italian
sounding,
cioè l’utilizzo di immagini e nomi evocativi del nostro paese e
dei nostri prodotti per alimenti made in Usa.
Nel
rapporto dei Friends of the Earth Europe, invece, questo tema viene
considerato quasi come un cavallo di Troia, di cui la Commissione Ue
vuole servirsi per far passare il TTIP. Infatti, anche nell’analisi
del settore lattiero caseario il rapporto afferma che la Commissione
europea sostiene che il TTIP aumenterà le esportazioni di questo
settore ma osserva che la maggior parte dei guadagni riguarderanno il
formaggio, affermando che la Commissione “sembra
voler mettere una grande enfasi nella conquista di protezione per una
lista di prodotti ad Indicazione Geografica registrata, una gran
parte dei quali dovrebbero essere proprio formaggi. Le organizzazioni
di categoria hanno espresso la preoccupazione che gli interessi di
altri comparti del lattiero-caseario saranno sacrificati dalla
Commissione al fine di trovare un accordo”.
Intanto,
il 29 aprile si è concluso il 13esimo round di negoziati sul TTIP,
senza affrontare la questione delle Indicazioni Geografiche e gli
altri temi spinosi, come risulta dalla trascrizione della conferenza
stampa finale. La possibilità che il Trattato possa essere
firmato prima della fine dell’anno sembra essere sfumata.
@Gentili & attenti LETTORI,
RispondiEliminaintanto un doveroso ringraziamento al DURIA per aver postato questo "inquietante" articolo, se passa il TTIP molte aziende agricole & agroalimentari chiuderanno;
ma NON solo la ns. salute e quella delle ns. famiglie sarà MENO tutelata in quanto le leggi USA sono più permissive di quelle UE, ad es. in USA è permesso l' uso di ormoni negli allevamenti zootecnici NON è obbligatorio scrivere in etichetta prodotti con OGMtransgenici etc. etc. !!!!
RIFLETTETE GENTE, RIFLETTETE ATTENTAMENTE e fate GIRARE questo MESSAGGIO di CONOSCENZA a TUTTI/E
SDEI
Se non ho capito male, l'articolo si chiude con una nota di speranza: entro il 2016 non sarà firmato alcun trattato.
EliminaIo comunque, già ora m'incavolo quando al supermercato prendo in mano cipolle della Nuova Zelanda e uvetta sultanina del Cile.
Come si può fermare questa maledetta globalizzazione?
Quando un processo è innescato (di queste proporzioni, poi, e con il dio denaro di mezzo), non vedo alcuna speranza di ritorno.
EliminaPer ora la Francia resiste e non è la prima volta che tiene testa agli USA.
EliminaPer forza! Hanno l'atomica!