Testo di Viktor Orban
Il destino degli ungheresi ha
incominciato ad incrociarsi con quello delle nazioni dell'Europa ed
è cresciuto fino ad essere così tanto una parte dell'Unione che
oggi non un singolo popolo - incluso il popolo Ungherese - può essere
libero, se l'Europa non è libera. E oggi l'Europa è fragile,
indebolita, malaticcia come “un fiore che è roso da
un verme invisibile”. Oggi, 168 anni dopo la grande Guerra
d'Indipendenza dei popoli europei, l'Europa, la nostra casa comune
non è libera! Signore e Signori, l'Europa non è
libera. Perché la libertà comincia dicendo la verità. Oggi in
Europa è proibito dire la verità. Anche se è fatta di seta,
una museruola è una museruola.
E' proibito dire che quelli che
arrivano non sono rifugiati, ma che l'Europa è minacciata
dall'immigrazione. E' proibito dire che decine di milioni sono pronti
a dirigersi nella nostra direzione. E' proibito dire che
l'immigrazione porta crimine e terrore nei nostri stati. E' proibito
puntualizzare che le masse che stanno arrivando da altre civiltà
sono un pericolo per il nostro modo di vivere, la nostra cultura, le
nostre abitudini e le nostre tradizioni cristiane. E' proibito
puntualizzare che quelli che sono arrivati prima hanno già
costruito il proprio nuovo, separato mondo per loro stessi, con le
sue leggi e ideali, che sta costringendo a farsi da parte la
struttura dell'Europa vecchia di mille anni. E' proibito
puntualizzare che questa non è una accidentale e non intenzionale
catena di conseguenze, ma una pianificata e orchestrata operazione;
una massa di gente diretta contro di noi. E' proibito dire che a
Bruxelles stanno inventando schemi per trasportare stranieri qui più
velocemente possibile e sistemarli tra di noi. E' proibito
sottolineare che lo scopo di sistemare le popolazioni qui è di rimodellare il paesaggio religioso e
culturale dell'Europa e di reingegnerizzare le sue fondamenta
etiche, quindi eliminando l'ultima barriera all'internazionalismo: le
nazioni-stato.
E' proibito dire che Bruxelles sta furtivamente
divorando poco per volta fette della nostra
sovranità nazionale e che a Bruxelles in molti stanno ora
pianificando gli Stati Uniti d'Europa, cosa per cui nessuno gli ha mai
dato l'autorizzazione. Signore e signori, i nemici della libertà di
oggi sono tagliati in un diverso tessuto delle vecchie regole reali
ed imperiali, o quelle che hanno funzionato col regime Sovietico;
essi usano una diversa serie di strumenti per forzarci alla
sottomissione. Oggi loro non ci imprigionano, loro non ci portano nei
campi di concentramento, e non inviano carri armati per occupare
nazioni leali alla libertà. Oggi il bombardamento dell'artiglieria
dei media internazionali, denunce, minacce e ricatto sono sufficienti
o piuttosto lo sono stati abbastanza fino ad ora. I popoli
dell'Europa si stanno lentamente risvegliando, si stanno raggruppando e presto riprenderanno terreno. Le travi dell'Europa su cui si
appoggia la soppressione della verità, stanno scricchiolando e si
stanno spezzando. I popoli dell'Europa possono capire che il loro
futuro è in gioco. Non sono in gioco solo la prosperità, le vite
accoglienti, il lavoro, ma la nostra grande sicurezza e anche
l'ordine pacifico delle nostre vite sono minacciati. Alla fine, i
popoli dell'Europa, che si sono addormentati in prosperità ed abbondanza, hanno capito che i principi di vita che l'Europa ha
costruito sono in pericolo mortale.
L'Europa è la comunità di
nazioni cristiane, libere e indipendenti: uguaglianza tra uomo e
donna; competizione leale e solidarietà; orgoglio e umiltà:
giustizia e misericordia. In questo momento il pericolo non ci sta
attaccando nel modo che fanno guerre e disastri naturali, tirando via
improvvisamente il tappeto da sotto i nostri piedi. L'immigrazione di
massa è un lento scorrere di acqua che persistentemente erode le
spiagge. E' mascherato come cause umanitarie ma la sua vera natura è
l'occupazione del territorio. E quello che è guadagno di territorio
per loro è perdita di territorio per noi. Greggi di ossessionati difensori dei
diritti umani sentono il travolgente stimolo di reprimerci e
raccogliere prove contro di noi. Presumono che noi siamo ostili
xenofobi, ma la verità è che la storia della nostra nazione è
anche quella dell'inclusione e la storia di intreccio di culture. A quelli che hanno cercato di venire
qui come nuovi membri della famiglia, come alleati, o come persone
perse che hanno paura per la loro vita, è stato permesso di
costruire la loro casa. Ma quelli che sono venuti qui con
l'intenzione di cambiare la nostra nazione, modellando la nostra
nazione sulla loro immagine, quelli che sono venuti qui con violenza
e contro la nostra volontà, incontreranno sempre la resistenza.
Signore e Signori, infine, loro parlano
solo di poche centinaia, mille o duemila persone da ricollocare. Ma
non un singolo responsabile leader europeo può giurare che queste poche migliaia non aumenteranno a decine o centinaia di migliaia.
Ma se noi vogliamo arrestare questa immigrazione di massa, prima
dobbiamo frenare Bruxelles. Il pericolo principale per l'Europa non
viene da quelli che vogliono venire qui, ma dal fanatico
internazionalismo di Bruxelles. Noi non dobbiamo permettere a
Bruxelles di mettersi sopra la legge. Noi non dobbiamo permettergli
di forzarci ad ingoiare l'amaro frutto della loro politica di
immigrazione cosmopolita. Noi non importeremo in Ungheria crimine,
terrorismo, omofobia, e antisemitismo che brucia le sinagoghe. Non ci
saranno distretti urbani al di fuori della portata della legge, non
ci saranno disordini di massa. Non immigranti ribelli qui e non ci
saranno gangs alla caccia delle nostre donne e figlie. Noi non
permetteremo ad altri di dirci cosa possiamo fare nella nostra casa o
nella nostra terra, e dirci quelli che vivranno al nostro fianco, e
con quali condivideremo la nostra terra. Noi sappiamo come vanno
queste cose. Prima gli permetteremo di dirci quali immigrati dobbiamo prendere,
poi ci forzeranno a servire gli stranieri nella nostra terra. Alla
fine ci ritroveremo a impacchettare tutto e lasciare la nostra terra.
Pertanto noi rigettiamo lo schema forzato di reinsediamento, e non tollereremo né ricatti né
minacce.
E' arrivato il momento di far suonare la campana
dell'allarme. E' arrivato il tempo per l'opposizione e per la
resistenza. E' arrivato il tempo per raccogliere alleati con noi. E'
arrivato il tempo di alzare la bandiera delle nazioni coraggiose. E'
arrivato il tempo di prevenire la distruzione dell'Europa, e di
salvare il futuro dell'Europa. Infine, indipendentemente dal
partito di affiliazione, noi chiamiamo ogni cittadino ungherese
all'unità, e noi chiamiamo ogni nazione Europea all'unità. I
leader e i cittadini Europei non possono ancora vivere a lungo in
due mondi separati. Noi dobbiamo restaurare l'unità dell'Europa.
Noi, i popoli dell'Europa non possiamo essere liberi individualmente
se non siamo liberi insieme. Se noi uniamo le nostre forze, avremo
successo; se noi andiamo in direzioni diverse falliremo. Uniti siamo
forti, disuniti siamo deboli. Tutti insieme o niente, oggi questa è
la legge. Ungheresi, nel 1948 è stato scritto nel libro del destino
che non si poteva fare nulla contro l'impero Asburgico. Se noi ci
fossimo rassegnati a quel risultato il nostro destino sarebbe stato
segnato, e la marea tedesca avrebbe ingoiato gli ungheresi. Nel
1956 è stato scritto nel libro del destino che noi saremmo rimasti
una terra occupata e sovietizzata, finché il patriottismo non si
fosse estinto nell'ultimo vero ungherese. Se noi ci fossimo
rassegnati a quel risultato il nostro destino sarebbe stato segnato, e la marea sovietica avrebbe ingoiato gli ungheresi.
Oggi è
scritto nel libro del destino che poteri mondiali nascosti e senza
volto vogliono eliminare ogni cosa che sia unica, autonoma, di
vecchia tradizione, e nazionalistica. Vogliono mischiare culture,
religioni e popolazioni, fino a che la nostra multi-sfaccettata e
orgogliosa Europa alla fine diventerà dissanguata e docile. (piano
Kalergi? n.d.t) Se noi ci rassegniamo a questo risultato, il nostro
destino sarà segnato, e saremo inghiottiti dall'enorme pancia
degli Stati Uniti d'Europa. Il percorso che spetta al popolo ungherese, alle nazioni centrali dell'Europa e alle altre nazioni
dell'Europa che non hanno ancora perso il senso comune di sconfitta,
è riscrivere e trasformare il destino preparato per noi. Noi ungheresi e polacchi sappiamo come fare questo. Noi abbiamo detto che
si può guardare in faccia il pericolo solo se si è abbastanza
coraggiosi. Noi dobbiamo pertanto tirare fuori le nostre antiche
virtù di coraggio da sotto il limo dell'oblio. Per prima cosa
dobbiamo mettere l'acciaio nei nostri aculei e dobbiamo rispondere
chiaramente con voce alta da farci sentire lontano e dappertutto. La
principale, la sola più importante domanda che determina il nostro
destino, la domanda sulla quale il destino dell'Europa resiste o cade
è questa: “Saremo schiavi o uomini impostati alla libertà? Questa è la domanda, rispondetemi!” Fallo Ungheria! Fatelo ungheresi!
N.d.R. Traduzione di Francesco Spizzirri
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