sabato 17 settembre 2016

Il luogo dove si nasce fa la differenza


Da quando vado in Madagascar, mi fermo spesso a riflettere sul destino delle persone che incontro. Devo riconoscere che i loro destini sono diversi a seconda del luogo nel quale sono nate. Questo vale anche per gli animali: nascere cani in Madagascar non è la stessa cosa che nascere cani in Europa. Mi è capitato infatti di aver a che fare con malgasci affetti da cataratta, ciechi da un occhio o da entrambi. Non avendo soldi si tengono la loro cecità, mentre in un qualsiasi ospedale italiano la cataratta sarebbe rimossa con il bisturi laser. Se un bambino nasce con il piede valgo in Madagascar, al massimo potrà chiedere l'elemosina per tutta la vita o, se è fortunato, diventare ombiasy (stregone) e acquisire una certa rispettabilità, mentre se nasce in Italia con la stessa malformazione, genitori e pediatri lo portano al Rizzoli di Bologna, eccellenza nel mondo in fatto di chirurgia ortopedica. E il piedino gli viene rimesso a posto.



Ci sono anche malgasci discendenti degli schiavi, che fanno vita di strada e che quando i loro piccoli hanno qualche malanno, lo “valorizzano” mettendolo bene in evidenza, così che i turisti di passaggio s'impietosiscano e sgancino emotivamente l'obolo previsto. E' capitato anche a me di rivolgermi a una mamma di strada, con il neonato in braccio tutto ricoperto da una vasta piaga ulcerosa, di dirle: “Questo bambino deve essere portato in ospedale!”. Ma se solo avessi manifestato la seria intenzione di accompagnare mamma e figlio in qualche struttura ospedaliera, la donna si sarebbe data alla fuga, perché sarebbe venuta meno l'esca di cui si serve per campare. In genere rispondono: “Dammi dei soldi ché all'ospedale lo porto io!”. E ci sono anche turisti ingenui che ci cascano. Questo perverso meccanismo è conosciuto dagli antropologi ed è stato evidenziato anche nel film “I mostri”.



C'è poi il caso di persone che perdono l'uso delle gambe o vengono menomate in altra maniera, che, grazie all'enorme forza di volontà, riescono ad eccellere in campo atletico, cioè dove nessuno avrebbe previsto che potessero eccellere. Lo abbiamo visto di recente con le paraolimpiadi. In Madagascar, una cosa del genere sarebbe impensabile. Visto il livello medio di benessere, improntato più alla sopravvivenza che a una vita dignitosa, della maggior parte della popolazione, dedicarsi a uno sport, ancor più con disabilità fisiche, è pura fantascienza. Rimane l'amaro in bocca, a noi occidentali allevati a forza di diritti, doveri e senso civico, quando si constata che l'enorme flusso di denaro che giunge sull'isola per scopi umanitari, elargito da privati e stati nazionali, viene intercettato dai soliti funzionari governativi corrotti, traditori del loro stesso popolo, che si fanno le ville e girano con lussuosi fuoristrada. A un certo punto, è anche facile riconoscerli, a bordo delle loro grosse vetture, ma non scandalizzano nessuno perché i malgasci sono fatalisti e li considerano delle jatture come la siccità, la pioggia e i cicloni.  


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