venerdì 17 ottobre 2014

Una vipera in seno



Che delusione scoprire che un pensatore con cui si sono condivise molte idee e buoni spunti di riflessione, di punto in bianco si mostra per quello che è realmente: un cadaveriano orgoglioso di esserlo. Che delusione scoprire che una persona che per molti versi è ammirevole manifesta squallidi concetti come un qualsiasi ottuso carnivoro impenitente. Avrei potuto sorvolare sulla sua passione per Mussolini, giacché tutti abbiamo le nostre fisime, avrei potuto glissare sulla sua strana simpatia per gli antichi Celti, cioè per un’Europa che non esiste più da diversi secoli, ma che dica di trovare saporita la carne sanguinolenta, no, non si può tollerare. Non si può far finta di niente. Non si può dimenticare che quella carne rossa, prima di diventare tale, era una persona dotata di diritto alla vita e che solo un tiranno insensibile poté macellare. Fabrizio Belloni, amico dei tiranni, non può trovare spazio su questo blog e per questa ragione i miei lettori non troveranno più le sue pur interessanti esternazioni politico-filosofiche. Ecco il “casus belli”, la pietra d’inciampo che gli è valsa la cancellazione dal novero delle mie fonti:


E’ di moda essere vegetariani o vegani. Liberissimi e difenderò le libere scelte. Ma spesso i vegetariani assomigliano ai testimoni di Geova e ti vengono a triturare gli zebedei oltre il tollerabile. Personalmente amo la carne, meglio se rossa e al sangue. Sono vecchio, quasi antico, e non rinnego nessun grammo di carne che ho mangiato.

Facevo parte della sua mailng list e, se non è stato lui più svelto di me cancellandomi, l’ho segnalata come “spam”. In quei giorni il Signore separerà le pecore dai capri e il grano dal loglio, dice il Vangelo. Fabrizio Belloni, al pari di Giorgio Maggioni, entrambi milanesi, rientrano nella categoria dei capri e del loglio e il loro destino sarà la Geenna, cioè la discarica piena di rifiuti fuori le mura di Gerusalemme. In senso, purtroppo, solo metaforico. Ora capisco perché Paolo D'Arpini gli censura gli articoli. Addio Fabrizio e grazie comunque. Se uno non ci arriva, non ci arriva. Vai per la tua sanguinolenta strada!

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