Fonte:
L’Adige
TRENTO
- «La caccia è un atto d'amore. È una passione intensissima che nasce tra
l'uomo e l'animale, e che si appaga solo nel possederlo pienamente e
totalmente. Io sparo soltanto quando sono certa che il mio colpo è mortale. Non
ho mai ferito gli animali, e non voglio far loro del male».
La
contessa Maria Luisa Pompeati, della stirpe dei von Ferrari Kellerhof,
imparentati con il Giulio Ferrari degli spumanti, palazzo a Santa Maria
Maggiore e splendida tenuta a Oltrecastello, comprensiva di vigneti, laghetto e
vista mozzafiato sulla città, è una cacciatrice passionale. La caccia ce l'ha
nel sangue fin da quando era bambina, ed è stata fra le prime cacciatrici donna
in Trentino, quando portare il fucile era per eccellenza una «cosa da maschi».
Tra i suoi trofei: galli cedroni, galli forcelli, beccacce, pernici bianche, e
maestosi esemplari di cervi, camosci e caprioli. «Anche quindici capi in una
stagione», racconta. «Che poi ho imbalsamato, e li ammiro tutti i giorni».
Oggi,
primo giorno di caccia, accompagnerà il marito, il conte Francesco Pompeati,
noto avvocato di Trento.
Contessa,
quando le è nata la passione per la caccia? Com'è che una donna, di nobile
lignaggio per giunta, decide di fare la cacciatrice?
«Ce
l'ho sempre avuta nel sangue. Nella casa di campagna di Lases (che in paese
chiamavano il castello per le mura merlate), dove trascorrevo le estati da
bambina, avevamo una galleria di armi antiche e di trofei di caccia.
Soprattutto c'era un cervo affascinante: io ero attratta da questo cervo. A
vent'anni mi sono sposata, e con mio marito cacciatore ho cominciato ad andare
a caccia regolarmente».
Quale
è stato il primo trofeo che ha portato a casa?
«Per
anni ho cacciato solo con il cane da ferma e a caccia di piuma. La mia prima
conquista sono state le starne, in Polonia. Ero emozionatissima: è partito in
volo lo stormo di starne, e sono riuscita a fare il doppio, cioè ad abbatterne
due insieme. Una sensazione meravigliosa».
Donna
e cacciatrice: nell'immaginario collettivo il cacciatore è uomo per eccellenza.
Come si concilia il fucile con la femminilità?
«Nella
vita ho sempre vissuto passioni forti, anche contrastanti. Non ho mai
rinunciato all'esser pienamente donna, coltivando la femminilità, anche un po'
civettuola. Facevo danza classica, suonavo pianoforte. Nello stesso tempo, ero
un maschiaccio, con un carattere forte, e giocavo alla guerra con i miei
cugini. Quando ho iniziato io ad andare a caccia, a fine anni Settanta, eravamo
in pochissime, ma non ho mai sopportato preferenze o cortesie di sorta».
Cosa
prova quando vede la preda, mira e spara?
«È
una forma di liberazione, è l'adrenalina compressa che ha sfogo. Il cuore batte
forte e l'emozione è al massimo. La caccia infatti ha tutta una preparazione e
un'attesa, che ha il suo compimento quando si coglie la preda. È la stessa
sensazione di quando ci si innamora. Quando vado a caccia del cervo, passano
anche diversi giorni in cui l'osservo, l'ammiro, lo sogno. C'è come una sorta
di corteggiamento, fino a che diventa tuo per sempre. Io sparo infatti solo
quando sono certa che il mio colpo è mortale. Io non ho mai ferito gli animali,
e non voglio far loro del male».
Non
c'è contraddizione nel dire che si vuol bene agli animali sparandogli e
uccidendoli?
«Un
antico filosofo diceva: se tu uccidi ciò che ami, e ami ciò che uccidi, non
domandarti il perché: questa è la caccia. Per me è una storia d'amore, tra me e
l'animale, che si appaga nel momento in cui è tuo per sempre. Così è per tutti
i cacciatori».
Ha
mai avuto rimorsi o sensi di colpa per aver abbattuto un animale?
«No,
perché non c'è crudeltà. È un atto d'amore. Io non abbatto tanto per abbattere,
per far numero, per collezionare trofei. Lo faccio perché nasce una passione
intensissima tra me e l'animale da cacciare. Del resto io imbalsamavo tutti i
capi abbattuti, finché poi non sapevo più dove metterli. Mi prendevano in giro
perché ho imbalsamato anche una femmina di capriolo, e non si usa fra i
cacciatori perché non ha il trofeo. E invece l'ho imbalsamata vicino al suo
cervo, perché si facciano compagnia, e si parlino... Su ogni cartuccia sparata
metto un'etichetta con il giorno e il capo abbattuto».
Contessa,
ma la selvaggina la imbalsama soltanto, o la mangia anche.
«Certo
che la mangio. È il completamento di questa storia d'amore. Si ama così tanto
da farlo proprio, da possederlo. Nessun altro te lo potrà più portare via».
Cos'è che le dà più gioia: l'ammirazione dell'animale e l'attesa, l'abbattimento o il cucinarlo e mangiarlo?
Cos'è che le dà più gioia: l'ammirazione dell'animale e l'attesa, l'abbattimento o il cucinarlo e mangiarlo?
«Direi
che è proprio il momento, dopo che hai sparato, del sapere che l'hai centrato,
che l'hai preso. Io poi corro da lui, prendo tra le mani la sua testa,
l'accarezzo, arrivo fino a baciarlo, in certi casi lacrimo di gioia».
Non
guarda mai gli occhi del cervo ucciso? Non la lasciano turbata? C'è chi è impressionato
anche dal vedere un gatto ucciso per strada.
«Ma
è diverso. Quello è tremendo. Gli animali vanno rispettati, curati, tenuti
bene. La caccia è un'altra cosa. Soffrirei se lo ferissi, ma io sparo quando
sono certa che è a colpo sicuro».
Ma
i cacciatori amano veramente gli animali?
«Certo,
basta vedere come rispettano l'ambiente, curano la montagna, dove si può
portano il sale e il fieno per la selvaggina.
Chi
le ha insegnato a sparare?
«Per
tantissimi anni ho sparato con il sovrapposto, con il fucile a pallini. Lì è
una questione di pratica: più spari, più impari. Bisogna superare l'esame. Ho
dovuto fare dei tiri con una carabina ad aria compressa, non avendo fatto il
militare».
Qual
è stato il bottino più ricco di una stagione?
«Se
parliamo di ungulati, è stato il primo anno. Ce l'ho messa tutta, mi sono
dedicata molto, e sono riuscita a completare una quota che avevo in Austria,
dove mi reco spesso a cacciare».
Cioè,
quanti capi?
«Quindici,
tra caprioli, cervi e camosci».
Tra
le conquiste fatte, qual è quella di cui è più orgogliosa?
«Senza
dubbio il gallo cedrone al canto. È una cosa inebriante. Bisogna provarlo: con
gli avvicinamenti, i tre passi, gli unici che permettono di avvicinarsi senza
che se ne accorga, perché durante il canto diventa sordo e non sente i rumori.
E poi aspettare che riprenda il campo per fare altri tre passi. Un
corteggiamento complicato, ma molto suggestivo».
Quali
altre specie caccia?
«Beh,
il gallo forcello. Ricordo un anno, con una arena di canto spettacolare, e a
maggio c'era ancora tantissima neve. Ne ho contati una quindicina, tra maschi e
femmine. Ce n'erano due che lottavano fra loro per contendersi le galline, che
giravano attorno. Insomma, uno spettacolo unico».
Come
è avvenuta la scelta della preda a cui sparare?
«Punto
al gallo più maturo, quello più fatto. Non sparo ai galli dell'anno».
È
così anche per il gallo cedrone?
«No,
quello non ha l'arena di canto. È singolo, sta su un albero dove passa la notte
a dormire. Man mano che arriva l'alba si comincia a guardare sugli alberi, per
scoprire dove può essere, finché lo si intravvede sull'albero e si spara».
«Per
anni ho cacciato le pernici bianche oltre il circolo polare artico.
Un'esperienza unica, in tenda, arrivando in area con i cani in una apposita
stiva pressurizzata. Poi, una volta sul posto, con l'elicottero o dei piccoli
idrovolanti si veniva portati in cima ad una montagna. Ci calavano in mezzo a
queste montagne, con le radiotrasmittenti, e poi si cacciava. Dormivamo su
pelli di renna».
Altri
volatili?
«In
Istria e in Croazia sono andata a caccia di beccacce».
Ha
mai fatto bracconaggio?
«No,
ma penso che la trasgressione faccia un po' parte della vita. E qualche volta bisogna
concedersi un pizzico di trasgressione».
Lei
sa che i cacciatori sono spesso contestati. Cosa risponderebbe a chi chiede che
la caccia venga proibita?
«Dico
che purtroppo non hanno avuto la possibilità di cacciare e di capire cos'è
effettivamente la caccia. Capisco che possono avere questo tipo di reazione, ma
solo perché non sanno cos'è la caccia».
ha descritto le stesse emozioni di un serial killer.. stesso modus operandi per dirla alla "criminal mind".. anche loro si innamorano delle proprie vittime, le osservano, le venerano, le uccidono, le tagliano a pezzi e capita che le "assaporano" allo spiedo.
RispondiEliminaComplimenti alla contessa .. dovrebbe trovarsi faccia a faccia con un "ammiratore" del genere che la ama, magari ne sarebbe lusingata e proverebbe anche piacere carnale nell'essere fatta a pezzi prima del colpo finale. Ops ... già, lei per amore uccide le sue vittime al primo colpo!
La differenza consiste nel fatto che la selvaggina non ha, al momento, lo status giuridico di persona. Il giorno in cui dovesse averlo, come auspicava, pare, anche Leonardo Da Vinci, la contessa sarebbe un serial killer a tutti gli effetti.
EliminaDi quelli che amano guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire. Di quelli che si fanno l'abbonamento al luna park per stare tutto il tempo sulle montagne russe. Di quelli che per far produrre al cervelletto qualche mg. in più di adrenalina devono veder scorrere litri di sangue. Una patologia grave e tra le più diffuse al mondo. L'umanoide replicante per sentirsi più vivo e più forte deve procurare la morte ai più deboli. Uccidere per divertimento è lo sport più diffuso sul pianeta. Il ricco ama vedere il povero mentre muore. Orgasmi multipli per la contessa.
RispondiEliminaChe però è solo la punta dell'iceberg, dato che alla gente normale piace veder correre asini e cavalli, o spaventare altri animali nelle sagre paesane, altrimenti non si diverte.
EliminaAnni fa organizzavo azioni di disturbo alla caccia. Se lo rifacessi, mirerei a cacciatori d'alto bordo, come la contessa in oggetto, anziché il bifolco contadino senza né arte né parte.
E' che questi aristocratici vanno addirittura oltre il circolo polare articolo, dove nessun animalista può seguirli.
Il potere dei soldi!
Pensa che bello quando succederà a lei! Certo direte voi, a lei non succede ... eh, vi dico io, l'universo è infinitamente grande e il tempo un'illusione, siamo proprio sicuri che non rinasca capriolo e qualcuno le tiri una fucilata per provare un'emozione diversa? Io lo credo con tutto me stesso perché troppe volte ho visto tornare quello che ho ed hanno fatto. L'ho visto in questa vita e non lo credo minimamente alle coincidenze. Vai contessa, spara per bene finché puoi.
RispondiEliminaComunque avete ragioni entrambi, è lo sport più praticato al mondo e sono evidentemente gli stessi sintomi del serial killer, solo che la pazza ha i soldi e sta ammazzando i più deboli, il serial killer ha più coglioni!
Quando succederà a lei sarà un plotone di esecuzione formato da tutti gli esseri che ha ucciso in modo così morboso e chissà che non le succeda proprio in questa vita...
Eliminai pazzi rasentano il genio, penso a vangogh, sta gentaglia è solo feccia annoiata con tanti soldi per vantarsene......
RispondiEliminaI troppi soldi corrompono lo spirito.
EliminaHo frequentato una miliardaria anglosassone e posso dire che non era una persona felice. Tutti volevano da lei una sola cosa: i soldi.