domenica 1 aprile 2018

Il feroce uomo fatto a immagine e somiglianza di un feroce Dio


Testo di France Patrizia

Le origini della tradizione di mangiare l’agnello a Pasqua vengono fatte risalire alla religione ebraica e precisamente alla Pesach, cioè alla Pasqua ebraica che celebra la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù in Egitto, che raggiungerà la sua terra passando dal Sinai guidato da Mosè, a sua volta protetto dalla mano di Dio. “Pesach” deriva dal verbo pasoah e significa appunto “passare oltre, passaggio”. La tradizione ebraica lega l’immolazione dell’agnello alla Pesach e secondo il Vangelo canonico di Giovanni il giorno della morte di Gesù sulla Croce coincise con quello in cui veniva ritualmente sacrificato l’agnello (anche se le date della Pasqua ebraica e di quella cristiana non coincidono). 

In Esodo 12 dell’Antico Testamento, il terribile Dio ordina agli Ebrei di uccidere e mangiare un agnello e di porre il suo sangue sull’uscio di casa; in tal modo, quando Lui sarebbe passato per uccidere tutti i bambini primogeniti d’Egitto (strage degli innocenti), avrebbe potuto riconoscere in quali case vi erano degli Ebrei da risparmiare. Nell’anno del Signore 2018 non c'è più bisogno di macchiare di sangue il proprio uscio, anzi dovremmo provare misericordia e rispettare questi teneri cuccioli strappati alle proprie madri che continuano a belare disperate sino a 15 giorni dopo la separazione dai loro figli.  Ecco dunque da dove nasce la macabra tradizione di mangiare l’agnello a Pasqua. Lo si fa in ricordo di un Dio sanguinario, tanto simile all’uomo.

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