lunedì 18 febbraio 2019

Non ci sono più i killer di una volta!


Dite la verità che vi mancano gli articoli di Paolo Franceschetti! L’avvocato ha deciso di dare una svolta alla sua vita, smettendo di pubblicare articoli sul suo blog. Capita a tutti di voltare pagina. E’ legittimo. Io, al suo cospetto, posso solo dire: “Domine, non sum dignus!”. Tuttavia, il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero e quando sento parlare di “Rosa Rossa”, la mano mi corre al revolver, parafrasando Goebbels. Non posso farci niente. L’istinto, che è mio valido collaboratore, mi ha suggerito fin dall’inizio, da quando i telegiornali diedero la notizia la prima volta, che l’omicidio di Stefania Crotti, ad opera di Chiara Alessandri, aveva tutta l’aria di essere un omicidio ritualmassonico. Quando poi è saltata fuori una rosa rossa, consegnata dalla presunta assassina all’inconsapevole autista che si è prestato a portare Stefania Crotti nel luogo dove avrebbe trovato la morte, ho pensato che il gruppo satanico, che da molti anni commette omicidi rimanendo impunito, abbia voluto firmare anche questo assassinio. 


L’ignaro autista ha consegnato la rosa insieme a un bigliettino, in cui c’era scritto di recarsi a un appuntamento. Stefania Crotti ha pensato che gli fosse stato mandato dal suo ex marito, Stefano Del Bello, con il quale sperava di riconciliarsi e di riprendere la relazione. Arrivata bendata nel garage di Chiara Alessandri, è stata investita da una scarica di martellate che l’hanno stordita. Poi il suo corpo svenuto è stato portato in aperta campagna e bruciato. Lei era ancora viva. L’indagata nega di aver dato fuoco al corpo della sua rivale in amore, essendo la Alessandri stata amante del marito per un certo tempo e se vogliamo prendere per vero questo particolare, dobbiamo ammettere che c’era qualcun altro sulla scena, qualcuno che è rimasto ignoto.

Del resto, una caratteristica di tutti gli omicidi rituali è che i crimini vengono commessi da killer professionisti, che poi si dileguano senza lasciare traccia. Le persone che rimangono incastrate, che di solito sono i congiunti della vittima, sono così frastornatdalle accuse, che finiscono per credere di essere essstessi colpevoli. E’ andata così con Michele Misseri, ma non con Annamaria Franzoni, che si è sempre dichiarata innocente.Quando arrivano ad ammettere le responsabilità è per difendere i familiari, come nel caso del contadino di Avetrana, oppure perché su di essi è stata operata una qualche forma di plagio. Chiara Alessandri, per esempio, ha ammesso di aver convocato la rivale, ma solo per un chiarimento. Se ammette di averla anche presa a martellate è perché si è agito su di lei con strumenti elettronici di manipolazione mentale. O con droghe. 

Per portare a buon fine l’omicidio rituale, i membri della Rosa Rossa fanno in modo che il fascicolo dell’inchiesta finisca nelle mani di un loro affiliato, un giudice che abbia prestato giuramento sugli scellerati obiettivi della setta. Andò così con il giudice Pier Luigi Vigna, che possa bruciare all’inferno. In quel caso, furono 16 le vittime della Rosa Rossa. Oggi si accontentano di qualche omicidio ogni tanto. Me li immagino mentre sospirano, guardando “Quarto grado” di Gianluigi Nuzzi, e si lamentano: “Non ci sono più i killer di una volta!”.

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