venerdì 30 agosto 2013

Indispensabile per la crescita?

 
Fonte: GreeMe

Testo di Marta Albè

Presto negli Stati Uniti il latte potrebbe essere escluso dal menù stabilito per gli istituti scolastici da parte delle autorità competenti. Ciò potrebbe avvenire a seguito di una petizione presentata a metà luglio da parte dell'associazione no profit di medici denominata Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM), secondo la quale il latte dovrebbe essere eliminato dai programmi di alimentazione scolastica per più di un valido motivo.
Secondo l'associazione, il latte non dovrebbe più comparire tra gli alimenti che compongono un pasto salutare consumato dagli alunni durante le pause mensa, non soltanto perché un americano su 8 sarebbe intollerante al lattosio, ma anche perché sarebbero da considerarsi limitate le evidenze scientifiche secondo cui il latte sarebbe da ritenere come un alimento realmente in grado di rafforzare le ossa e di ridurre il rischio di osteoporosi, senza dimenticare che il suo consumo potrebbe essere responsabile di alcuni rischi per la salute, compresa la comparsa dell'osteoporosi stessa.


Mentre nei decenni passati il consumo di latte era stato pubblicizzato, non soltanto negli Stati Uniti, come assolutamente indispensabile e benefico (probabilmente anche al fine di sostenere i vantaggi economici di una certa porzione dell'industria alimentare), ora la scienza sembra via via ricredersi in proposito, non soltanto di fronte alla diffusione dell'intolleranza al lattosio, ma anche prendendo in considerazione dati relativi alla maggior incidenza dei casi di osteoporosi nelle popolazioni occidentali che abitualmente consumano latte e latticini, affiancandoli inoltre ad altri alimenti fonte di proteine animali.

L'associazione Physicians Committee for Responsible Medicine (PCRM) ha inoltre sottolineato nella propria petizione indirizzata all'USDA (United States Department of Agriculture) come il consumo di latte non sia in grado di prevenire le fratture, né negli adulti né nei bambini. Inoltre il latte vaccino rappresenterebbe una delle fonti principali di grassi saturi assunti dai bambini attraverso l'alimentazione. Gli stessi bambini, più di un milione nei soli Stati Uniti, si troverebbero alle prese quotidianamente con gravi allergie al latte.
Secondo quanto dichiarato da Susan Levin, direttore dell'associazione PCRM, l'abitudine dei genitori e delle mense scolastiche di somministrare latte ai bambini durante i pasti ostacolerebbe l'inserimento nella loro alimentazione di quei cibi realmente in grado di contribuire alla formazione delle ossa, come legumi e vegetali a foglia verde.
La questione del latte vaccino come alimento inappropriato per il consumo umano viene dunque posta in evidenza ancora una volta, contribuendo a lasciare vacillare le certezze di molti: genitori, insegnanti e probabilmente anche medici. In Italia pare non se ne discuta ancora a sufficienza. E' forse improbabile che i pasti da fast-food tipici delle mense statunitensi vengano immediatamente sostituiti da piatti ricchi di tofu, broccoli e spinaci, ma la questione del "mal di latte" sta sicuramente contribuendo a scuotere le coscienze di chi dovrebbe detenere la responsabilità della gestione dei pasti scolastici degli studenti. Negli Stati Uniti il dibattito è aperto. Lo potrà essere presto anche in Italia?

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