Fonte:
Il Giornale
Paolo
Lissoni, 57 anni, oncologo e endocrinologo. Lavora all’ospedale San Gerardo di
Monza dal 1985. E’ stato premiato dal National Cancer Institute di Washington
per le sue ricerche sulla ghiandola pineale, su questo argomento ha pubblicato
600 lavori. Il reparto di oncologia di Monza è l’unico in Italia che offre,
accanto alle tradizionali, una terapia “complementare”.
Ossia?
“Il
campo delle terapie alternative anti-cancro (usate in abbinamento a chemio e
radio) è estesissimo: vischio, aloe, graviola, veleno di scorpione, curcuma,
mirra. Noi abbiamo dato la priorità alle sostanze naturalmente prodotte dal
nostro corpo. La ghiandola pineale produce melatonina e altre quattro molecole
derivate da aminoacidi. Sono molecole – fondamentali nel regolare il sistema
immunitario, nel dosare le endorfine (che danno benessere) e nel favorire i
processi di coscienza - che variano a seconda delle ore della luce”.
Quindi
proponete la melatonina ai pazienti oncologici?
“Si sa da anni che un ammalato
di cancro produce livelli bassissimi di queste sostanze prodotte dalla pineale,
melatonina soprattutto. Tutti i processi psico-chimici sono alterati in chi ha
un cancro”.
Date melatonina dopo o durante la chemio? “Dopo e durante per
ridurre la tossicità dei chemioterapici. La melatonina ha proprietà
antiossidanti, azione anti-proliferativa, potenzia il sistema immunitario
(accresce il rilascio dell’interleuchina 2 dai linfociti T), contrasta la
carenza di piastrine e la cachessia che sono la debolezza e il dimagrimento
tipici di chi fa una chemio”.
La
scoperta di Luigi Di Bella…
“Esattamente, tutto il mondo deve essergli grato
per questo. La melatonina mette in moto almeno 20 meccanismi antitumorali”.
Però
non tutti gli oncologi ci informano di questo…
“Noi lo facciamo”.
Date
la melatonina in ospedale?
“Anni fa sì, ora non più. La prescriviamo e si
compra in farmacia fra i prodotti da banco”.
Parliamo
di Di Bella?
“L’argomento mi coinvolge affettivamente. Negli anni Ottanta
conobbi Luigi Di Bella, lo contattai per confrontare con lui i miei studi sulla
ghiandola pineale. Trovai un terreno comune ma i miei tentativi di conciliare
le due oncologie, la tradizionale e la dibelliana sono tristemente falliti”.
Come
mai?
“Da un lato c’è l’ottusità mentale dell’oncologia tradizionale che non
conosce o non vuol conoscere gli aspetti biologici, dall’altro la terapia Di
Bella che ha avuto (e ha) il grosso limite di non essersi espressa attraverso
una sperimentazione clinica”.
Però
c’è chi guarisce dal cancro con la Di Bella.
“Non basta dire: uno è guarito.
Quanti pazienti sono andati bene e quanti male? Questa situazione va avanti da
25 anni. La multiterapia Di Bella deve seguire la sperimentazione clinica che
tutto il mondo segue. Sennò si fa confusione, non si comprenderà mai l’efficacia
della cura tradizionale rispetto alla Di Bella”.
Se
fosse lei a decidere come si comporterebbe?
“Raccoglierei i dati e unirei le
forze: ai malati che non rispondono alle cure ufficiali darei la Di Bella”.
Quindi
la proporrebbe dopo che si è accertato il fallimento della terapia
tradizionale, perchè?
“Potrebbe essere un modo per conciliare le posizioni
scientifiche e per poter testare finalmente i risultati sul campo. Anche lei mi
sta confermando che ha raccolto molte storie di pazienti che dopo il fallimento
della tradizionale si sono trovati bene con la Di Bella”.
C’è
un altro limite del metodo Di Bella?
“L’aspetto immunologico nella cura del
cancro è noto da pochi anni, so che Giuseppe Di Bella ogni tanto inserisce al
cocktail anche le interleuchine 2 (sostanze prodotte dai linfociti T) per
potenziare il sistema immunitario”.
Un
aspetto positivo della terapia Di Bella (oltre alla melatonina)?
“Il fatto di
somministrare chemioterapici a piccole dosi è stata una geniale intuizione di
Luigi Di Bella, oggi si inizia a praticare la “metronomica” che significa
appunto curare con dose minima di chemioterapici a intervalli di tempo brevi”.
Piccole
dosi per evitare il fenomeno della chemio-resistenza?
“Questo aspetto va ancora
studiato. Quel che è certo però è che le piccole dosi non intossicano l’organismo
e hanno effetti immunostimolanti e antiangiogenetici (ossia impediscono la
formazione di nuovi vasi sanguigni necessari al tumore per crescere).
Allora
pro o contro Di Bella?
“Non ha senso dire ‘pro o contro’, io direi: ognuno dia
il meglio di sé e la cosa funzionerebbe se il dialogo fosse solo scientifico,
ma è chiaro che entrano in gioco altri interessi. La terapia Di Bella è la
punta dell’iceberg che dischiude una tematica immensa: il rapporto tra la
scienza e la cultura umana”.
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