sabato 23 febbraio 2019

Minoranze a rischio, maggioranza spacciata


Dopo il maestro di Predappio, ecco a voi il maestro di Foligno. Come sia andata a finire con Benito Mussolini lo sappiamo. Come andrà a finire con Mauro Bocci, il supplente al centro dell’ennesimo caso di presunto razzismo, lo possiamo prevedere. Per ora è stato sospeso dall’insegnamento, ma è facile prevedere che, siccome la Sinistra ha il dente avvelenato, l’insegnante perderà definitivamente il posto e dovrà cercarsi un altro lavoro. Essere garantisti significa che finché la magistratura non avrà fatto chiarezza, possiamo anche accettare ciò che l’imputato dice in sua difesa. E cioè che la lezione aveva come scopo mettere in evidenza le discriminazioni razziali e insegnare l’integrazione. Al momento, i mass-media fanno interviste alle presunte vittime, i genitori del bambino, e non all’interessato, Mauro Bocci. Era successa la stessa cosa con una ragazza africana di nome Daisy Osakue, che era stata colpita a un occhio da un uovo lanciato dalla macchina. La ragazza fu ripetutamente intervistata, finché non si scoprì che a lanciare l’uovo era stato il figlio di un politico del PD. Il responsabile, che lo faceva con alcuni amici per puro divertimento e non per razzismo, non è mai stato intervistato, ma l’importante fu che per una settimana non s’è parlato d’altro, Ovvero di quanto gli italiani siano razzisti.


Ora, con il bambino africano sottoposto a presunto razzismo dal maestro, sta succedendo la stessa cosa: si andrà avanti per giorni a parlare di quanto cattivi siano gli italiani e di quanta colpa abbia Salvini in tutto questo. Lilly Gruber in questi giorni è in un brodo di giuggiole. E’ come una cura omeopatica. Si inietta il concetto che in Italia il razzismo è in crescita a causa del governo in carica e poi, quando si scoprirà che il maestro aveva ragione e che non intendeva offendere nessuno, la notizia sparirà magicamente da giornali e televisioni, giacché l’importante è il lavaggio del cervello degli utenti. I sensi di colpa aumenteranno nell’animo degli italiani e alla prossima nave che chiederà di sbarcare clandestini sarà un po’ più difficile dire di no.

Con il caso di Melegnano è la stessa cosa, ma siccome le scritte sui muri le può fare chiunque, anche qualcuno pagato per farle, i mass-media hanno abbandonato dopo un paio di giorni quel caso, per concentrarsi su quello di Foligno. Anche perché il senegalese adottato da una coppia che tempo fa aveva perso una figlia in un incidente, è un ragazzone di 21 anni e si sa che gli adulti fanno meno pena dei bambini. La guerra psicologica che i manipolatori ci hanno dichiarato prevede che, dovendo scegliere come vittime adulti o bambini, si scelgano i secondi, perché fanno più presa sull’animo tenero del popolo italiano, per il quale i figli “so’ pezzi ‘e core”. 

Le minoranze son fatte per quello, per essere una spina nel fianco della maggioranza. I negri ce li hanno mandati per destabilizzarci e noi ci troviamo impreparati ad affrontare le accuse di razzismo che ci vengono rivolte. Ma i Rom sono in mezzo a noi da secoli e da secoli vivono in mezzo a noi come parassiti, similmente alle zecche sui cani. L’astio nei loro confronti è giustificato, visto il gran numero di reati che commettono saccheggiandoci le case e rubando a destra e a manca. Nessuno dovrebbe riuscire a provare empatia per quei ladri patentati, eppure c’è qualcuno che li strumentalizza al pari dei negri per instillare in noi i sensi di colpa. 

Ecco una notizia nuova di zecca, insolita nel panorama delle reazioni nostre nei confronti delle minoranze fastidiose. E’ successo a Roma, nella metropolitana, tradizionale luogo di “lavoro” delle zingare. A un sedentario di 29 anni qualcuno ruba il portafoglio. C’è un ragazzino Rom di 11 anni, proprio lì. Il 29enne lo insegue e lo raggiunge, infliggendogli un taglio in testa con un taglierino, sotto gli occhi dei vigilanti che avevano fermato entrambi. L’aggressore finisce in cella, il ragazzino all’ospedale. I giornali concludono dicendo che addosso al ragazzo non sono stati trovati soldi. E certo! Mica “lavorava” da solo. Aveva dei complici a cui ha passato il portafoglio dopo averlo sfilato alla sua vittima. I giornalisti, a volte, hanno strane dimenticanze. 

Se il maestro di Predappio non risuscita e fa sparire questi parassiti, compresi i negri che si fanno mantenere da noi, dovremo smettere di prendere la metropolitana e andare al lavoro in bicicletta. C’è bisogno di più fascismo, altro che sensi di colpa!

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