Il caso di Angelo Peveri, l’imprenditore di Sarmato per il quale la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione per aver sparato con un fucile a pompa e ferito un ladro romeno, che il 5 ottobre 2011 stava rubando il gasolio da un mezzo della sua ditta, in un cantiere alla Mottaziana di Borgonovo, sta facendo discutere in tutta Italia. La sua storia e quella del suo dipendente Gheorge Batezatu, di nazionalità romena – che ha subito la medesima condanna a 4 anni e 2 mesi – ha provocato le reazioni del mondo politico e della gente comune. “Mi sento un coglione: vado in galera mentre i ladri sono liberi“. Sono state queste le ultime parole da uomo libero, intervistato dalla trasmissione La Zanzara di Radio 24. Nel tardo pomeriggio di martedì 19 febbraio Peveri e Gheorge Botezatu, condannati in via definitiva per tentato omicidio, si sono consegnati ai carabinieri di via Beverora per essere arrestati e portati in carcere alle Novate.
“Sapevamo che tutto questo sarebbe potuto succedere, ma non ce l’aspettavamo”. ha affermato all’AdnKronos Martina Peveri, la figlia 25enne di Angelo Peveri, l’imprenditore che il 6 ottobre 2011 sparò con un fucile a una banda di ladri sorpresi a rubare nel suo cantiere di Borgonovo Val Tidone (Piacenza) ferendone uno, e che è stato condannato in via definitiva a 4 anni e sei mesi per tentato omicidio. A questo punto “è difficile avere fiducia nella giustizia, ma è giusto crederci”, sottolinea. La figlia ripercorre sull’Adnkronos la vicenda giudiziaria lunga otto anni: “In primo grado a Piacenza il pm aveva chiesto una pena a tre anni e sei mesi per mio padre e a due anni e due mesi per il dipendente, ma il giudice ha ritenuto che quattro anni e sei mesi per mio padre e quattro anni e due mesi per il suo dipendente fossero le pene più adeguate. Poi a Bologna la sentenza di secondo grado ha confermato la pena”.
IL RICORSO – “Abbiamo fatto ricorso in Cassazione e il procuratore generale aveva chiesto il rinvio del processo al secondo grado di giudizio in un’altra sezione, ma i giudici non ne hanno tenuto minimamente conto confermando la sentenza definitiva”, continua Martina Peveri. Ora la famiglia attende le motivazioni della sentenza. “Aspettiamo e vedremo come muoverci”, continua la figlia dell’imprenditore. Nel frattempo i ladri hanno patteggiato una pena di 10 mesi. “Ci stupisce” sottolinea Martina Peveri, dicendosi però ancora “più stupita” del fatto che, nel processo a suo padre, la richiesta del procuratore generale della Cassazione non sia stata ascoltata.
Come diceva il cantante Nek in una sua canzone, "prima o poi....".
RispondiEliminala giustizia itajana dà lavoro a milioni di persone, cosa vogliamo fare, abolire tutti i nostri codici e copiare quelli tedeschi o degli stati uniti?
RispondiEliminaIl cancro dà lavoro a milioni di persone: cosa vogliamo fare abolire la chemioterapia e usare le vere cure per i tumori?
EliminaLo dico sempre.I giudici sono i più pericolosi ed odiosi criminali d'Italia, onnipotenti ed intoccabili. A noi resta solo la scelta se farci massacrare da invasori e criminali o dai giudici loro protettori!
RispondiEliminaSì potrebbe reagire...
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