Fonte: Il Fatto Quotidiano
La recente notizia dell’acquisto
della Monsanto da parte di Bayer è fonte di preoccupazioni molto
serie in chi ha a cuore la salute pubblica perché le grandi manovre
condotte dalle multinazionali dell’agrochimica stanno portando alla
concentrazione in pochissime mani di un enorme potere di controllo
sia sulla produzione di cibo che su quella dei farmaci: elementi
fondamentali per la salute delle popolazioni. Se prima bastavano le
dita di due mani per contare i soggetti che controllavano il settore,
oggi, dopo le concentrazioni in atto, le dita di una mano sono
sovrabbondanti: in pratica, quando le fusioni in atto andranno
definitivamente in porto, saranno solo tre i soggetti che si
spartiranno un mercato da cui dipendono le vite dell’intera
popolazione mondiale: Du Pont-Dow Chemical, Syngenta- ChemChina
e Bayer-Monsanto. L’unica multinazionale del settore che è rimasta
tagliata fuori è la Basf, che pure aveva tentato la scalata a
Syngenta, ma è stata battuta dal colosso cinese ChemChina, lo stesso
che ha acquisito la nostra Pirelli.
In particolare è l’ultimo accordo in
ordine di tempo tra Bayer e Monsanto, quello destinato a generare il
maggiore scalpore per la grande esposizione mediatica della
multinazionale statunitense, leader nella produzione di sementi Ogm,
in particolare di quelli resistenti all’erbicida Roundup. Come è
ben noto anche l’erbicida è prodotto dalla Monsanto ed è a base
di glifosato, sostanza recentemente classificata come probabile
cancerogeno per l’uomo ed al centro di grande dibattito nei mesi
scorsi per quanto riguarda il rinnovo della sua commercializzazione
in Europa.
In realtà le promesse degli Ogm
faticano sempre di più ad essere mantenute, sia perché le spese
a carico degli agricoltori sono quadruplicate e i guadagni non
sono quelli sperati, sia perché stanno aumentando le piante che
presentano resistenza al glifosato e molecole sempre più potenti e
pericolose per la salute vengono messe in commercio con tutto ciò
che ne consegue. Già nel 2015 un articolo sul New England
Journal of Medicine segnalava l’utilizzo di un nuovo composto
ottenuto dalla aggiunta al glifosato del 2-4D, un componente del
famigerato “agente arancio” usato come defoliante in Vietnam.
Ma sia ben chiaro, l’effetto
cancerogeno è solo la punta dell’iceberg del complesso delle
patologie umane cronico-degenerative correlabili ad esposizione
cronica a pesticidi, compreso il glifosato. La letteratura
scientifica che correla l’esposizione a pesticidi a malattie quali
Parkinson, Alzheimer, Sla, diabete, infertilità, endometriosi,
patologie respiratorie, autoimmuni, renali, cardiache, malformazioni
etc. è imponente e purtroppo si conferma che il solo vivere in
prossimità di aree in cui si pratica l’agricoltura industriale
diminuisce nei bambini le capacità cognitive e ne aumenta
il rischio di cancro.
Anche la Bayer è una delle massime
multinazionali della chimica, produttrice contemporaneamente di
farmaci e di pesticidi, specie insetticidi organofosforici utilizzati
in ambiente domestico, ma estremamente pericolosi se l’esposizione
avviene durante l’infanzia, la gravidanza o addirittura prima del
concepimento. Dati raccolti a livello internazionale e di recente
pubblicati hanno dimostrato che i rischi per tutti i tipi di leucemia
nella prole aumentano dal 30 al 55% e lo studio conclude con la
raccomandazione di limitare il più possibile l’esposizione indoor
a tali sostanze nelle fasi più precoci della vita. Ma come si può
pensare che chi trae profitto dal vendere farmaci e pesticidi non
eserciti ancor più di ora azioni lobbistiche volte ad intralciare
qualunque politica orientata alla prevenzione primaria, alla
sostenibilità e alla sicurezza alimentare?
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