venerdì 16 novembre 2018

La guerra dei cent’anni


Pensavo di poter far partire la data d’inizio della guerra civile italiana dal 25 aprile 1945, al termine della seconda guerra mondiale, e di farla finire nel gennaio 1949, con l’ultima vendetta compiuta dai partigiani. E invece, la lettura dei capitoli finali di “Poco o niente”, di Giampaolo Pansa, mi ha aperto gli occhi su quanto è successo nel Ventesimo secolo in Italia, fra italiani, e su quanto sta succedendo ora. In realtà, si è trattato di una guerra civile molto diluita nel tempo, non come quella spagnola che ha date precise di inizio e fine (luglio ‘36 e aprile ‘39). Tutto cominciò nel 1921 con i colpi di fucile indirizzati a Cesare De Vecchi, che lo lasciarono solo ferito, mentre uccisero tre persone che erano in macchina con lui. I colpi partirono dalla Camera del Lavoro di Casale Monferrato e diedero la stura alla rappresaglia fascista. Sui malumori dei reduci della prima guerra mondiale, tornati dal fronte trovando la stessa miseria di prima, si innestarono le speranze dell’ideologia comunista della Rivoluzione d’Ottobre del ‘17. I soldati contadini scampati al massacro della guerra non potevano competere con l’abilità militare degli ufficiali anch’essi sopravvissuti. Gli “arditi” che in guerra avevano ucciso il nemico, non si facevano scrupoli ad uccidere i sovversivi rossi, mentre i soldati della truppa, carne da cannone, potevano anche non aver ucciso nessuno e quindi non essere portati ad ammazzare gente. 


Oltretutto, il partito socialista era stato neutralista, cioè per il non intervento in guerra, e prender le armi a partire dal 1921 era una contraddizione in termini, quasi un comportamento contro natura. Il fascismo vinse e con l’omicidio Matteotti toccò il suo culmine. Dall’otto settembre del 1943, le cose cambiarono e i Rossi si presero la loro rivincita sui Neri, mettendo da parte le fisime socialiste e sporcandosi le mani di sangue da bravi rivoluzionari. La scissione di Livorno, con Gramsci capofila, si ebbe il 21 gennaio del 1921 e anche questo evento va ad avvalorare la mia ipotesi sull’inizio della guerra civile italiana. 

Negli anni Cinquanta e Sessanta, si ebbe una pausa, giacché gli italiani vissero il Boom economico, dovuto alla ricostruzione e scoprirono i piaceri dei beni materiali, a cominciare dalla FIAT Seicento. Ma l’otto settembre 1969, Renato Curcio fondò quelle che poi diventeranno le Brigate Rosse, che presero nel mirino i padroni delle fabbriche e la società borghese nel complesso, dal momento che non esisteva più un partito fascista ben identificabile, se escludiamo Giorgio Almirante. Le BR presero di mira anche Montanelli, che non nascondeva il suo passato da fascista ed è strano che la punizione nei suoi confronti fosse tutto sommato leggera, essendo stato solo gambizzato. 

In altri casi, i Rossi andarono giù pesante e ci scapparono i morti. Si indica nel 2 settembre 1988 la fine delle Brigate Rosse, con un Curcio che, dal carcere, già l’anno prima aveva dichiarato conclusa l’esperienza sovversiva. Dalla fine degli anni Ottanta, smantellate le Brigate Rosse, ad oggi non mi risultano rigurgiti di guerra civile, anche perché i registi del terrorismo mondiale hanno optato per gli arabi, avendo messo da parte i terroristi domestici in tutta Europa, comprese le rivendicazioni etniche dei baschi, dei corsi e degli irlandesi. Se oggi non ci sono morti ammazzati tra Rossi e Neri, c’è però un clima di tensione puntellato dall’ideologia di Sinistra da una parte e da eventi nostalgici dall’altra. Tra i due, la più pericolosa è l’ideologia comunista, che in teoria avrebbe dovuto scomparire nel 1989, con la caduta del muro di Berlino. 

Oggi se non altro capiamo perché Salvini è così odiato dai giovani Rossi, che sono i veri nostalgici della guerra civile del secolo scorso. Salvini viene visto come fascista, ma non sono trascurati Casa Pound e Forza Nuova. I Neri, più di sfilare vestiti di nero e di fare il saluto romano, non fanno, né immagino vogliano ritornare ai tempi della lotta armata, a differenza dei Rossi che trasudano odio da tutti i pori. La guerra civile per ora è finita, mancando tre anni al 2021, cioè al suo centesimo compleanno. Non si può escludere che, viceversa, quella data segni un altro giro di giostra, se consideriamo che la “Sindrome di Caino e Abele”, la guerra che oppone fratello a fratello, è fisiologica nella natura umana.

4 commenti:

  1. Mi scusi free animals ma gli Arditi erano contro i Fascisti,erano antifascisti.Ho letto pansa I'll sangue dei vinti libro truculento da cronaca nera ,Pansa pennivendolo essenziale per tenere diviso I'll Branco in Odi reciproci in modo che l'agnello Ebreo prosperi con le sue truffe e frodi ,tutto studiato come un orologio svizzero ,ahh ma io gliele dico nei blog giudei non rispondono I fetenti l'importante e' che lo sappiano che non tutti dormono ,se c'e' bisogno di in mastro titta per quei furfanti soon solo Disponibile prendo il primo aereo

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  2. Guardi che gli arditi erano contro I fascisti,non mi dilungo xche' non partono I commenti cambiero nik di nuovo o riparto da zero

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    1. Grazie per l'informazione.

      Ho spesso sentito parlare di questi Arditi e mi ero fatto l'idea che fossero di Destra. Mi sbagliavo, evidentemente.


      Pansa li definisce i Corpi Speciali dell'esercito italiano nella prima guerra mondiale.

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  3. Ma che lingua usa costui? Che impari a scrivere prima di dire idiozie.

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