Fonte: Il Primato nazionale
Roma – “Che finimondo per un capello biondo che stava sul gilè”. Chissà se Edoardo Vianello, quando nei primi anni sessanta tirò fuori questo ritornello ormai immortale, avrebbe mai pensato che sul serio qualcuno potesse scatenare un giorno il finimondo per qualche capello biondo. Eppure è successo e come al solito la grottesca polemica l’hanno partorita a sinistra, fronte centri sociali trinariciuti. Per l’esattezza la pasionaria anti bionde è il leader di Potere al Popolo, Viola Carofalo, particolarmente attenta alle serie problematiche dei lavoratori e dei diritti sociali (si fa per dire, e ridere, ovviamente).
L’ultima battaglia lanciata dalla Carofalo è proprio contro gli spot in cui figurano belle ragazze bionde a promuovere shampoo per capelli. “Una nota marca di prodotti per capelli – scrive la referente nazionale di Potere al Popolo su Facebook – ha lanciato una campagna (di marketing) contro l’Hair Shaming, ovvero, in parole povere, una campagna per accettarsi, per non sentirsi obbligate ad adeguarsi ai modelli vigenti in materia di capelli. La testimonial non è una ragazza con gli afro, o, per fare un altro esempio, una donna con pochi capelli perché sta facendo la chemio. E’ Chiara Ferragni: lunghi capelli biondi sempre in piega (fatti suoi, ma mi sembra una testimonial surreale)”. E per quale motivo sarebbe surreale una testimonial con i capelli biondi “sempre in piega”?
Ce lo spiega bene sempre la Carofalo: “Il divenire virale di una determinata rivendicazione (l’anti-shaming in questo caso), ha sempre due facce, per un verso la sua diffusione è positiva, modifica il senso comune e il modo di interpretare la realtà, per l’altro la spettacolarizzazione (o peggio ancora la mercificazione) in questo caso della lotta antisessista e contro modelli definiti dall’alto rischia di svuotare di contenuto le nostre battaglie”. La mercificazione? Perché una bionda promuove un prodotto per capelli? Ebbene sì, dovremmo (secondo la Carofalo) opporci a questa “deriva” “se pensiamo di voler battere la destra populista, che oltre a instillare odio, sessismo e razzismo si appropria e stravolge continuamente i nostri contenuti (il reddito, la lotta alla povertà, la critica alle istituzioni europee)”. Grasse risate, non fosse che dopo il post pubblicato sulla pagina Facebook del suo partito in cui si definiva Desirée, la 16enne stuprata e uccisa da immigrati africani a Roma, “fortunata” perché i colpevoli dell’orrendo crimine non sono italiani, le sciocchezze di certi personaggi rischiano sempre più spesso di far sembrare normali messaggi tanto deliranti quanto inaccettabili.
Ma andasse a fanculo sta racchia!
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