Testo di Alessandro Mezzano
Un amico ci ha detto: “Se si
facessero le elezioni a S.Vittore, risulterebbe eletto un
delinquente”. Sembrerebbe una osservazione banale e scontata, ma
non è esattamente così. Traslando il concetto alla politica
italiana e depurandolo di quel tanto di paradossale e di estremistico
che in tal caso verrebbe ad assumere, esso si adatta perfettamente
alla situazione di questo nostro mondo politico corrotto e
corruttore, colluso con le varie mafie per motivi economici ed
elettorali, pronto a qualsiasi compromesso in nome del potere e del
denaro ed insensibile, per incapacità strutturale della propria
coscienza, alle istanze di giustizia, di equità sociale, così come
ad una semplice posizione di vera dignità personale!
Ci si adatta perché la miseria morale
della nostra classe politica prende l’avvio da un generale
decadimento della moralità della popolazione ed in esso trova il suo
naturale terreno di coltura. Una popolazione che si è man mano
abituata a derogare da quelle che sono le regole e le leggi che
governano la convivenza di un paese civile, incominciando dal
chiedere o accettare le raccomandazioni per ottenere qualche cosa di
non meritato e proseguendo con l’evadere o l’eludere le tasse pur
sfruttando (e pretendendo) i servizi che lo Stato eroga con quel
denaro. Una popolazione che, anziché da
persone corrette, è per lo più composta da furbetti che non fanno la
fila, che per fare carriera sul lavoro preferiscono adulare e tramare
anziché lavorare duro e bene, che sono servili con i forti ed
arroganti con i deboli. Una popolazione che non ha più ideali,
ma solo traguardi personali, non ha più dignità, ma solo interessi,
non ha più solidarietà, ma solo egoismi.
A partire dal dopo guerra, sia per
l’insensata ossessione di distruggere tutto un mondo precedente,
col suo bene ed il suo male (gettando l’acqua sporca ed il
bambino..), e sia per la contemporanea predicazione del materialismo
più esasperato, nella sua accezione marxista così come in quella
capitalista, si è proceduto a demolire poco a poco quella
intelaiatura etica e morale che era stata costruita in secoli e
secoli di progresso civile. Certamente in Italia questi fattori
hanno trovato un fertile terreno a causa di una certa predisposizione
culturale nata forse sin dalla caduta dell’impero romano e sempre
lievitata nei secoli, trovando la sua espressione sintetica nello
storico detto: ” Franza o Spagna, purché se magna”.
Lo proverebbe il diverso tipo di
mentalità che ritroviamo in altri paesi che sono nazione da secoli
anziché da pochi decenni. Quali che siano comunque le cause
profonde del fenomeno, sta di fatto che qui da noi l’opera di
demolizione e la predicazione materialista si sono sviluppate
velocemente, tenacemente e profondamente, creando una sorta di
circolo chiuso che si alimenta da solo in un rincorrersi di causa ed
effetto che questo fenomeno ha ingigantito. Pensare che da un simile contesto
generale possa uscire, per non si sa quale miracolo, una classe
politica onesta, corretta e dignitosa, è follia pura! Un vecchio adagio recita: “Ogni
popolo ha la classe politica che si merita” e noi aggiungiamo che
la classe politica di un Paese è l’espressione sintetica della
popolazione di quel Paese!
In conclusione, in Italia non è tanto,
e comunque non è per prima cosa, necessario cambiare la classe
politica, quanto cambiare la gente.
Il resto viene poi … da sé! Certamente la cosa non è facile, ma
non ci sono né altre strade, né scorciatoie.
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