Rileggendo gli appunti di qualche anno
fa, mi sono accorto che il motivo del contendere - cioè il “casus
belli” - delle litigate tra me e Tina, era dovuto principalmente ai
cani. Anni fa si arrabbiava se davo da mangiare ai cani randagi,
vergognandosi di me perché la gente pensava che io fossi un vazaha
scemo. Quando abbiamo abitato insieme in affitto e io volevo cucinare
del riso anche per i cani del vicinato, che giravano liberi nel
quartiere, Tina esigeva che il cibo per loro venisse cucinato in
pentole diverse da quelle usate per noi. Del resto, quando ad
Ankilibe misi un serpente boa nella borsa frigo, per andare a
liberarlo nella brousse lontano dal nostro bungalow, si arrabbiò
perché così facendo non avremmo più potuto usarla noi, per
metterci le nostre vivande.
Il fenomeno per cui certi esseri umani
sono intolleranti verso gli animali si chiama zoofobia, che al suo
interno può avere aspetti come l'aracnofobia e l'ofidiofobia,
atteggiamenti, questi ultimi, comprensibilissimi e che affondano le
loro radici nel nostro atavico passato. Ma quello di Tina verso i cani, se in
parte può dipendere dalla paura dei loro morsi, diventa inspiegabile
quando si tratta di cuccioli. E in effetti, soltanto fino a un paio
di anni fa non mi permetteva di fare entrare in casa un cucciolo che
era stato separato dalla madre e non la smetteva di piangere per
tutta la notte.
Tuttavia, se quando si tratta di dar da mangiare ai
cani ci dev'essere, anche ora, il loro “alika finga” (piatto per
cani), che in genere è una vecchia padella ammaccata o una terrina
sbeccata, l'anno scorso ho notato un piacevole cambiamento in lei: mi
permetteva di dare del pane ai cani randagi di Antsirabe e anzi era
lei stessa a sollecitarmi a farlo, comprandomi le baguette ai
chioschi senza protestare e rimanendo a breve distanza mentre compivo
l'operazione. E senza provare il minimo disagio. Mi auguro che ciò
sia dipeso da una sua crescita personale, avendo capito quanto per me
sia importante, e non piuttosto dal fatto che eravamo turisti in
visita ad Antsirabe, cioè lontano dai luoghi dove lei risiede e dove
è conosciuta. Vedremo il seguito.
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