venerdì 10 giugno 2022

Questo articolo è per Piero!

Fonte: Amici della LIPU

A proposito di corvi e passeri. Gli Uccelli selvatici hanno un loro habitat preciso a seconda delle specie: alcuni vogliono il bosco, altri le rocce, altri i campi aperti e incolti. E hanno anche una loro adattabilità o meno ai cambiamenti: c’è chi si adatta anche al degrado del proprio habitat e c’è, invece, chi lo patisce e rischia l’estinzione. Gli studi sullo stato di salute di una specie avvengono con censimenti su scala almeno nazionale; spesso sul gruppo abbiamo parlato degli Atlanti ornitologici realizzati in diverse province italiane: ecco, questi atlanti sono lo strumento di studio per capire come sta una determinata specie in Italia. Sono questi studi che ci hanno fatto capire perché la gente percepisce un calo di alcune specie e un aumento demografico di altre e si è visto che nelle zone dove c’è un ambiente variegato dal punto di vista della vegetazione (erbe selvatiche, cespugli, siepi, arbusti e alberi d’alto fusto) c’è anche varietà di specie animali: dal moscerino all’orso, passando per lucertole, rane e poiane.


Quindi in un ambiente vario ci saranno la Capinera, il Picchio e lo Sparviere che vogliono il bosco per vivere, dove trovano cibo, rifugio e sito di nidificazione, ci saranno lo Scricciolo e il Merlo che vogliono le siepi per fare il nido e trovare insetti e bacche per nutrirsi, ci saranno l’Averla, la Pavoncella o l’Albanella minore che vogliono l’erba alta dei prati incolti per nascondere se stessi o il loro nido, ci saranno il Rondone, l’Upupa, il Falco pellegrino e il Picchio muraiolo dove ci saranno pareti di rocce o rocce affioranti.


A mano a mano che ognuno di questi tipi di habitat viene distrutto, diminuiscono le specie che vivono lì e che meno si adattano al degrado, se non alla perdita, del loro habitat: è un po' come l’orso polare pelle e ossa sul pezzetto di ghiaccio che si sta sciogliendo. Da alcuni decenni uno degli habitat che sta soffrendo la distruzione è proprio il campo coltivato, sostituito dai campi di agricoltura intensiva: per realizzare un campo di mais viene raso al suolo tutto ciò che è di ostacolo alla grande spianata. Rocce, sassi affioranti, arbusti, cespugli e alberi, via tutto, animali compresi. Così come la realizzazione di un parcheggio o di case e palazzi che poi restano sfitti o peggio la ditta fallisce e non si terminano i lavori per anni, ma intanto quel campo è stato distrutto.


Nel caso di corvidi (taccole, cornacchie e gazze principalmente) e passeriformi, i primi sono quelli che si adattano anche a un ambiente appiattito e tutto uguale – quella che si chiama la banalizzazione dell’habitat- le varie specie di Passeriformi, invece, sono più sensibili al disturbo e con gli anni diminuiscono demograficamente, perché perdono quello che è il loro rifugio dai predatori (arbusti e siepi). I Corvidi aumentano, si espandono, si spostano da zone affollate in zone dove prima non erano presenti e così noi dalla finestra di casa abbiamo la percezione che i corvidi stiano sterminando i passeri. Ma è solo una nostra percezione. Certo, nel nostro giardino è arrivato un predatore nuovo con cui gli altri animali dovranno fare i conti, ma non sono i corvidi a ridurre i piccoli uccelli, è l’uomo che ha distrutto casa loro, facilitando l’espansione di taccole, cornacchie e gazze. Spero di aver spiegato con semplicità e chiarezza un concetto un po' elaborato di ecologia.

2 commenti:

  1. salve
    non mi permetto di contestare chi, presumo, ne sappia più di me in materia però ribadisco che qui i passeri ci sono sampre stati da secoli mentrte all'apparire delle gazze e delle ghiandaie, che mangiano le loro uova, i passeri sono andati altrove.
    L'uomo in questo caso nulla incastra. Dove vivo, non vi è alcun tipo di attività industriale inquinante, nè flussi veicolari cittadini (nel corso della giornata transiteranno, si e no, venti auto e rarissimi mezzi pubblici), nè inquinamenti acustici o altro.
    Prima i passeri c'erano, poi al giungere delle altre specie volatili citate, son emigrati altrove con nostro dispiacere
    saluti
    Piero

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    Risposte
    1. Penso che siano vere entrambe le spiegazioni.

      I corvidi sono opportunisti e molto adattabili con il cibo, diventando anche predatori con i nidiacei.

      E' anche vero che, semplificando l'habitat, scompaiono molte specie che non trovano più il loro ambiente.

      Non è il caso delle tue zone, evidentemente.

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