Testo di Fabrizio
belloni
Ci
risiamo.
Ogni
tanto (ogni poco….) salta fuori il mal di denti della curia romana, con tutte
le schiere di prelati obbedienti allineati e coperti. Oddio, proprio tutti no,
visto l’elevatissimo numero di fanciulli concupiti ed abusati da preti, vescovi
e cardinali. Però la massa dei preti non perde occasione di pontificare sui
rapporti fra uomo e donna. Già
il catechismo dice che anche solo guardare il….. lato B della propria moglie
con desiderio, è peccato. E qui voglio rovinarmi! Forse nella millenaria
astuzia clericale, affilata da mille e mille riprove e circostanze, rendere un
po’ trasgressivo e un po’ peccaminoso il rapporto con la propria moglie aiuta a
rendere più saldo e sicuro il rapporto stesso. Ma forse la mia è solo benevola
interpretazione……
Ieri
mattina presto tornavo da una trasmissione televisiva, alla quale partecipai
per gentilezza del Direttore: andai a Canale Italia, dal prof. Vito Monaco, a
dire qualcuna delle mie “cattiverie”: il riassunto delle quali sta nell’assioma
<<la democrazia è il male assoluto>>.
Al
ritorno, dicevo, accesi la radio e mi capitò di sintonizzarmi su “Radiomaria”,
emittente cattolica. Forse per masochismo, o per curiosità, lasciai la
sintonizzazione. Parlava
un prete e disquisiva sulla possibilità di due divorziati cattolici
(battezzati) di convivere e di ricevere il sacramento dell’eucarestia.
Il
pretone d’assalto, rifacendosi al sinodo che il gesuita vestito di bianco,
Francesco 1°, ha indetto, indicando fra gli altri temi anche il comparto “famiglia”, si è
sbilanciato nell’affermare che, nella visione della società contemporanea che
muta rapidamente due divorziati cattolici possono anche convivere. E ricevere
i sacramenti (eucaristia), a patto, nel “percorso penitenziale”, che si
astengano dal sesso.
Pensai
che avevo capito male, attento alla guida. Ma il pretone da sbarco insisté.
Divorziati, se volete restare nella chiesa (quella militante, ricordai, facendo
appello alla memoria giovanile. Non in quella “trionfante”, cioè quella che va
in paradiso…), se volete ricevere i sacramenti, niente sesso, nisba, ciccia!
Salta
sempre fuori il sesso. E il motivo è semplice e chiaro. I Cardinaloni, i
pretoni, i fratoni, i gesuitoni (di nero o di bianco vestiti), possono mettere
mano con relativo successo in quasi tutti gli aspetti della vita umana. Ma nel
richiamo sessuale fanno cilecca. Da duemila anni ci provano, e da duemila anni
si prendono sberle metaforiche sui denti.
Grazie
a Dio (non il loro, per me, ma la Natura, Odino-Wotan, se preferite) l’uomo
sente attrattiva per la donna, che lo ricambia di ugual intensità. Che poi ci
siano milioni di sfumature, milioni di aspetti diversi, milioni di attività
concorrenti allo stesso fine, è – se me lo consentite - il bello del rapporto.
Purché sia consenziente, condiviso, complice e pieno di gioia. Senza quel senso
di colpa che i pretoni di cui sopra hanno tentato di immettere nei credenti per
poter controllare meglio la vita di tutti. Potere. Nient’altro che potere. “Fate
quello che dico, non imitate quello che faccio”, sbavano i cardinaloni, fra un
conto in banca ed un affare di curiosa natura.
Fateci
caso: in Popolazioni che hanno avuto la fortuna di essere storicamente e
geograficamente lontane dalle tre religioni monolatre, giudaismo, cristianesimo
ed islam, il sesso è stato sempre considerato come una parte della vita umana.
Gli è stato dato, cioè, il valore che ha e non lo si è caricato di valore e peso
che non ha. Secondo natura.
Dove
non è arrivata la curia romana non abbiamo assistito al diffondersi oltre
misura di puritanesimo, di aberrazioni, di sensi di colpa, di reazioni
scomposte alla reazione proterva dell’inquisizione. Omosessuali ve ne erano,
rari, anche fra i Nativi Americani, ed era loro permesso di vivere nella loro
tenda come volevano, senza demonizzazioni. Le giovinette quindicenni dei
Germani potevano avere tranquillamente il “compagno di stuoia”, senza problemi
o scandali. I Celti si sposavano nudi davanti alla Comunità. Gli esquimesi
permettevano alla moglie di “ridere” con l’ospite…
Da
noi ai preti è impedito di sposarsi. Ma non di giudicare la vita matrimoniale e
genitoriale dei credenti, come se ne fossero a conoscenza diretta, come se
sapessero cosa vuol dire essere padri o, men che meno, madri.
Se
poi, per rinfoltire le fila dei sacerdoti e delle monache, la curia romana
debba ricorrere sempre più a clandestini e a gente di altri continenti, non c’è
da stupirsene.
Il
gesuita vestito di bianco non è uno sprovveduto e queste cose le sa. Cercherà
di correre ai ripari, con l’astuzia che la curia possiede ed in particolar modo
il suo ordine di provenienza. Ma sono convinto che stiano chiudendo le stalle
quando i buoi sono già fuggiti. L’uomo, soprattutto quello europeo, sta
inevitabilmente riscoprendo un suo intrinseco e profondo valore: il valore del
Sangue, dell’appartenenza. Che è sinonimo di Libertà, di Simbiosi con la
Natura, di Volontà.
I
pretoni c’entrano poco col domani dell’Europa.
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