Spesso
si sente parlare di transumanizzazione, che viene vista come un pericolo per la
razza umana, sottintendendo che dietro tale progetto ci sono diaboliche menti
aliene che vogliono farci perdere la nostra essenza di esseri umani. Essenza
per la quale Vittorio Arrigoni aveva coniato lo slogan “Restiamo umani” e con
cui, martire, è passato alla Storia. Per inciso, in contrapposizione a tale
esortazione se ne potrebbe coniare una che suona così: “Restiamo animali”,
scomodando le osservazioni sull’aggressività fatte da Konrad Lorenz nel suo “Il
cosiddetto male”, ma qui mi preme evidenziare che l’essenza dell’essere umano
forse non merita di essere perpetuata o salvaguardata e che l’ipotetico
tentativo di trasformare l’uomo in macchina potrebbe non essere del tutto
condannabile eticamente.
A
meno che io non abbia capito male il significato di transumanizzazione, se tale
processo dovesse produrre la fine delle perversioni, delle efferatezze, della
violenza, della follia, delle insensatezze, in una parola della malvagità, io
ci metterei la firma. Cioè, ammetterei che l’eventuale piano di trasformare
l’uomo in qualcosa di diverso potrebbe avere i suoi vantaggi per miliardi di
animali che al momento sono schiacciati sotto il tallone di ferro di questo
Homo sapiens tanto ottuso quanto feroce. Per tacere dei membri deboli della
nostra stessa specie, che trarrebbero, a loro volta, giovamento.
Sospendendo
tuttavia la questione sulla bontà o meno della transumanizzazione, mi vedo
costretto a riportare alcune considerazioni sui rapporti interpersonali come
sono vissuti dalle persone con cui interagisco, di cui vengo a conoscenza, non
escludendo nel novero me stesso con le mie relazioni attuali. Una a mo’
d’esempio voglio citare qui, perché paradigmatica di un malessere che trova in
Facebook il suo sfogatoio, benché talvolta usato solo strumentalmente. Uno dei
miei contatti, Barbara Trevisan, così si esprimeva pochi
giorni fa: “Fra qualche ora chiuderò il mio profilo, gli esseri umani mi
fanno schifo, o almeno mi fanno schifo 3/4 di loro!”. Questa triste promessa, poi non mantenuta, mi è servita
di spunto per il presente articolo.
Non
si contano le frasi che inneggiano all’estinzione della razza umana, subito
criticate dai benpensanti di matrice specista, come sono quasi tutti gli esseri
umani. Io stesso le ho scritte e sono stato immancabilmente invitato a portarmi
avanti con il lavoro suicidandomi, come se questa facezia spostasse di una
virgola le motivazioni che spingono molti di noi animalisti a desiderare la
fine della nostra malvagia specie. Ma, lasciamo correre!
La
critica nei confronti della Rete è di vecchia data. E’ la critica di chi vede
nella “droga” di internet una forma di alienazione dai veri e genuini rapporti
umani. Viene da persone ottimiste e fiduciose nei confronti delle umane genti.
Avrei potuto farla mia anche nel recente passato, quando ancora credevo che
l’umanità fosse educabile. Ora mi accorgo che anche chi aveva un atteggiamento
positivo verso la vita, unitamente a un incrollabile ottimismo, sta virando
verso la rassegnazione e l’apatia. Ora mi accorgo che persone che denigravano
ogni nostro accenno a tematiche complottiste, ci danno ragione e ammettono di
essere rimaste troppo a lungo all’oscuro su tali questioni.
Ne deriva uno scoraggiamento generale verso le istituzioni, di cui si è capita l’inaffidabilità, e verso il prossimo in generale, visto ormai attraverso le lenti dell’ostilità, che peraltro ci viene ricambiata. La natura ci è stata resa nemica da molto tempo, se non altro da quando con la geoingegneria ci sta scaricando addosso bombe d’acqua e depositi di scorie di veleni, infiltratisi oramai nel terreno, nell’aria e nelle acque.
Ne deriva uno scoraggiamento generale verso le istituzioni, di cui si è capita l’inaffidabilità, e verso il prossimo in generale, visto ormai attraverso le lenti dell’ostilità, che peraltro ci viene ricambiata. La natura ci è stata resa nemica da molto tempo, se non altro da quando con la geoingegneria ci sta scaricando addosso bombe d’acqua e depositi di scorie di veleni, infiltratisi oramai nel terreno, nell’aria e nelle acque.
Il
web ha spazzato via in noi ogni residuo di fede nella bontà degli uomini,
mostrandoci decapitazioni e sconcezze varie, ma il web ci offre anche la
possibilità di espletare quei bisogni fisiologici di socializzazione, di cui,
in quanto scimmie gregarie, abbiamo bisogno come l’aria. Il web ci permette di
scambiare amicizia virtuale con persone distanti, cosa che ci costerebbe una
cifra se dovessimo frequentarle fisicamente o anche sentirle solo per telefono.
Gli scazzi e le litigate inevitabili con determinate persone, di cui si è
accettata l’amicizia forse per sbaglio, ma che possono essere cancellate con un
semplice clic, sono poca cosa in confronto ai vantaggi che Facebook ci permette
di avere scherzando, comunicando pensieri e sentimenti a tutti gli altri, che
sono la maggioranza dei rimanenti amici. Delle strette di mano, dei silenzi imbarazzati,
dell’alito cattivo, degli occhi negli occhi, dei sorrisi e delle altre
espressioni somatiche del volto, facciamo volentieri a meno in cambio della
possibilità di godere di un “mi piace”, cioè dell’effimera sensazione di
approvazione e solidarietà che gli amici virtuali ci elargiscono.
Che
un amico ce lo dica dal vero o attraverso uno schermo siliceo, il nostro
cervello non capisce la differenza e ne gode con pari piacere, tenuto conto che
se ci si trovasse faccia a faccia con un amico in carne e ossa saremmo forse
imbarazzati a esplicitare i nostri veri sentimenti e si cercherebbe di
dissimulare, onde salvare l’amicizia. Tutte le informazioni che abbiamo avuto
finora attraverso la letteratura da autori dei secoli passati, in cui si
elogiava il potere terapeutico dell’amico sincero, sono frutto della mancanza
di un potente mezzo quale quello che abbiamo noi oggi, internet. Sono frutto
dei secoli passati, appunto. Il “Chi trova un amico, trova un tesoro”
dell’Ecclesiaste, detto nel 2014, avrebbe un altro sapore, un altro
significato, e metterebbe in evidenza gli aspetti positivi dello scambiarsi
frasi affettuose o se non altro rispettose, via etere, ma senza l’impegno di
dover essere presenti, di offrire una spalla su cui piangere o prestare il denaro
di cui magari l’amico avrebbe bisogno. Ognuno per sé e Dio per tutti. Aiutati
che Dio t’aiuta. “Autonomia e rispetto”, mi diceva sempre un amico reale,
fino a quando non l’ho fatto arrabbiare pubblicando una notizia che mi aveva
detto di non divulgare. Gli amori finiscono, i matrimoni falliscono, i figli
grandi se ne vanno e gli amici tradiscono, questa è la dura realtà dei fatti.
Nel
web c’è un’ebollizione di relazioni impalpabili allargate, che se anche
finiscono non ci creano turbamenti, di tante ce ne sono. Posto che gli altri
sono il nostro inferno, come disse Jean Paul Sartre, e che le cose a un
certo punto cominciano a puzzare, come diceva Ferdinand Céline, tanto
vale dedicarsi in toto ai rapporti interpersonali tramite social network, anziché continuare a perseverare nell’errore della
cosiddetta vita reale, fatta di discoteche assordanti, sbronze con amici
altrettanto disperati, alcoltest e incidenti del sabato sera, film al
cinematografo in cui stare in silenzio, con tanto di apprezzamenti finali posticci
e scontati.
Le uniche situazioni in cui rimane necessario rapportarsi con gli altri sono il posto
di lavoro – chi ce l’ha – e i rapporti sessuali. Al primo, fonte di stress e soggetto a mobbing, si potrebbe ovviare con il telelavoro, cioè con lo
stesso internet come auspicato da Casaleggio e associati, ma qui siamo
nell’ambito del futuribile. Al secondo si potrebbe ovviare con la chimica, come
succedeva quando eravamo militari e ci davano il bromuro. Si potrebbe scegliere
di non averne, di rapporti sessuali, evitando di prendersi malattie veneree,
mediante l’assunzione di sostanze che abbassino la libido, e magari ci diano
anche qualche piacere fisico o una forma di estasi tipo Soma, come previsto ne “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley o nella serie televisiva “Visitors”. La tecnologia già
esiste, ma per ora non è stata ancora resa disponibile alle masse.
Insomma,
io qui, senza rendermene conto, sto facendo non solo l’elogio del web, ma anche
quello del Nuovo Ordine Mondiale. Spero che gli Illuminati lo vengano a sapere,
e che leggano queste mie note, dato che su di me possono contare, perché sono
disoccupato e anch’io tengo famiglia. Così, se le Signorie Loro volessero
cooptarmi, io sono disponibile, da brava puttana pennivendola quale sono. Mettetemi alla
prova: sarò il vostro fedele servitore. Hei, amici Illuminati, sono uno dei
vostri! Non lo sapevate?
Se sputtani i marcianò sei subito assunto; 6.000 euri al mese + tanti benefit!
RispondiEliminaBisogna fare l'esperienza!
RispondiEliminasputtanare Wasp invece non ha prezzo!
RispondiEliminaWasp, perchè fa la posta sotto casa dei marcianò? Solo seimila euro per tutto sto impegno?!?
Eliminahttp://www.tanker-enemy.tv/angelo-nigrelli-wasp-video2.htm
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
EliminaF.I.F.A.
EliminaWasp, lo sai che non è consentito offendere i miei ospiti.
RispondiElimina