Fonte: La Stampa
I frullati di frutta fresca, gli
integratori e i clisteri di caffè sono stati un’illusione. Qualche
beneficio l’hanno dato, ma è stata solo una questione di pochi
mesi: semplicemente un sollievo temporaneo, non una cura vera. Perché
il cancro, nel frattempo, ha continuato a divorare il corpo di
Giuditta Di Matteo, un’insegnante elementare che aveva scelto una
terapia alternativa per tentare di curare il tumore. Il metodo di Max
Gerson, un medico tedesco vissuto tra il 1881 e il 1959, non prevede
assolutamente la chemioterapia e seguendo proprio i suoi dettami la
maestra di Cagliari ha provato a sconfiggere la terribile malattia
che pian piano l’ha consumata. Solo ultimamente, convinta
dell’inefficacia del trattamento a base di frullati, aveva deciso
di tentare con la chemio. Ma è morta giovedì mattina, ad appena 49
anni. «Si è rivolta a noi troppo tardi - dicono i medici
dell’Ospedale oncologico di Cagliari -. Forse saremmo riusciti a
salvarla».
Di questo nessuno può essere certo, ma
di vero c’è che alla medicina tradizionale Giuditta Di Matteo si
era affidata nel 2002 appena aveva scoperto di essere stata attaccata
dal cancro alle vie linfatiche. Aveva provato con il solito
protocollo fatto di biopsie e terapie varie, ma non era servito a
nulla. All’inizio, infatti, sembrava che la malattia fosse stata
sconfitta ma dopo poco tempo si è ripresentata. Il tumore si è
addirittura moltiplicato e ha aggredito i bronchi e i polmoni.
Proprio in quel momento la maestra ha deciso di seguire una strada
alternativa. Non aveva la forza per affrontare un ciclo di chemio e
così ha iniziato la cura dei frullati.
Il metodo dei clisteri di caffè,
secondo il protocollo di Max Gerson e dei suoi seguaci, sarebbe il
più efficace per disintossicare l’organismo. A iniziare dal
fegato. Frullati freschi e integratori naturali sarebbero
fondamentali per tutto il resto: cioè, spiegano i fedelissimi del
medico tedesco, fanno in modo che il tumore regredisca. La terapia
non è tossica, verissimo, ma resta il grande dubbio: è efficace? La
medicina ufficiale non l’ha mai riconosciuta, ma in giro per il
mondo alcuni medici continuano ad applicarla. Nel caso della maestra
di Cagliari non si è rivelata utile. Lei, così raccontano i parenti
e gli amici, non era un’amante del rischio o una donna
irresponsabile. Tutt’altro: innamorata della vita, semplicemente
affascinata da una cura sperimentale che inizialmente l’ha aiutata
a vivere meglio e che però non le è stata molto utile. Anzi, le ha
creato persino qualche problema burocratico: perché ai pazienti che
non si sottopongono alla chemioterapia e alle cure convenzionali non
viene riconosciuto lo stipendio intero durante il periodo di
malattia. Non ha vinto questa battaglia e alla fine neanche quella
più importante.
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