Testo di Carla Aggio
Finalmente è esplosa l'estate, fa un po' caldo, il passaggio è stato brusco, ma non lamentiamoci. È bella l’estate, è la vita, è la luce, è la rappresentazione dell'amore. Ci sono dei profumi, dei colori che mi riportano all'infanzia, ai miei anni in campagna, al caldo, al sole, al grano maturo, ai campi di papaveri, ai canti dei contadini durante la trebbiatura. La grande mietitrebbia che entrava in corte e macinava spighe dorate e sollevava polvere che si appiccicava su corpi di uomini forti e sudati. Alle sere sotto il portico, alle corse di noi bambini felici dopo la fine della scuola, tutti a casa di nonna in una allegra confusione che ci prendeva e ci eccitava, ma c’erano le nostre mamme severe ed attente a farci rigare dritti. Le angurie messe nelle tinozze con la acqua corrente per tenerle in fresco e le canzoni che venivano dai campi.
Era un lavoro durissimo e sfiniva uomini e donne che la sera arrivavano esausti, ma c’era l’entusiasmo di mietere tanto, di più dell'anno precedente, di fare di più e sempre meglio. C’erano le case coloniche piene, c’era tanta vita in queste corti, c’era il lavoro, quello duro, quello del sudore della fronte, quello dei giovani che si innamoravano di ragazze belle e forti, dei vecchi che seduti sulle seggiole impagliate guardavano silenziosi tutto questo fermento e rimpiangevano età migliori. E c’erano i padroni che osservavano ogni movenza, ogni passaggio senza farsi sfuggire nulla perché la terra dà se tu la ami, la rispetti e non la violenti.
Queste erano le regole che mi ha insegnato mio padre, che si alzava alle 4 del mattino ed era il primo tra i suoi uomini, i suoi operai, era "El paron" che li guidava, pretendeva, ma li rispettava e mai li avrebbe traditi. Quanto è stato amato dai suoi uomini! Ricordo al suo funerale, un anziano umile, con il cappello in mano, mi si è avvicinato e mi ha detto in dialetto: "L’era el paron, ma non l’era un paron". Parole che significavano tutto.
Ma quando la sera mi siedo, sola nel mio terrazzo e intorno ai palazzi di città i giardini sono perfetti con l’erba appena tagliata, sento quel profumo del fieno di giugno, del primo taglio dell'erba medica, foraggio per gli animali nelle stalle, e mi sembra di tornare a quei momenti indimenticabili, a quei ricordi che trovo di una dolcezza incredibile perché accompagnati solo dall'amore di persone così care ed importanti, che hanno dato un'impronta così profonda alla mia vita, che nulla e nessuno mi potrà mai togliere.
Chissà se qualcun altro respirando quest'aria che ci circonda e che purtroppo non è più pulita, sente, come me, quel profumo e ricorda...e sogna!
Vita dura nei campi, la terra è bassa, a 50 anni erano finiti, sembravano ottantenni, sia gli uomini che le donne. Durante la mietitura si trattava di stare minimo una decina d'ore sotto il sole, altro che profumo di fieno... E poi il paron che non è un paron, però si alza alle quater per controllare i contadini.... Carla non ci siamo! Non ci infinocchi! Misera la vita dei contadini. Spesso si abrutivano con il vino. Non cerchiamo di caramellare la cacca. Orsù.
RispondiEliminaLa signora Carla era bambina e i ricordi sono quelli di una bambina.
EliminaLa magica infanzia.
@Gentili e attenti LETTORI,
RispondiEliminaqueste FOTO mi riportano indietro di oltre 70anni, quando ero OSPITE graditissimo dei miei NONNI e ZII materni, che erano dei MEZZADRI veneti che coltivavano grano , mais, barbabietole, viti da vino;
ma allevavano anche mucche da LATTE, ed avevano pure la MONTA taurina, con splendidi esemplari di TORI, altro che inseminazione artificiale fatta dal VETERINARIO di turno, e proprio là che ho imparato infatti i primi rudimenti SESSUALI del MONDO animale, che è molto SIMILE di quello UMANO, e SEMPRE là che giocando al DOTTORE con le mie tante vivaci e graziose cuginette, ho imparato l' ANATOMIA femminile, delle LEZIONI veramente eccitanti e indimenticabili, è stato credetemi uno dei periodi più BELLI, della mia ormai lunga e appagante VITA ormai invernale!!!
AD MAJORA
SDEI/Sergio
Ricordi da bambina figlia del padrone,nn da figlia di contadini.
RispondiEliminaAnch'io ho gli stessi ricordi,ma fino ai sei/sette anni, poi si incominciava a darsi da fare e i ricordi cambiavano, quello che più rimane è il gran prurito durante le fasi della trebbiatura, oltre al caldo e alla stanchezza.
È una fase della vita che chi la vissuta da figlio di contadino, difficilmente ripeterebbe