Martedì
sera hanno ridato Avatar su Canale 5. A nessuno sfugge l’analogia con le guerre
indiane della fine del Diciannovesimo secolo nel nord America. In entrambi i
casi popoli primitivi combattono contro un nemico tecnologicamente superiore,
giunto nelle loro terre per accaparrarsi minerali preziosi. Come sulle Black
Hills c’era l’oro, su Pandora c’è l’unobtainium. Il capo degli Omaticaya, prima
di morire, dice alla figlia, che si era legata di profonda amicizia con il
marine mandato dai terrestri invasori in qualità di spia: “Proteggi il
popolo!”, esattamente quello che Alce Nero, nelle vesti di sciamano, avrebbe
voluto fare ma non ci riuscì, alla fine dell’Ottocento. Nella realtà
imperialista e coloniale, i selvaggi soccombono, nel film ottengono la vittoria,
come ci si aspetta da un finale in cui, di regola, vincono i buoni. Un’altra
forte analogia tra indiani d’America e Omaticaya è il rispetto olistico per
tutte le creature, sulle spoglie delle quali vengono recitate formule di
scusa per la loro uccisione, come facevano gli indiani dopo aver ucciso bisonti
e cervi e come fanno gli Omaticaya quando vanno a caccia.
Nel libro "Alce Nero Parla" viene descritto il sacrificio del cane, in cui un cagnetto viene ucciso e ne viene cucinata la testa insieme alla spina dorsale. Questo dovrebbe rendermi i Sioux sufficientemente odiosi, se non fosse che di sacrifici animali se ne trovano in tutte le culture e in tutti i secoli passati, considerando che il comportamento affatto cinofilo degli indiani d’America è poca cosa rispetto al più vasto sfruttamento messo in opera dai cosiddetti bianchi civilizzati. Preferisco puntare quindi la mia attenzione sullo sforzo fatto da tribù arcaiche nel tentativo di difendersi dagli invasori. E preferisco anche chiedermi come mai, dopo che per decenni la filmografia hollywoodiana ci presentava manicheisticamente i bianchi come buoni e gli indiani come cattivi, a partire dagli anni Settanta, di punto in bianco, Hollywood cominciò a sfornare film di segno opposto, il primo dei quali fu “Soldato blu”, a cui seguirono “Un uomo chiamato cavallo”, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” e l’indimenticabile Dustin Hoffman in “Piccolo grande uomo”. Tutti usciti nel 1970, tranne Corvo rosso che è del 1972.
Nel libro "Alce Nero Parla" viene descritto il sacrificio del cane, in cui un cagnetto viene ucciso e ne viene cucinata la testa insieme alla spina dorsale. Questo dovrebbe rendermi i Sioux sufficientemente odiosi, se non fosse che di sacrifici animali se ne trovano in tutte le culture e in tutti i secoli passati, considerando che il comportamento affatto cinofilo degli indiani d’America è poca cosa rispetto al più vasto sfruttamento messo in opera dai cosiddetti bianchi civilizzati. Preferisco puntare quindi la mia attenzione sullo sforzo fatto da tribù arcaiche nel tentativo di difendersi dagli invasori. E preferisco anche chiedermi come mai, dopo che per decenni la filmografia hollywoodiana ci presentava manicheisticamente i bianchi come buoni e gli indiani come cattivi, a partire dagli anni Settanta, di punto in bianco, Hollywood cominciò a sfornare film di segno opposto, il primo dei quali fu “Soldato blu”, a cui seguirono “Un uomo chiamato cavallo”, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” e l’indimenticabile Dustin Hoffman in “Piccolo grande uomo”. Tutti usciti nel 1970, tranne Corvo rosso che è del 1972.
Se
esiste una regia occulta che governa il mondo e se tale regia ha un’agenda da
implementare, tale agenda lavora sul lungo periodo e forse il cambiamento di
rotta degli anni Settanta serviva a spianare la strada agli arruolamenti di immigrati di seconda e
terza generazione, che pare si stiano recando in Siria e Iraq per entrare a far
parte dei famosi tagliatori di teste dello Stato Islamico. Il filo rosso che
lega il cambiamento di atteggiamento verso gli indiani ai giovani musulmani
europei che lasciano la famiglia per arruolarsi nell’ISIS è costituito
dall’impulso a proteggere il popolo, cioè a combattere gli imperialisti yankee
che hanno messo le mani sul petrolio del Medio Oriente. Sempre c’è una base
economica dietro le invasioni di territorio altrui. Non potendo più combattere
a fianco dei Sioux, centinaia di giovani musulmani nati e cresciuti in Europa
vanno a combattere a fianco dei cosiddetti terroristi, senza tener conto del
fatto che tali mostruosi tagliagole sono un portato di quegli stessi
imperialisti che vogliono combattere. E’ successa la stessa cosa con le Brigate
Rosse, ampiamente infiltrate e manovrate dai servizi segreti occidentali, ma
che attirarono nelle loro fila giovani rivoluzionari o presunti tali, come il
mio compaesano Cesare Di Lenarda che è tuttora in prigione.
Premesso
che l’istinto predatorio basato sull’accaparramento di risorse altrui non è
prerogativa degli anglosassoni, giacché secoli prima lo avevano fatto anche gli
spagnoli e i portoghesi in America del sud, l’imperativo di proteggere il
popolo è sicuramente nobile e di tutto rispetto. Tanto è vero che Adriano Sofri
ne parlava a proposito di coloro che nel luglio del 2001 andarono a Genova a
protestare contro il G8. Anch’io vi andai e devo riconoscere che mi sono
riconosciuto in quanto detto dal Sofri. Se non si andava ci si sentiva
vigliacchi, esattamente come nell’Addio del volontario toscano, cantata
probabilmente nel 1848 durante le guerre d’Indipendenza. Se nei nostri libri di
storia, l’aver cacciato gli austriaci dal suolo patrio fu azione meritoria, non
possiamo escludere che nei testi scolastici del prossimo futuro, fatti studiare
agli studenti musulmani insieme al Corano, si parlerà bene dell’ISIS, a
dispetto della sua natura ambigua e dell’orrore delle teste mozzate, che però
per gli arabi non sono orribili come per gli indiani d’America non era orribile
togliere lo scalpo ai nemici.
Nel
film Avatar non ci sono efferatezze da parte dei Na’vi nei confronti dei
Marines, ma solo combattimenti eroici tra archi e frecce da una parte e cannoni di ultima
generazione dall'altra. Le scene di battagia hanno indubbiamente un connotato romantico e
spingono i telespettatori a parteggiare per i più deboli, che poi, per una
repentina giravolta della sorte, quasi un colpo di scena, riescono a sconfiggere i
cattivi militari americani.
Per
noi occidentali, il fascino dei tagliatori di teste è inesistente, ma non posso
escludere che se fossi musulmano figlio di musulmani e fossi nato e cresciuto
in Francia o Inghilterra, non potrei sorvolare su tali macabri dettagli e
sentirmi fortemente spinto ad andare a combattere contro gli americani. In
fondo, i collaborazionisti sono sempre stati passati per le armi e poco cambia
che li si impicchi, li si fucili o gli si tagli la testa, com’è nella cultura beduina del
Vicino Oriente. Ciò che sconvolge noi bianchi è il fatto che ai prigionieri non
venga risparmiata la vita, come prevede la Convenzione di Ginevra, e che siano
gli stessi miliziani ad incaricarsi di decapitare i prigionieri, bianchi, pochi, ma
soprattutto arabi di confessione religiosa diversa o ammanicati con il nemico.
Del resto, l’abitudine a macellare capre, pecore e dromedari li facilita
nell’odioso compito.
Esaurito
il filone indiani e passato di moda il Vietnam, dopo qualche film sulla Guerra
del Golfo, non resta che la fantascienza, dove registi e sceneggiatori possono
dare libero sfogo alla loro fantasia, ma sempre rispettando precisi stereotipi:
i buoni (il Buon Selvaggio di Rousseau) sono i na(ti)vi e i cattivi sono i
bianchi caucasici. Dopo settant’anni di sensi di colpa instillati nei
tedeschi, presunti autori dell'Olocausto, ecco che ora è il momento di suscitare sensi di colpa negli europei e
negli statunitensi, in vista dell’instaurazione del NWO. L’agenda lungimirante
della Massoneria prevede la fine degli stati nazionali, la fine dell’Europa
destinata a diventare un “melting pot” di etnie miste e indistinguibili, in una
sorta di meticciamento atto a fornire manodopera sottomessa. La sensazione di
benessere alla fine di Avatar, con i prigionieri che vengono rimandati sulla
Terra, invece di decapitarli come avviene nella realtà, è illusoria. A vincere
saranno gli Illuminati con la loro agenda. L’invasione di africani continua. La
paura in Europa per virus artefatti viene incrementata e alla fine ci
ritroveremo a chiedere l’instaurazione del governo mondiale, perché ogni altra
soluzione ci verrà occultata. Avatar è un bel film, che ha incassato 3 miliardi
di dollari, ma è anche un messaggio neanche tanto subliminale a chi ha occhi e
orecchi per intendere.
Qualcuno ritiene che Pandora potrebbe simboleggiare la Terra aggredita da una razza aggressiva e violenta... potrebbe essere appunto così... un'aggressione iniziata da lontano i cui effetti si stanno vedendo appunto oggi...
RispondiEliminaLa lotta per l'esistenza esiste su questo pianeta da milioni d'anni, ma solo da poco la nostra specie si è dotata di strumenti atti a distruggere alla radice gli equilibri naturali.
Elimina