Quando si dice “Moglie
e buoi dei paesi tuoi” s’intende: frequentazioni e lavoro della
terra in cui sei nato. Benché in seconde nozze abbia sposato
un’africana, non potrei mai essere amico di un arabo, qui in
Friuli, per il semplice motivo che siamo stati nemici per secoli.
Venivano via mare risalendo l'Adriatico e rapivano ragazzi delle mie terre per portarli in
Medio Oriente e crescerli come schiavi e guerrieri. Questo genera in
me, poiché io non sono soltanto io ma la sommatoria dei miei
antenati, se non un vero e proprio rancore, almeno un’inconscia
diffidenza. In un mondo perfetto, saremmo vissuti in pace fra popoli,
ma le cose non sono andate così. I padroni dei campi morfogenetici
(scopriremo fra poco chi sono) hanno deciso diversamente. Sarà
perché sul loro pianeta erano abituati così, ma ci hanno creato a
loro immagine e somiglianza, cioè litigiosi, bellicosi e
sfruttatori, cioè adattabili all’ambiente, così adattabili da
essere capaci di modificarlo. Questo spiega le guerre e lo
sfruttamento degli animali, che
è la base di tutte le ingiustizie. Ad insegnarci come allevare
pecore e buoi furono loro, gli Anunnaki, e anzi ne modificarono le
caratteristiche genetiche a nostro uso e consumo. Idem con i cereali
e altre piante, da noi oggi considerate commestibili. Se lo sono è
grazie agli interventi di ingegneria genetica dei nostri creatori.
Ma torniamo agli aspetti
pratici della faccenda. E’ vero che gli immigrati devono sforzarsi
di integrarsi con noi, come dice, oltre al buon senso, anche una sentenza della Cassazione, ma è vero anche che dovremmo integrarci pure noi indigeni con loro, entro certi limiti. Conoscendo la natura
umana e sapendo che la pigrizia vi ha una parte preponderante, sarà
più facile che, una volta giunti fra noi, gli immigrati perdano la
bussola e, in preda a profonde crisi di spaesamento (moglie e buoi
dei paesi tuoi vale anche per loro) commettano atti che per il nostro
codice penale sono considerati reato. Ma i nostri codici sono il
risultato di millenni di storia, se partiamo da Hammurabi, e ci
parlano di un mondo ideale, basato sul reciproco rispetto. Vi sono
altri codici, che per un africano risultano normali. Per esempio,
l’infibulazione e il matrimonio con bambine è eticamente normale
in certe culture mediorientali.
E per quanto riguarda
gli africani propriamente detti, macellare gli animali per strada è
normale, mentre noi lo deleghiamo a personale specializzato lontano
dagli occhi della gente. Risolvere le questioni a scazzottate, a bottigliate o a
coltellate è normale in Africa, dove, com’è noto, la vita vale
meno di niente, ma non è normale nelle nostre terre uscite
faticosamente da secoli di oscurantismo e prepotenza.
Vendere droga dagli africani è considerato normale e se Brumotti va
ad infastidire un “onesto” lavoratore, giustamente viene
malmenato, perché sarebbe come se qualcuno andasse a infastidire un
operaio in cassa integrazione.
Anni fa a Massa Carrara, partecipando
a un’assemblea dei Verdi indetta lì proprio grazie alla presenza della famigerata Farmoplant, mi accorsi che gli operai del posto ci
odiavano, arrivando al punto di colpire la macchina all’interno
della quale mi trovavo. Uno dei cartelli che esponevano diceva: “I
Verdi sono pidocchi sul garofano socialista”. I socialisti non
esistono più e anche i Verdi non se la passano troppo bene, ma col
senno di poi si capisce che gli operai di una fabbrica altamente
inquinante si consideravano discriminati da una neonata formazione
politica che, viceversa, metteva al primo posto la salubrità
dell’aria e dell’ambiente rispetto ai posti di lavoro. Gli
operai, come gli spacciatori di droga africani fuori dalla stazione
di Milano, non la pensano così.
E allora, in questi due
specifici casi, chi deve….integrarsi? Lo spacciatore deve smettere
di spacciare e l’operaio di Massa Carrara di inquinare o deve il
resto della popolazione accettare che la droga sia venduta in pieno
giorno in stazione e l’aria veicoli particelle cancerogene? A me la
risposta sembra ovvia. Ma c’è un’altra considerazione da fare,
ben più grave. Venditori di cocaina e produttori indiretti di sostanze
tossiche contribuiscono a formare il campo morfogenetico, di modo che
il loro comportamento andrà a incidere sul codice genetico di chi
gli sta attorno, adulti o bambini che siano. Nel primo caso, assodato
che nessuno di noi persone per bene andrà a comprare droga, perché
si creerà la convinzione, derivata dall’abitudine, che la vendita
di sostanze stupefacenti sia normale, mentre nel secondo l’incidenza
sui geni degli astanti sarà di tipo materiale perché gli
agenti tossici entreranno direttamente nel circolo sanguigno e la
gente si ammalerà di cancro.
Noi persone per bene,
con tutta la nostra buona volontà, avremmo voluto integrarci con lo
spacciatore africano e l’operaio della fabbrica inquinante, ma non
abbiamo fatto in tempo: il cancro ci ha portato via prima. E’ stato
più veloce delle nostre buone intenzioni. Le quali, come tutti
sanno, lastricano l’inferno e quindi tanto buone non devono esserlo, in fondo. Tanto è vero che ad essere troppo buoni si diventa
coglioni e con spacciatori e inquinatori, visto che non la capiscono
con le buone, la devono capire con le cattive.
Così che gli si può
fare questa paternale: "Tu vuoi continuare a danneggiarci, con la tua
droga del cazzo e la diossina delle tue dannate ciminiere? E allora dillo che vuoi farci diventare cattivi! Altro che pidocchi sul garofano
socialista! Nel migliore dei casi meriti di essere preso a calci in
culo, mio caro spacciatore e inquinatore. Nel peggiore, se recidivo,
ti mettiamo in una piccola stanzetta con le sbarre alle finestre,
così che tu abbia tempo di chiederti dove hai sbagliato. Se i
padroni della morfogenetica ti hanno creato guasto, ci pensa la
società sana a raddrizzarti. Se non dovesse funzionare, peggio per
te! Vai a raggiungere i nostri creatori e portagli le nostre
maledizioni".
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