domenica 19 giugno 2022

La loro forza è nel numero!

Facendo retromarcia in una capezzagna, presso il Tagliamento di Fraforeano, sono finito con le ruote di sinistra in un piccolo fosso, che delimitava la stradina e il campo di mais. Davanti a me, una macchina che aspettava che finissi la manovra per poter uscire, anch’essa, dal punto dove di solito i bagnanti parcheggiano, per poi accedere alle sabbie del fiume. La domenica è il giorno peggiore, non solo per le macchine parcheggiate nella viuzza, ma proprio per la presenza stessa delle persone, mezze nude a causa del caldo estivo. D’altra parte, non potevo evitare di andare oggi perché ieri avevo posizionato la fototrappola in una piccola radura in mezzo ai salici, poco più in su del luogo dov’erano stati sistemati i loro gazebi, avendo usato come esca una dozzina di pagnotte di pane raffermo. Stamattina, prima dell’incidente, avevo capito subito, arrivato nella radura, che nessun animale era venuto a rosicchiare il pane durante la notte, né cinghiali, né lepri, né caprioli. La presenza dei villeggianti mi aveva infastidito al punto che ho deciso di riprendermi la fototrappola qualsiasi cosa avesse, nottetempo, filmato. E infatti, giunto a casa, non c’era niente. Voi direte: una giornata persa, una sconfitta. Non proprio! A parte l’imprevisto dell’uscita di strada, con i gentili bagnanti che, collettivamente, sono venuti in mio soccorso, ieri ho fotografato alcuni insetti che vi mostro in questo articolo, dopo averli mandati a un utente del blog già più volte menzionato, e senza il quale le mie foto da dilettante sarebbero, per l’appunto, foto di un dilettante. L’amico di vecchia data, da valente fotografo qual è, prima di rispedirmele, le ha ingrandite, ritoccandole e rendendole degne della vostra attenzione. Le lascio al vostro giudizio, senza dimenticarmi di ringraziare qui, pubblicamente, Francesco Spizzirri, che le ha oltremodo valorizzate.


Cominciamo da un ortottero, una delle tre specie d’insetti fotografati di cui so con certezza il nome scientifico. Questa è la Locusta migratoria, che ha lo stesso nome sia in latino che in italiano. Non avrei immaginato di trovarmela in Italia, visto il nome esotico che porta. In realtà, molto più dannosa - e famosa – è la Cavalletta del deserto, di biblica memoria. In entrambe le specie, la pericolosità insorge quando s’imbrancano in milioni di individui, ma quando sono da sole non fanno danni e si comportano come normali cavallette. E’ proprio il caso di dire che il numero è potenza!


Un coleottero di cui ho trovato il nome, ma che avevo precedentemente classificato come cetonia, è uno scarabeide chiamato Mimela Junii, di un bel verde metallico. Anche la cetonia, detta dorata, a dispetto del nome che porta, è verde. Fra gli scarabei, il più famoso, legato anche all’antico Egitto, è lo scarabeo stercorario, che spinge una pallina di sterco bovino di qua e di là, e che per gli egizi raffigurava il trascorrere del sole nel cielo. Gli occidentali hanno successivamente inventato un gioco con quel nome: scarabeo. Chissà perché? La nostra Mimela, invece di fare tanta fatica come il suo più famoso cugino, se ne sta lì, sulle foglie e sui fili d’erba. Mangia, si riproduce e permette agli appassionati entomologi di ammirarla e di inserirla nelle bellezze della Natura.


L’altro coleottero su cui non ho dubbi è la crisomela del pioppo, Chrysomela populi, che da anni trovo in questa stagione, ovviamente sulle foglie dei pioppi. Anche lui non scherza come colori, ma quello che per un entomologo è un gioiello della Natura, per un pioppicoltore è una maledizione, da sradicare in tutti i modi. Relatività dei punti di vista. Come specie, rientra infatti nell’entomologia agraria, che mira a trovare i mezzi per arginare, se non per debellare, le calamità a sei zampe che infestano campi e raccolti. Non sono un agronomo, ma presumo che anche per questo bel crisomelide le industrie chimico-farmaceutiche abbiano trovato la sostanza atta ad ucciderlo. Lui comunque, non ci fa caso e continua a riprodursi, laddove glielo lascino fare.



Ora è la volta di un dittero (mosche, zanzare, ecc.) appartenente alla famiglia Asilidi, che conta circa 7.000 specie in tutto il mondo. Non so quale sia il suo nome specifico, ma gli inglesi lo chiamano “La mosca ladra” perché è un dittero carnivoro, a differenza delle mosche, che prediligono sostanze in putrefazione, e delle zanzare che sono ematofaghe. Gli Asilidi cacciano in volo, come le libellule, e hanno una varietà di prede differenti, compresi i corazzati coleotteri. Li colpiscono con il loro rostro, iniettando una saliva neurotossica, nelle giunture dov’è più facile pungere. Non sono stati registrati casi di esseri umani danneggiati dalla puntura degli Asilidi (ce n’è anche di grosse dimensioni), ma io non sarò certo il primo a provare l’effetto su di me, di una loro puntura.


Infine abbiamo i curculionidi, di due specie diverse, qui impegnate entrambe a riprodursi. Con loro è anche peggio, perché se di Asilidi ci sono 7.000 specie, di Curculionidi ce n’è circa 60.000. Li si riconosce facilmente per il rostro allungato, chiamato anche becco. Tra di essi si annoverano specie dannosissime per l’agricoltura, conosciute anche con il nome volgare di Punteruoli. Praticamente, ogni ortaggio o verdura o cereale ha il suo curculionide in dotazione, la vite, l’ulivo, il frumento… In questi casi, poiché stiamo parlando di milioni di individui, tutti insieme appassionatamente impegnati a rovinare i prodotti agricoli, il mio metodo della deportazione non avrebbe senso. L’unica soluzione è la chimica, sia quella cattiva, proveniente da BigPharma, sia quella buona, offerta dall’agricoltura biologica e da quella biodinamica. Non essendo un esperto, mi fermo qui, ma sono sicuro che qualche sistema per difendersi dai curculionidi, anche gli agricoltori biologici e biodinamici l’hanno trovato.



3 commenti:

  1. Caro Roberto, si potevano conciliare i temi sulla natura con altri temi. Il suo blog è diventato monotematico e molti sono gli articoli senza commento. Adesso i commenti non vengono più pubblicati subito. Giusto perché molti commenti non meritavano di essere pubblicati. Ma adesso la cosa sa di censura preventiva.

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  2. Dimenticavo: perché sono spariti i blog personali, tra cui vi era anche il mio blog? Aggiungo che la nuova impostazione ha giustamente evitato di attingere continuamente a Facebook facendo del blog un minestrone. Ma tutto ciò, ripeto, ha portato il suo blog ad essere monotematico sulla natura. A chi interessa l'accoppiamento degli insetti? E' rimasto lo stesso il numero delle visualizzazioni?

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  3. Domande ragionevolissime, le sue!

    Devo ringraziare l'utente gattara che mi ha insultato perché ho usato un gatto morto come esca per la mia foto trappola, riuscendo così a filmare una volpe.

    Devo ringraziarla perché mi ha permesso di cambiare registro, imponendo prima di tutto a me stesso una svolta nei rapporti con il mondo esterno.

    Questa mia svolta - sono conscio - ha influito anche su un certo numero di utenti, alcuni dei quali se ne sono andati, forse per sempre.

    Ma va bene così!

    Non intendo più fungere da cassa di risonanza per i propositi malsani della cricca mondialista di banchieri pedosatanisti.

    Li voglio ignorare totalmente e dedicarmi a ciò che mi dà soddisfazione: la caccia fotografica.

    E' forse questa un istinto venatorio camuffato?

    Può darsi, ma non fa male a nessuno.

    Ciascuno di noi dovrebbe smettere di correre dietro alle minacce degli Illuminati, perché, secondo la Legge di Attrazione, anche così gli si dà forza.

    Tutti sono utili, nessuno è indispensabile e anche il mio blog rientra in questa norma.

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