lunedì 9 luglio 2018

Parole scritte 26 anni fa


I magrebini a Marsiglia o a Parigi, i pakistani a Londra, i turchi a Berlino, non sanno che farsene delle solite “anime belle” locali che esortano ad una “pacifica integrazione”, alla creazione di una “fraterna società multietnica e multiculturale”: si chiudono invece nei quartieri che via via occupano e dove ricreano una società islamica chiusa e spesso diffidente verso ciò che è esterno. Certo provincialismo ottimistico italiano, che prospetta una cultura di intrecci amichevoli e di reciproci arricchimenti anche religiosi dovrebbe mettere il naso anche al di fuori delle frontiere, in quei Paesi europei dove la migrazione non è un fatto recente come da noi, ma è in atto da decenni. E dove ha provocato – e sembra sempre più consolidare – non l’unica, multietnica società prospettata dagli utopisti, ma due società parallele e spesso ostili. Dove l’una, quella musulmana resta stretta attorno a valori religiosi assai saldi e dove il Corano è più che mai la norma del vivere sia personale che, come è possibile, sociale. Mentre l’altra, quella che fu già cristiana, spesso del Vangelo e di ciò che esso ha significato non conserva che un confuso ricordo e trova la sua identificazione nei nuovi idoli del consumismo o in un umanitarismo dove tutto è accettato e a tutto è fatto posto. Ben comprensibile, anzi inevitabile, che chi si scopre ancora tormentato dalla sete di Dio, dalla ricerca religiosa, finisca spesso per bussare alla porta della cittadella islamica importata in Occidente. (Daniel Mariano – Gesù e Maometto. Pagg. 106/107- prima edizione 1992)

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