Fratello Joda

Quest’essere mostruoso, con la faccia da carlino e le orecchie lunghe, come sono mostruosi tutti gli esseri umani, anche quelli con le orecchie piccole, sta diventando un’ossessione per me. E’ come un maestro Zen e non per niente a volte lo chiamano Maestro Joda. Mi colpisce in testa con la sua bacchettina e, più mi colpisce, più aumenta la mia devozione nei suoi confronti. Per esempio, ultimamente mi ha accusato di fare “calate di braghe imbarazzanti”, definendomi in pratica un criptogiudeo che, nella sua lingua (e nella sua logica) è il massimo dell’insulto che si possa rivolgere a chicchessia. Forse ha ragione. Prima o poi il mio blog è destinato a lasciar “cadere la maschera”, a mostrarsi per quello che è: il frutto velenoso del Ghetto, uno dei tanti tentacoli di Sion, infiltrati nel corpo sano dell’arianesimo mondiale, il germe che fa ammalare la fratellanza bianca. 

Ma non è così e lui, il mio amato maestro, lo sa. Non ho una sua fotografia e non so com’è fatto, quest’uomo, ma so come si chiama veramente. Non cito mai il suo vero nome perché a lui non piace. Preferisce usare parecchi nick name, forse perché così facendo pensa di mettere in difficoltà il Mossad, cioè di non essere rintracciabile. O forse perché, vivendo in esotiche località del Terzo Mondo, ha difficoltà con la connessione internet e io, che mi trovo spesso in Madagascar, so cosa questo significhi. 

Il mio maestro Joda mi offre molti spunti di riflessione, l’ultimo dei quali non è tanto che la vera Mafia non sia quella che ci viene presentata in tivù e che viene fintamente combattuta dallo Stato, perché a questo ci ero arrivato da solo, e da molto tempo, ma che sia l’apparato della Sinagologgia mondiale, ovvero massoni ed ebrei nella loro più splendida forma, uniti nella fratellanza cosmica nei loro templi dalle colonne dell’antica Samaria e Giudea, pieni zeppi di simboli esoterici. Questa è la frase che mi ha dato da pensare, da lui scritta il 20 febbraio: “Vi dice niente fratello Fabio, Fratelli di Crozza, Fratelli d'Italia?”. 

No, fino a ieri non mi diceva niente, ma poi sono andato indietro nel tempo, a non molto tempo fa, cioè praticamente ai giorni scorsi, e allora mi sono venute in mente le foto di Guaidò con il grembiulino e pure quell’altro sudamericano di origini venete, anche lui amico se non addirittura fratello di loggia. E questa grande fratellanza che travalica i continenti mi fa pensare una cosa, che mi mette in contrasto con il mio Maestro: il nazismo, come il comunismo, sono entrambi figli di una buona loggia ed entrambi sopravvivono in ottima salute, spostandosi di qua e di là in giro per il mondo, come una metastasi tumorale o una malattia recidiva che emerge continuamente in varie parti del corpo del malato.

Con la fine della seconda guerra mondiale, il nazionalsocialismo si è trasferito negli Stati Uniti, non solo per le centinaia di scienziati tedeschi deportativi, ma anche per l’operazione Odessa, con annesso mistero sulla fine di Hitler nel suo bunker. In poche parole, dalla Germania vinta lo spirito del nazismo si è annidato negli USA vincitori. E da lì governa il mondo. Strano che il mio Maestro non lo abbia capito, strano come anche lui odii gli Yankee, come un tempo facevo anch’io, quand’ero iscritto al Fronte della Gioventù Comunista, FGC. Deduco che a lui gli americani non piacciono dalle parole con cui li ha descritti, in un commento al mio articolo sul film “Arriva John Doe”, in cui elogiavo il grande popolo americano, dominato da una cricca di imperialisti giudei. Ci siamo trovati in disaccordo, io e il mio Maestro, ma non c’è da preoccuparsi, è una cosa sana. Si chiama dialettica. Almeno questa non è figlia della Sinagologgia, ma dei nostri padri dell’antica Grecia.