Dopo i pesci, gli uccelli. Se per
ragioni storiche e psicologiche i pesci, per la loro natura aliena,
non hanno mai suscitato più di tanto la nostra compassione, con gli
uccelli gli esseri umani hanno un altro approccio. Grosso modo gli
uccelli si possono dividere in due grandi categorie: quelli canori e
quelli che non lo sono. A questi ultimi è stato riservato il destino
di essere divorati e ai primi quello di essere imprigionati in attesa che cantino, ma in entrambi i casi di nota la ferocia umana che fa
di tutto il Creato un oggetto da usarsi a propria discrezione. Si
chiama antropocentrismo, dal mio punto di vista è la fonte di tutti
i mali e non vale la pena ribadirne il concetto, di tanto ovvio e
palese che è. L'uomo al primo posto sta all'etnia al primo posto
come lo specista sta al razzista. E chiudiamo qui il pistolotto!
Nella vita sociale delle città del Madagascar, per scendere
dall'empireo delle teorie morali, è possibile incontrare per strada
bambini che girano vendendo piccoli uccelli, presi di solito dopo
averli storditi con le fionde. Non frequentando la scuola, schiere di
ragazzini armati di fionde autocostruite, girano le periferie e le
boscaglie attorno ai villaggi cercando di abbattere piccoli ploceidi,
con l'approvazione degli adulti che a quell'età facevano la stessa
cosa (vischiosità educativa, la chiamano i pedagogisti) e ora fanno
la stessa cosa ma su animali più grandi (zebù, maiali, ecc. che
vengono abbattuti con strumenti più micidiali delle fionde).
A un occhio disincantato, cioè libero
dal fascino perverso della morte e delle tecniche di sopravvivenza,
non meno fascinose, dei popoli nativi, tutto ciò appare come la
sistematica devastazione di una natura che è prodiga suo malgrado,
ma che, sempre all'occhio disincantato di prima, sta dando da tempo
segnali d'insofferenza. Gli occhi dei malgasci, purtroppo, siano essi
adulti o bambini, non riescono a cogliere quei segnali e continuano
per forza d'inerzia a devastare e distruggere, ottenendo un qualche
vantaggio economico per sé e nel contempo impoverendo tutti. Si
capisce che se abilissimi ragazzini frombolieri si accaparrano
uccelletti rari, poi non ce ne saranno più per gli ornitologi vazaha
amanti del birdwatching, e a me sembra già di sentire le obiezioni
dei benpensanti: “Chissenefrega degli ornitologi! Qui c'è gente
che muore di fame!”.
A parte il fatto che non è vero, che i
ragazzini e i loro familiari muoiano di fame, ci potrebbero essere
delle vie di mezzo. Ovvero, delle mediazioni e dei compromessi. Io,
ornitologo vazaha, ti do gratuitamente sacchi di riso in abbondanza,
a patto che tu ragazzino descolarizzato lasci in pace gli uccelli.
Oppure, tanto per allargare il discorso e renderlo maggiormente
comprensibile, io, biologo marino vazaha, do a te pescatore del
villaggio di Ankilibe grandi quantitativi di riso a patto che tu, se
nelle tue reti ti capitano delle tartarughe marine, le ributti in
mare senza ferirle. Nella realtà sapete cosa succede? Che il ragazzino
descolarizzato e il pescatore di Ankilibe, dopo aver preso i sacchi
di riso, se ne fregano delle promesse fatte ai vazaha e continuano
imperterriti a catturare uccelli e tartarughe marine, ché tanto la
polizia è collusa, mentre i vazaha sono, per antonomasia, dei
coglioni. Vi sembra giusto? Io mi sento preso in giro. Mi sento
avvilito e amareggiato. E anche un po' coglione!
Questo pianeta è in mano a dei pazzi esagitati che qualsiasi cosa si muove si buttano come demoni sciolti con gli occhi fuor di orbita.kmq il serbatoio di madre terra è in esurimento con buona pace dei mangiatori di pianeti.
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